Referendum 17 aprile, come e cosa si vota

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-04-16

La consultazione su trivelle e trivellazioni si svolgerà domani, domenica 17 aprile, dalle 7 alle 23. Vediamo come e su cosa si vota e quali sono gli appelli delle forze politiche in gioco

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Domani, domenica 17 aprile, si aprono le urne per il referendum sulle trivelle. Si vota dalle 7 alle 23 e per votare è necessario avere un documento di identità e la tessera elettorale.  I promotori, tra cui 6 regioni: Basilicata, Sardegna, Veneto, Liguria, Puglia e Campania, chiedono di votare “SÌ” per non rinnovare le concessioni alle piattaforme che si trovano a meno di 12 miglia nautiche dalla costa. Nel quesito, che riguarda solo la durata delle trivellazioni già in atto entro le 12 miglia e non le attività petrolifere sulla terraferma, si chiede testualmente di abrogare una norma introdotta con la Legge di Stabilità 2016 che, modificando il testo del 2006 sull’ambiente, estende le concessioni per la ricerca e l’estrazione di gas e petrolio in mare entro le 12 miglia dalla costa per la durata di vita utile del giacimento. Se vincerà il fronte del sì, sarà abrogato l’articolo 6, comma 17, del Codice dell’Ambiente quello secondo il quale le trivellazioni dovranno continuare fino a esaurimento del giacimento. E, di conseguenza, le concessioni verrebbero interrotte allo scadere del contratto, senza che ci sia quel rinnovo automatico attualmente in vigore e in contrasto, come sottolineano i promotori, con la direttiva europea che prevede l’obbligo di ricontrattazione di ogni concessione arrivata a scadenza.

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Referendum trivelle 17 aprile: come si vota (Corriere della Sera, 16 aprile 2016)

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Referendum 17 aprile, come e cosa si vota

Il quesito referendario non propone di vietare le trivellazioni in mare al largo delle nostre coste ma riguarda solo la modalità di rinnovo delle concessioni entro il limite delle 12 miglia. Questo significa che già ora in Italia è vietato trivellare nuovi pozzi entro il limite delle acque territoriale. Di fatto quindi le trivelle – in senso stretto – sono già ferme dal 2011, è consentito invece continuare a sfruttare quei giacimenti sui quali insiste una piattaforma per l’attività estrattiva. Nuove concessioni potranno in ogni caso essere assegnate al di fuori del limite delle acque territoriali, ma non solo: tutte quelle piattaforme che, pur trovandosi all’interno del limite delle 12 miglia dalla costa, hanno fatto richiesta di rinnovo entro dicembre 2015. Cosa c’è in ballo quindi? Sostanzialmente, ed è sufficiente leggere il testo del quesito referendario, si tratta di abrogare quel passaggio della legge che attualmente consente la proroga sine die per le attività di estrazione di idrocarburi già esistenti entro il limite delle dodici miglia dalla costa. Si tratta di quanto stabilito dalla legge 208 del 28 dicembre 2015 (ovvero dalla Legge di Stabilità 2016) che è andata a sostituire un articolo del Testo Unico per l’Ambiente, di fatto quindi il referendum chiede di intervenire per modificare un comma di una legge del 2006 che recepiva quanto disposto dalla legge numero 9 del 9 gennaio 1991 (in particolare gli articoli 4, 6, e 9).

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Referendum 17 aprile: dove sono le trivelle (15 aprile 2016)

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Referendum trivelle 17 aprile: le indicazioni di voto dei partiti (Il Sole 24 Ore, 16 aprile 2016)

Non si hanno, invece, dati ufficiali che aiutino a capire quanto petrolio provenga dalle 21 concessioni entro le 12 miglia e quanto dalle 45 concessioni oltre le 12 miglia. Le più vecchie richieste di estrazione ottennero concessioni trentennali negli anni ’70 e alcune di queste hanno già ottenuto proroghe di 5 o 10 anni. Quelle che hanno ottenuto le concessioni in anni più recenti dovrebbero continuare a estrarre idrocarburi per 15-20 anni ancora. Il problema, spiegano quelli del fronte per il “SI”, è che con il rinnovo automatico delle concessioni, di fatto, si rinvia “sine die” anche l’obbligo di smantellamento delle piattaforme e di bonifica dell’ambiente circostante che graverebbe sulle compagnie petrolifere. Le piattaforme, infatti, secondo la denuncia dei promotori, si starebbero deteriorando nel mare con “grave danno per l’ecosistema”. Senza contare “i danni che continua a provocare l’attività estrattiva” in acque “così vicino alla costa”. Trattandosi di referendum abrogativo, è necessario il raggiungimento del quorum perché sia valido, cioè dovrebbe andare alle urne il 50% più uno degli aventi diritto.
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Referendum 17 aprile trivelle: come si vota (La Repubblica, 16 aprile 2016)

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