Salvini che attacca i giudici sembra Berlusconi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-10-14

Il leader della Lega parla di attacchi politici a proposito delle indagini in Lombardia. Come faceva Silvio. E il bello è che le spiegazioni che dà sono quasi più “curiose” di quelle dell’ex Cavaliere

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Farà parte delle prove tecniche di avvicinamento con Forza Italia? Di certo se Matteo Salvini comincia ad attaccare i giudici come faceva Silvio Berlusconi di certo comincia a ricordarlo assai da vicino, con buona pace di chi pensava che lui e la Meloni potessero cambiare le radici e il futuro del centrodestra italiano. Oggi Matteo Salvini ha partecipato a La Telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5, e quando il discorso è caduto sull’arresto di Mario Mantovani e sulle indagini in corso nei confronti del leghista Massimo Garavaglia è tornato a rispolverare vecchi cavalli di battaglia di un recente passato non troppo rimpianto.
 

Salvini che attacca i giudici sembra Berlusconi

Ovvero quelli in cui si bollano le indagini in corso della magistratura come attacchi politici, e si mistificano le reali motivazioni delle indagini allo scopo di creare consenso attorno a una teoria del complotto che avrebbe al centro i magistrati e come povere vittime i politici. Una narrazione – per non dire una bufala  – che poi, come hanno dimostrato i giudizi, poco si avvicinava alla realtà. Cosa ha detto Salvini a La Telefonata?
 

La giunta Maroni rischia? “Ma figurati, perché qualche giudice si è alzato male?”. Risponde così, a ‘La Telefonata’ su Canale 5, il leader della Lega Matteo Salvini sull’arresto Mario Mantovani, definendolo “un attacco politico alla Regione meglio governata d’Italia magari per nascondere i problemi del Pd e le cene di Marino e Renzi”. “La Regione Lombardia l’anno scorso ha curato un milione e mezzo di persone, e centinaia di migliaia di italiani di altre regioni, per un miliardo di euro”, attacca Salvini che poi torna anche a difendere Massimo Garavaglia. “Sapete perché e’ stato indagato anche un assessore della Lega? Perché ha ascoltato, ha girato la lettera di protesta arrivata da un’associazione di volontariato che gestisce il servizio di ambulanze per i malati dializzati. Mi autodenuncio: anche io giro lettere e telefonate di decine di associazioni di volontariato”.

Un po’ la stessa cosa che ha detto Maroni, quando, oggi a margine di un incontro al Parlamento europeo di Bruxelles, ha dichiarato: «L’inchiesta per turbativa d’asta che ha portato all’arresto del vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani è un attacco politico. Stiamo analizzando gli atti e al momento le accuse non sono riscontrate. Quindi tutto quanto scritto sui giornali è un attacco politico», come affermato dal segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Per Maroni l’esponente politico della Lega Nord Massimo Garavaglia, coinvolto nell’indagine, non deve dimettersi «neanche per idea». Ora, che il governatore della regione più importante d’Italia dica che “le accuse non sono riscontrate” – riscontrare le accuse è un compito del tribunale, non degli alleati politici dell’accusato: altrimenti sarebbe troppo facile – è quantomeno curioso. Che poi aggiunga che “sta analizzando gli atti”, invece, è interessante perché si spera che in un gesto di trasparenza poi la Lega li pubblichi, così da permettere a tutti di vedere dove sia l’orrida macchinazione giudiziaria che denunciano.

Vignetta da: Meridionali per Salvini, Facebook
Vignetta da: Meridionali per Salvini, Facebook

La surreale difesa di Garavaglia

Ma tra le dichiarazioni, quella più grave è di Salvini. Sapete perché e’ stato indagato anche un assessore della Lega? Perché ha ascoltato, ha girato la lettera di protesta arrivata da un’associazione di volontariato che gestisce il servizio di ambulanze per i malati dializzati. Mi autodenuncio: anche io giro lettere e telefonate di decine di associazioni di volontariato”, dice Salvini a proposito dell’avviso di garanzia inviato a Garavaglia. Ecco, non è andata proprio così.  Racconta infatti Giuseppe Guastella sempre sul Corriere della Sera che l’associazione di cui si parla, ovvero la Croce Azzurra Ticinia Onlus, è stata esclusa dalla gara per il trasporto di malati dializzati nelle ASL Milano 1 e Milano 2 e a Pavia per mancanza dei requisiti. Garavaglia fa saltare la gara in corso prorogando così l’affidamento del servizio alla onlus di cui si parla:

Per l’appalto del servizio di trasporto dei malati che devono sottoporsi alla dialisi nelle Asl Milano 1 e Milano 2 e in quella di Pavia, la Regione Lombardia aveva stanziato nel 2014 11,3 milioni di euro. Solo che alcune piccole associazioni, come la «Croce azzurra ticinia onlus» che già fornivano il servizio alla Regione nel territorio di provenienza di Mantovani, sarebbero state escluse perché prive dei requisiti richiesti dal capitolato.
Un problema che fa scattare «l’apprensione» dell’attuale assessore leghista all’economia Massimo Garavaglia (indagato) che, annotano i documenti, allerta Mantovani il quale, in quel momento, è l’assessore alla sanità. Mantovani investe della questione Giorgio Scivoletto, il direttore generale della Asl Milano 1 (indagato), che «per non scontentare» il suo assessore si attiva «per trovare il modo di vanificare la gara in corso e prorogare l’affidamento del servizio ». Il risultato è l’annullamento della nuova gara con «il conseguente rinnovo dell’affidamento del servizio» alla «Croce azzurra ticinia onlus».

Sandro De Riccardis su Repubblica sull’accusa scrive più o meno la stessa cosa:

Una «penetrante turbativa» è quella all’Asl 1 Milano per l’appalto da 11 milioni per il servizio di trasporto dei pazienti dializzati. Una gara che Mantovani e Garavaglia, insieme ad altri indagati, avrebbero turbato per favorire la “Croce azzurra onlus”, che pure non aveva presentato offerte. Attraverso il collaboratore di Mantovani, Giacomo Di Capua, il gruppo si attiva e contatta il direttore generale dell’Asl, Giorgio Scivoletto (indagato), per vanificare gli esiti del bando. Il manager «ometteva così di assumere le delibere conseguenti all’aggiudicazione» e «prorogava le convenzioni alle associazioni che già avevano il servizio, tra le quali la CroceAzzurra». Il tutto, scrive il gip, «pur di favorire coloro che avrebbero portato consenso politico».

Come chiunque sappia leggere capisce bene, dire che “la Onlus non si è presentata alla gara” come se questa frase certificasse l’innocenza di Garavaglia è sbagliato. Il punto sollevato dall’accusa è infatti proprio questo: la Onlus, secondo la ricostruzione dei magistrati, non poteva partecipare alla gara perché non aveva i requisiti necessari, ma la gara stessa è stata annullata provocando il rinnovo dell’affidamento del servizio alla Croce Azzurra Ticinia Onlus. Accuse che per adesso sono tutte da provare e Garavaglia rimane innocente fino al giudizio definitivo come è giusto che sia – e in attesa che il principio base del garantismo valga per tutti e non solo per i politici – ma la storia della lettera di protesta non è il motivo dell’indagine nei confronti del leghista. Salvini dovrebbe quantomeno evitare di raccontare storie in pubblico. Oppure certificare che Lega e Forza Italia sono la stessa cosa. Il che è più di una convergenza politica.

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