Referendum riforme, il no in crescita

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-07-11

La rilevazione Demos per Repubblica: in crescita i no e gli indecisi che diventano un terzo degli elettori

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I no e gli indecisi crescono nelle intenzioni di voto al referendum sulle riforme che deciderà il destino del governo Renzi. Lo segnala un sondaggio di Demos pubblicato oggi su Repubblica, nel quale si spiega che i sì a favore della riforma costituzionale sono oggi al 37% dopo essere partiti a febbraio al 50%, mentre i no sono in crescita dal 24% al 30%. Ilvo Diamanti sul quotidiano spiega così i risultati: «La riforma ha goduto, all’inizio, di un largo consenso popolare. Così Matteo Renzi l’ha utilizzata per altri fini, oltre a quello originale e originario. In primo luogo: per caratterizzare l’azione del suo governo». Piaceva perché era “antipolitico” e “contro la casta”, visto che prometteva di tagliare senatori e funzioni del Senato. Ma trasformandolo in un referendum su di sé, Renzi ha ottenuto l’effetto di compattare l’opposizione e chiamare al voto chi magari prima era indeciso o non del tutto a sfavore della riforma. Aiutando oggettivamente l’opposizione.

Il sondaggio di Demos sul referendum riforme

La politicizzazione del dibattito referendario ha, dunque, modificato l’atteggiamento degli elettori. Ben al di là delle critiche di merito, che hanno indotto, fino a poco tempo addietro, alcuni autorevoli opinionisti e intellettuali a dichiarare il loro sostegno al referendum, pur aggiungendo che “la riforma fa schifo”. Oppure, al contrario, a schierarsi per il No, perché è una “finta riforma”. Che non neutralizza il Senato, ma lo rende un corpo informe e opaco. Così, l’opposizione a Renzi e al referendum si incrociano e si rafforzano reciprocamente. Tanto più dopo le elezioni amministrative. Che hanno avuto un esito non molto positivo per il premier e per il governo.
Circa 8 elettori su 10 (Atlante Politico di Demos, giugno 2016) pensano, infatti, che il PD di Renzi esca indebolito dal voto delle città. Lo stesso Renzi, d’altra parte, ha contribuito a confondere la scena, perché, in vista delle elezioni, ha spostato l’attenzione sul referendum. Rendendo, così, difficile ai candidati del PD e del Centrosinistra fare campagna sui temi locali. Così, ora, l’esito deludente del voto amministrativo condiziona le aspettative nei confronti del referendum. Il cui contenuto, presso gli elettori, appare complementare, se non subalterno, rispetto alla vera posta in palio. Il giudizio politico sul premier e sul governo. Dopo aver puntato in modo intransigente sul referendum per auto-legittimarsi, oggi il premier cerca, dunque, di “sopravvivere” al referendum stesso.

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