Renzi, fuga dalle primarie

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-03-10

«Sai che se non è amore dopo il seme c’è la fuga», cantavano Elio e Le Storie Tese in Lo Stato A, Lo Stato B. Anche il premier finora non ha esternato sui casi Roma e Napoli, come spesso gli capita quando deve commentare notizie sgradite

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«Sai che se non è amore dopo il seme c’è la fuga», cantavano Elio e Le Storie Tese in Lo Stato A, Lo Stato B. E in effetti anche in questa storia delle primarie a Roma e a Napoli e degli strani casi di voti “indicati” che hanno visto protagonista la Giovane Turca Valeria Valente si ode a destra e a sinistra un rumoroso silenzio: quello di Matteo Renzi, che come d’abitudine sul tema sgradito non ha ancora esternato in pubblico, riservandosi come al solito di farlo in privato con i giornalisti amici a cui fa scrivere di clamorosi piani di rappresaglia che puntualmente poi si rimangia (ma a lui forse interessa di più mandare un segnale). Federico Geremicca sulla Stampa si domanda se questo non sia l’atteggiamento del tizio che sega il ramo su cui è seduto:

renzi fuga dalle primarie
La Stampa, 10 marzo 2016

Vedremo se e come il segretario-presidente deciderà di spendere una parola: per ora, in verità, la sua rassegnata prudenza – ai limiti dell’assenza – ricorda l’atteggiamento del famoso tizio che sega il ramo sul quale è seduto. Infatti, a parte tutto il resto, proprio le primarie da lui vinte l’8 dicembre del 2013 rappresentano ancor oggi – in fondo – la sua assicurazione sulla vita: impedendo che colpi di mano, cambi di maggioranza e giochi di palazzo possano rovesciare una segreteria a lui assegnata da milioni di cittadini.
Non fosse che per questo, dopo i fatti di Napoli e di Roma da Matteo Renzi si attendono parole di severità e di chiarezza: anche se è evidente che non è solo questo – e cioè l’interesse politico-personale del premier – ad esser in gioco in queste ore. La scelta frettolosa e burocratica di respingere e archiviare il ricorso di Antonio Bassolino perché presentato fuori tempo massimo (24 ore) non è un buon viatico per un partito che punta a riconquistare la terza città d’Italia. E certi balbettii intorno al numero effettivo dei votanti alle primarie di Roma, consolidano un quadro con poche luci e molte ombre.

Nulla scuote Renzi dal suo apparente torpore. Nemmeno il fatto che i giornali tornino a ricordargli che in occasione di un vecchio scandalo napoletano persino il suo predecessore per altri versi surclassato riuscì a fare meglio di lui. La fuga dalle primarie di Renzi continua. Ma siccome non potrà durare all’infinito, già c’è chi immagina una legge sulle primarie che potrebbe così fornire una facciata di legittimità alle prossime consultazioni, fermo restando che le fregature si attuano con le leggi in vigore come senza. Ma più che altro, scrive sempre Geremicca, questo continuo stillicidio di figuracce potrebbe portare i cittadini alla famosa disaffezione che nutre l’antipolitica:

Infine un’ultima questione, che sarebbe troppo facile archiviare sotto il titolo «retorica politica»: quanto favoriscono, simili vicende, il moltiplicarsi della disaffezione dei cittadini? Non è né ingenuo né retorico porre un simile interrogativo: soprattutto ad un partito che risponde alle inevitabili accuse di Beppe Grillo con il solito «voi fate un clic, noi portiamo la gente a votare». E’ vero, loro fanno un clic. Ma si faccia attenzione: perché a furia di primarie così, gli iscritti e i militanti finiranno per restarsene a casa. E a quel punto, purtroppo, a chi vorrà partecipare non resterà che un asettico e incontrollabile clic.

E siccome al prossimo giro vuole candidarsi di nuovo, forse per lui sarebbe il caso di preoccuparsi.

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