Reddito: le città italiane in cui la crisi ha colpito di più

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-08-24

In quali città italiane la crisi ha colpito di più, causando una maggiore perdita di reddito nel quinquennio 2008-2013?

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In quali città italiane la crisi ha colpito di più, causando una maggiore perdita di reddito nel quinquennio 2008-2013? A questa domanda risponde oggi il Sole 24 Ore, che calcola il reddito perduto o guadagnato in tutte le province italiane negli ultimi cinque anni: per i calcoli il confronto è tra il dichiarato nel 2014 e il dichiarato nel 2008 e i dati sono ricostruiti aggregando il reddito su base comunale. L’infografica che vedete qui sotto riepiloga le province in cui si è perduto di più: la prima è Olbia Tempio, seguita da Prato, Barletta-Andria-Trani (la famosa BAT provincia), seguita da Palermo e Carbonia Iglesias: quattro su cinque sono del Sud, e sono seguite da Crotone e poi da Roma, che è settima in questa poco invidiabile classifica. Poi ci sono Foggia, Caserta, Catania. Nelle prime dieci ci sono otto città del Sud, due siciliane e due sarde, mentre a parte Prato l’unica grande città è Roma. In media il reddito in tutta Italia è in calo del 3,27% in tutta Italia, ma queste città sono tutte in sovraperformance.

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L’infografica del Sole 24 Ore sulle città dove si perde più reddito

Le uniche province in cui il reddito è aumentato tra 2008 e 2013 sono L’Aquila, Belluno e Bolzano. Spiega Cristiano Dell’Oste nell’articolo:

Il primo dato che salta all’occhio è l’impoverimento generale. Se si ragiona a parità di potere d’acquisto, si vede che su oltre 100 Province – considerando per omogeneità di confronto anche quelle sarde in via di abolizione – ce ne sono soltanto tre in cui il reddito dichiarato è cresciuto: Belluno, Bolzano e L’Aquila (dove il dato, però, potrebbe segnalare un recupero dopo l’annus horribils del terremoto del 2009, più che una vera crescita). Il secondo aspetto da non trascurare è l’intensità del calo: soltanto in una manciata di casi fortunati la contrazione è sotto l’1%, mentre in quasi metà delle Province i redditi sono diminuiti più del 3%, fino alle punte di Prato (-6,07%) e Olbia-Tempio (-6,67%). Sono numeri che contengono in sé le cause e gli effetti della crisi.
Da un lato, si capisce bene da dove sia partita la stagnazione della domanda interna, con la spesa media mensile delle famiglie diminuita del 6,7% tra il 2008 e il 2013 secondo l’Istat. Dall’altro, si intravede la difficoltà delle aziende che non hanno potuto sfruttare lo sbocco dell’export, perché nella metà bassa della classifica – oltre alle province lombarde – ci sono anche altre aree produttive storiche come Bologna, Reggio Emilia, Padova e Treviso. Del resto, basta pensare che il 56% dei redditi dichiarati al fisco arriva dai lavoratori dipendenti e il 35% dai pensionati per capire quanto possano aver pesato sul dato generale le ore di cassa integrazione, la mobilità e i licenziamenti. Anzi, c’è quasi da stupirsi che il calo medio del reddito – a livello nazionale – sia stato “solo” del 3,27%, mentre nello stesso periodo l’Italia ha perso 9 punti di Pil. Ma qui ad attenuare l’impatto della crisi hanno contribuito le pensioni e gli stipendi del settore pubblico.

Questi invece i risultati in altre sei grandi città:

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