Il rischio terrorismo regione per regione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-27

L’Italian terrorism infiltration index 2015 analizza le intercettazioni autorizzate, gli attentati avvenuti e gli stranieri residenti provenienti dai Paesi in testa alla «classifica del terrore» stilata dall’Institute for economics and peace

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Il Corriere della Sera pubblica oggi un’infografica che illustra l’Italian terrorism infiltration index 2015, un indice che analizza le intercettazioni autorizzate, gli attentati avvenuti e gli stranieri residenti provenienti dai Paesi in testa alla «classifica del terrore» stilata dall’Institute for economics and peace. Su una base di 7364 intercettazioni per terrorismo in Italia negli ultimi quindici anni lo schema rivela che il rischio di potenziale infiltrazione terroristica è elevato in Lombardia, dove raggiunge il suo livello massimo, e nel Lazio. Tra le altre regioni, la più a rischio è l’Emilia Romagna.

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L’Italian terrorism infiltration index 2015

Dal primo gennaio 2015 al luglio 2016 nel Belpaese sono state controllate 154mila persone e sono state effettuate duemilasettecento perquisizioni in abitazioni e auto di personaggi vicini al radicalismo religioso. 837 sono le persone indagate, 614 le arrestate e 99 persone sono state espulse perché inserite in un processo di radicalizzazione o per aver espresso sostegno all’Isis (tra questi ci sono 7 imam). Spiega Fiorenza Sarzanini sul quotidiano:

Le azioni portate a termine da giovanissimi, talvolta con problemi di depressione o comunque vittime di atti di emarginazione — come il ragazzo che ha sparato nel McDonald’s di Monaco oppure quello che ha ucciso una donna a colpi di machete a Reutlingen, vicino Stoccarda — convincono gli analisti sulla necessità di intervenire su un doppio binario nella prevenzione. Da una parte ci si rivolge agli ambienti islamici sollecitando segnalazioni su tutte quelle situazione potenzialmente a rischio. Dall’altra si dialoga con i gestori dei colossi del web per rimodulare i criteri dei motori di ricerca. È un lavoro coordinato dal sottosegretario alla Presidenza Marco Minniti che ha due obiettivi: frenare la pubblicazione di video e filmati dell’orrore utilizzati dall’Isis per farsi propaganda ed effettuare «controinformazione» sulle azioni jihadiste cercando in questo modo di frenare il proselitismo via web. Consapevoli comunque che il livello di pericolo continua a salire.

Leggi sull’argomento: ISIS: cos’è e perché dobbiamo averne paura

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