Roberto Mandolini: indagato per Cucchi, promosso dai carabinieri

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-08

L’Arma lo premia e lo fa diventare maresciallo capo: ora è al comando di una squadra antiterrorismo

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Il Fatto Quotidiano racconta oggi la storia di Roberto Mandorlini, uno dei carabinieri indagati per falsa testimonianza sul caso Cucchi dalla Procura di Roma – secondo l’accusa avrebbe mentito ai pm della prima inchiesta coprendo così il “violento pestagg io ” perpetrato da tre uomini dell’Arma nei confronti di Stefano –  ora  promosso da maresciallo a maresciallo capo.

Il maresciallo capo, nel 2009 era sottufficiale alla caserma Appia, da dove partirono i militari che fermarono Stefano Cucchi, in precedenza era stato vicecomandante a Tor Vergata: la sua carriera lo ha portato poi a comandare una squadra del Battaglione mobile Lazio,caserma Tor di Quinto. Il reparto si occupa principalmente di ordine pubblico, impiegato a Roma soprattutto nei controlli a San Pietro e nelle altre zone ritenute sensibili, quindi in questo momento in pieno servizio anti-terrorismo.
Adesso per lui è arrivata anche la promozione di grado, da maresciallo a maresciallo capo: sul campo non cambia niente perché Mandolini di fatto già comandava una squadra del Battaglione, ma è comunque un premio che arriva proprio mentre la Procura di Roma si appresta a chiudere le indagini dell’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi,avvenuta il 22 ottobre 2009. E, nell’inchiesta bis, il maresciallo capo è indagato,appunto,per falsa testimonianza. Mandolini, che su Facebook prende posizione e scrive spesso in difesa dell’Arma, secondo l’accusa è caduto in contraddizione proprio sulla perquisizione domiciliare eseguita la notte dell’ar resto a casa dei genitori di Stefano e sulle ragioni del mancato fotosegnalamento.

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La procura ha rivelato in questa e in altre affermazioni di Mandolini contraddizioni con quanto ricostruito e, con tutta probabilità, a settembre saranno chiuse le indagini. Da oltre un anno, inoltre, al reparto mobile di Tor di Quinto, seppur in un’altra squadra, c’è l’appuntato scelto Riccardo Casamassima. L ostesso carabiniere dallacui testimonianza si è mosso l’impianto accusatorio dell’inchiesta bis sulla morte di Cucchi. Perché era di servizio a Tor Vergata quando Mandolini ritornò dai suoi vecchi colleghi per informare il maresciallo Enrico Mastronardi, comandante di quella stazione, di quanto accaduto: “È successo un casino, i ragazzi hanno massacrato di botte un arrestato”.
AL RACCONTO di Casamassima e della sua convivente, anche lei nell’Arma, oggi carabiniere scelto a San Cesario, la procura ha trovato importanti riscontri. In linea teorica,in casodi missione congiunta tra più squadre del Battaglione Lazio, Mandolini potrebbe essere nella posizione di dover dare ordini a Casamassima, che ha già subìto dall’Arma punizioni ufficiali. Il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette sul caso Cucchinonha maiproferitoparola e continua a non farlo. Nonostantele indaginiequest’ulti ma promozione di Mandolini.

EDIT: IL COMANDO GENERALE DEI CARABINIERI PRECISA:

– “In relazione alla notizia riportata da un quotidiano concernente la promozione del maresciallo Roberto Mandolini, indagato per ‘falsa testimonianza’ nel procedimento penale riguardante la morte di Stefano Cucchi”, il Comando generale dei Carabinieri comunica che “il militare e’ stato promosso ‘ad anzianita” da maresciallo ordinario a maresciallo capo, decorrenza 30 giugno 2015, con decreto del 1^ agosto 2016 della Direzione generale del personale militare”. “E’ un avanzamento di grado automatico – spiega una nota – avendo maturato 7 anni di permanenza nel grado precedente, e dovuto, non essendo rinviato a giudizio. Presso l’8^ Reggimento Carabinieri ‘Lazio’, lo stesso svolge servizio di ordine pubblico e non comanda ne’ e’ componente di alcuna squadra antiterrorismo”.

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