Tutti i dubbi sul killer del Reina di Istanbul

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-02

Un video delle telecamere di sorveglianza mostra l’uomo con la testa coperta e un kalashnikov che spara prima di entrare al Reina. Un altro fermo-immagine, diffuso da alcuni media e sui social, intercetta l’attentatore mentre si libera di alcuni indumenti. Sparati 180 colpi in sette minuti: possibile per un uomo solo?

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L’unica certezza è che l’uomo che ha fatto fuoco al Reina di Istanbul all’1.15 dell’1 gennaio è ancora in fuga. Per il resto, moltissimi sono i dubbi su quanto accaduto nel noto locale turco e poche sono le informazioni certe sull’uomo che ha sparato uccidendo 39 persone e che poi si è dato alla fuga. Le informazioni ufficiali sono quasi inesistenti, le autorità turche hanno reso noto di essere alla ricerca di un “terrorista” ma non hanno lanciato piste curde o legate all’Isis. Un video delle telecamere di sorveglianza mostra l’uomo con la testa coperta e un kalashnikov che spara prima di entrare al Reina. Un altro fermo-immagine, diffuso da alcuni media e sui social, intercetta l’attentatore mentre si libera di alcuni indumenti apparentemente dopo la strage. Ma sono tante le informazioni circolate nelle ore successive all’attentato: si era parlato di più di un uomo, un commando di assalitori vestiti da Babbo Natale. Informazione poi smentita.

Tutti i dubbi sul killer di Istanbul

Secondo le autorità l’unico uomo che ha sparato aveva nascosto il fucile sotto un cappotto ma non un costume di Babbo Natale. Secondo altre informazioni l’attentatore è arrivato davanti al Reina a bordo di un taxi: un testimone ha rivelato al Daily Mail che l’uomo è sceso tranquillamente dalla vettura e ha estratto da una borsa l’AK-47, si è avvicinato al club, ha sparato contro un poliziotto e un civile e poi “sorridendo” è entrato nel locale. Dentro al Reina, secondo le versioni, discordanti, dei testimoni l’uomo ha urlato “Allah Akbar” prima di iniziare a sparare. Infine ieri, la polizia aveva inizialmente diffuso le foto di un uomo, identificato come il “sospetto terrorista”, ma lo stesso ha scritto sui social di essere andato personalmente alla polizia per negare ogni coinvolgimento.

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Una delle presunte foto del killer di Istanbul

Secondo le autorità turche l’attentatore di Istanbul è legato all’Isis e potrebbe essere originario dell’Asia centrale, Kirghizistan o Uzbekistan, come ha scritto il quotidiano Hurriyet senza citare fonti e spiegando che l’autore della strage potrebbe essere legato alla stessa cellula che a giugno colpì l’aeroporto Ataturk, causando 47 morti. In un articolo di fondo dello stesso quotidiano, Abdulkadir Selvi scrive che la Turchia ha ricevuto il 30 dicembre informazioni di intelligence dagli Usa in merito a possibili attacchi a Istanbul o ad Ankara nella notte di Capodanno, ma senza alcuna segnalazione di particolari obiettivi.

L’attentatore un cittadino del Kirghizistan o dell’Uzbekistan?

Secondo quanto riferito dalla Cnn Turk, che cita fonti dei servizi segreti, segnalazioni di possibili attacchi Isis a Capodanno in diverse città turche avevano scatenato una serie di blitz della polizia e delle forze speciali, tra il 28 e il 31 dicembre. Nel corso delle operazioni sono stati arrestati 63 presunti affiliati all’Isis e dagli interrogatori è emersa la pista di un possibile coinvolgimento nell’attacco di Istanbul di un cittadino del Kirghizistan o dell’Uzbekistan. In base alle testimonianze raccolte, sembra ormai certo che l’attentatore parlasse arabo.


Secondo l’emittente televisiva NTV, nel luogo della strage sono stati esplosi tra i 120 e i 180 colpi in sette minuti, il che alimenta qualche dubbio sul fatto che a compiere la strage in un lasso di tempo cosi’ breve sia stata una sola persona. Secondo l’agenzia Anadolu, che cita una fonte del ministero della Giustizia, le vittime straniere sono 27 e non 24, come aveva accertato una deputata dell’opposizione dopo aver visitato ospedali e obitori. Tra le vittime straniere ci sono un belga di origine turca, tre giordani, tre libanesi, una giovane arabo-israeliana, tre iracheni, due indiani, un kuwaitiano, un libico e due marocchini, un tunisino e sua moglie franco-tunisina

Il killer al Reina di Istanbul

L’uomo ha prima fatto fuoco fuori dal Reina, uccidendo un poliziotto e un civile, poi è entrato nel locale dove si trovavano circa 500-600 persone all’1:15 dell’1 gennaio (ora locale) e ha iniziato a fare fuoco sulla folla.Per salvarsi alcuni dei presenti si sono gettati nelle acque gelate del Bosforo. I testimoni hanno parlato di scene di panico. Un turista italiano, sfuggito alla strage, Maximilien, intervistato da Afp, ha dichiarato: “Eravamo venuti per divertirci ma tutto si è trasformato improvvisamente in un caos e in una notte di orrore”. Albert Farhat ha raccontato alla tv libanese LBCI gli attimi di terrore: “All’incirca all’1:15 abbiamo sentito i colpi di kalashnikov. Abbiamo pensato che potesse essere qualcuno che aveva bevuto troppo ma le persone poi hanno iniziato a gettarsi a terra”. Il primo ministro turco Binali Yildirim ha reso noto che l’attentatore è ancora in fuga e ha smentito le voci iniziali secondo cui l’uomo fosse travestito da Babbo Natale. L’assalitore “ha abbandonato l’arma ed è fuggito dalla scena. E’ un terrorista armato”, ha aggiunto ikl premier. Il ministro degli Interni Suleyman Soylu ha aggiunto che il sospettato è giunto sul luogo con il fucile nascosto sotto il cappotto ma nelle immagini riprese mostra altri indumenti. L’agenzia di stampa Firat, vicina al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), ha reso noto che nessun ribelle curdo è coinvolto nell’attentato.

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Il killer del Reina di Istanbul

La Turchia non riesce a tirarsi fuori dalla spirale di sangue che l’ha avvolta negli ultimi anni, culminata in un 2016 che ha prodotto centinaia di morti in almeno sei grandi attentati, l’ultimo dei quali appena 20 giorni nei pressi dello stadio di Istanbul. Il suo uomo forte, Erdogan, da una parte si accorda con la Russia per dividersi le zone d’influenza in Siria, mentre in casa propria punta ad una riforma presidenzialista che lo rafforzi ulteriormente, a scapito di ogni avversario, interno ed esterno. Dall’altra parte, però, il ‘sultano’ deve fare i conti con la risposta violenta dei separatisti curdi del Pkk e dei jihadisti filo-Isis, che seminano stragi per tutto il Paese. Sul nightclub di Istanbul, probabilmente, sventola la bandiera nera del Califfato, che appena due settimane fa ha insanguinato il Natale di Berlino. E che adesso minaccia di colpire in massa anche in Gran Bretagna, persino con armi chimiche, come ha avvertito oggi il ministro della Sicurezza di Londra Ben Wallace in un’intervista al Sunday Times.

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