Ma Salvini e Meloni che difendono Viktor Orbán sono gli stessi che accusano Conte “uomo solo al comando”?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-31

In Italia Salvini e Meloni si presentano come due leader duri e puri, strenui difensori della democrazia contro quel malvagio dittatore non eletto dal popolo a colpi di DCPM che è Giuseppe Conte, quando però a fare le stesse cose è il loro amichetto ungherese i due diventano improvvisamente dei gattini che fanno le fusa. Vi immaginate un governo con questi due alle prese con la prima crisi in politica estera con l’uomo forte di turno?

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«Poteri speciali a Orbán per combattere con forza il virus? Saluto con rispetto la libera scelta del parlamento ungherese, eletto democraticamente dai cittadini». Così Matteo Salvini accoglie la notizia del voto che ha concesso a al Primo Ministro dell’Ungheria Viktor Orbán pieni poteri per un periodo illimitato di tempo per poter gestire l’emergenza coronavirus. Anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni è accorsa in difesa del premier magiaro ricordando che «in Italia si limita libertà a colpi di decreto».

La destra italiana loda Orbán ma teme Conte

Ma cosa è successo in Ungheria? Il Parlamento ha approvato una legge che dà al premier pieni poteri per un periodo illimitato di tempo. Lo stato di emergenza prevede la sospensione delle elezioni, carcere per chi diffonde fake news sul coronavirus (chissà cosa succederebbe a Salvini e Meloni in Ungheria) e consente a Orbán di governare per decreto fino alla fine dello stato emergenza che potrà essere revocato solo con un voto dei due terzi del parlamento (Fidesz, il partito del premier, ha i due terzi dei voti). Le opposizioni hanno parlato di deriva autoritaria, e in un paese che è già considerato a “democrazia ridotta” e che rischia sanzioni in base all’articolo 7 del Trattato di Lisbona la cosa non sorprende poi troppo. Salvini dice che il voto è una libera scelta del parlamento democraticamente eletto ma il rapporto dell’OSCE sulle elezioni del 2018 ha sollevato parecchi dubbi sulle modalità con cui si sono svolte le ultime elezioni politiche.

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Al tempo stesso Giorgia Meloni difende Orbán e se la prende con quello che si dicono scandalizzati per il voto del parlamento anche se ammette di non sapere su cosa si sia votato: «non conosco, nel dettaglio, quali siano i poteri speciali conferiti al Primo ministro ungherese». La difesa d’ufficio della Meloni e di Salvini del resto non sorprende. I due leader politici italiani sono da sempre molto amici del premier ungherese, al punto da applaudire per la decisione dell’Ungheria di non farsi carico della propria quota di migranti sbarcati in Italia mentre chiedevano ai partner europei di fare la loro parte.  Per la cronaca, dal 2015 in Ungheria è in vigore uno stato di emergenza relativo alla questione dei migranti, sono cinque anni e non è ancora stato revocato. Cosa che non fa ben sperare sulla revoca di questo nuovo provvedimento.

Se Orbán dimostra più senso per la democrazia di Salvini e Meloni

Alla Meloni Orbán piace così tanto al punto da invitarlo ad Atreju per fargli dire cose come «in Italia il governo si è separato dal popolo» oppure «la sinistra non fa altro che importare degli elettori quando apre ai migranti. Finiranno per cedere la cittadinanza e loro non accetteranno mai la nostra base cristiana». Cose che se le avesse detto un qualsiasi leader europeo non sovranista avremmo sentito la Meloni tuonare sulle indebite ingerenze negli affari interni del nostro Paese e addirittura di un attacco alla nostra sovranità. Sull’Ungheria invece, dove dal 2010 Orbán ha messo in campo una serie di riforme che hanno eroso la libertà di stampa e modificato profondamente la Costituzione riuscendo a prendere il controllo della Corte Costituzionale Lega e Fratelli d’Italia tacciono. Eppure erano in prima linea contro le riforme costituzionali di Renzi.

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«Uno Stato d’emergenza illimitato e incondizionato non può garantire il rispetto di regole e valori della democrazia» ha detto il Consiglio d’Europa. In Italia invece Salvini – quello che qualche giorno fa si è accorto che il 31 gennaio in Italia è stato dichiarato lo Stato di Emergenza per la durata di sei mesi suggerendo che si tratti di un attacco alla democrazia – non ha detto nulla. Forse perché non vuole intromettersi negli affari di Orbán (ma il premier magiaro invece ha mano libera per dire ciò che vuole sull’Italia). O forse perché i sovranisti nostrani non hanno abbastanza coraggio per mettersi contro il vero uomo forte.

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Loro se la prendono invece con Giuseppe Conte, accusandolo di essere un uomo solo al comando e lamentandosi del fatto che «è un momento troppo delicato per l’Italia e per gli italiani per escludere qualcuno e per lasciare solo in mano a qualcun altro queste decisioni» (Matteo Salvini, 22 marzo) oppure chiedendo di aprire il Parlamento, che non è mai stato chiuso. Salvini e Meloni si sono anche diffusamente lamentati del fatto che il Governo non li vuole ascoltare e non vuole discutere sulle loro proposte. In Ungheria l’opposizione non è stata minimamente consultata (così come non venne consultata al momento della riforma costituzionale). Ma questo evidentemente è solo un dettaglio. Perché la destra italiana, quella che loda la decisione presa dal parlamento ungherese democraticamente eletto è fatta così: sbava sull’autoritarismo altrui presentandolo come l’apice della democrazia mentre in Italia magari ci dà grandi prove di democrazia chiedendo “pieni poteri” durante un comizio, facendo cadere il Governo dalla consolle di uno stabilimento balneare, raccontando agli italiani la storia del premier non eletto dal popolo oppure non andando quasi mai in Parlamento. Vuoi vedere che alla fine ha più senso della democrazia un autocrate come Viktor Orbán che Salvini e Meloni?

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