Referendum, perché a Renzi servono i voti degli elettori di destra

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-10-04

Anche se il premier sostiene il contrario non è vero che la stragrande maggioranza della sinistra è a favore del Sì. Ed è anche per questo – e per spaccare il fronte comune degli altri due poli – che oggi Renzi ha bisogno dei voti degli elettori di Forza Italia

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La scorsa settimana, in un’intervista al Foglio, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi spiegava che la partita del referendum costituzionale del 4 dicembre si vincerà grazie ai voti del centrodestra perché «La sinistra, ormai, è in larghissima parte con noi. Direi che la stragrande maggioranza è con noi». I voti degli elettori del centrodestra risulteranno essere decisivi per la vittoria del Sì soprattutto se – e Renzi ne è convinto – decideranno di votare sul merito (il mantra di questa campagna elettorale) della riforma costituzionale senza cedere alla tentazione di trasformare la consultazione referendaria in un’occasione per dare una spallata al Governo Renzi e mandarlo a casa. Ma è davvero così come dice il premier? Davvero gli elettori di sinistra sono già quasi tutti con lui?
 

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Sondaggio Ipsos PA per il Corriere della Sera (fonte: Corriere della Sera del 03/10/2016)

 

A sinistra Renzi non raccoglie abbastanza consensi

C’è chi ritiene che a smentire Renzi basterebbero già i malumori interni al suo partito ma arriva anche un sondaggio di IPSOS pubblicato ieri sul Corriere della Sera dal quale emerge che gli elettori del Partito Democratico (che non rappresenta tutta la sinistra) sarebbero molto più compatti di quanto sembra nel votare Sì alla riforma Renzi-Boschi. Spiegava ieri sul Corsera Nando Pagnoncelli che l’81% di chi vota PD e ha già deciso che andrà a votare il 4 dicembre voterà Sì (i No sono al 19%). Ma bisogna tenere conto anche tenere conto anche di quel 31% (del totale degli elettori PD questa volta) che non ha ancora deciso se andare a votare o cosa votare (questi ultimi rappresentano il 5% dell’elettorato del partito del Premier). Gli indecisi e gli astenuti nel PD non sono tanti da poter ribaltare da soli il risultato elettorale ma quando un terzo del tuo elettorato non si esprime su una riforma portata avanti dal tuo partito è davvero difficile sostenere che “la stragrande maggioranza” della sinistra è con Renzi. Agli scettici del PD vanno aggiunti tutti i contrari (e quelli sì sono la stragrande maggioranza) degli elettori dei partiti di sinistra (o di associazioni di sinistra come ANPI) che sono in larghissima parte per il No alla riforma. Certo, Renzi potrebbe rispondere che quella non è la sinistra, o che non è la sinistra che conta visti i risultati elettorali da prefisso telefonico, ma non si può non tenerne conto. Insomma i voti del Centrosinistra non sono, da soli, sufficienti per poter far vincere il Sì, soprattutto visto che le opposizioni (Cinque Stelle e Lega Nord in testa) sono schierate in modo compatto per il No.

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Sondaggio Ipsos PA per il Corriere della Sera (fonte: Corriere della Sera del 03/10/2016)

La strategia: sfondare al Centro e conquistare i voti di Forza Italia

Renzi sa che non può vincere da solo con i suoi voti e sa che dovrà rinunciare ai voti di una certa sinistra (così come del resto dovrà rinunciare a quelli del M5S o dell’estrema destra) ed ha deciso che la partita – come sempre del resto – si gioca al centro dove la situazione è ancora sufficientemente incerta da poter consentire al Comitato de Sì di recuperare voti preziosi. Non a caso è sceso nei giorni scorsi è tornato a farsi sentire Pierferdinando Casini che ha rivolto  un appello agli elettori di centrodestra ricordando che chi vota No si verrà a trovare sulle stesse posizioni del MoVimento 5 Stelle. Si arriva così agli elettori di Forza Italia, partito che all’epoca aveva iniziato il percorso delle riforme assieme al PD, e dove c’è margine di manovra per spostare gli elettori sul fronte del Sì.

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Sondaggio YouTrend Quorum (fonte: Il Fatto Quotidiano del 04/10/2016)

Ma il vero motivo dell’appello di Renzi all’elettorato berlusconiano potrebbe essere un altro. Come mostra un sondaggio pubblicato oggi dal Fatto Quotidiano gli elettori di Forza Italia favorevoli alla riforma Renzi-Boschi sono in netto calo rispetto ai mesi scorsi. Il Presidente del Consiglio deve quindi impedire che gli altri due poli (M5S e PDL) facciano fronte comune a favore del No e l’unico modo per farlo è – di fatto – spaccare l’elettorato di Forza Italia che sembra quello meno compatto. Per farlo Renzi ha dovuto lasciar perdere il tentativo di legare il risultato del voto referendario alla sua figura politica (cosa che nei mesi scorsi aveva fatto soprattutto per compattare l’elettorato del suo partito) per parlare sul merito ovvero dei punti della riforma costituzionale sui quali c’è stato in Parlamento un accordo tra Forza Italia e Partito Democratico. Il senso del discorso è che un elettore di centrodestra potrebbe anche votare Sì alla riforma ma non se questo significasse dare “un Sì a Renzi”. Non a caso al Foglio il Premier ha puntato l’attenzione sulla riforma e non sulla sua persona

Sulla scheda elettorale in fondo non c’è scritto volete voi cancellare dalla faccia della terra il governo Renzi. Il governo Renzi può essere cancellato ogni giorno in Parlamento, in qualsiasi momento, o alle elezioni politiche,
dai cittadini. Oggi si discute di altro. Oggi si discute di Italia, non di una persona.

C’è però da rilevare che Silvio Berlusconi (assieme con Giorgia Meloni e Matteo Salvini) ha di recente definito la riforma costituzionale una “falsa riforma” e ha schierato il suo partito per il No in sintonia con Fratelli d’Italia e Lega Nord. Ma Berlusconi è un leader sempre più assente e sempre meno carismatico, e non bisogna dimenticare che il partito è allo sbando quindi Renzi potrebbe aver buon gioco per trovare in Forza Italia quei voti che a sinistra non gli vogliono dare magari con il doppio risultato – in caso di vittoria del Sì – di mandare in crisi gli avversari che considera più deboli per le prossime elezioni politiche. A margine della questione ora che Renzi ha sdoganato la caccia al voto di centrodestra non può che far sorridere la polemica sollevata da Maria Elena Boschi sull’ANPI che vota “come Casa Pound” (ma che non chiede i voti di Casa Pound) che tanto fece infuriare gli elettori di sinistra qualche tempo fa.

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