Il record della disoccupazione dal 1977

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-02

Il tasso di disoccupazione a gennaio è pari al 12,6%. Ma nel 2015 c’è un piccolo miglioramento. Dopo il calo di dicembre, il primo mese del 2015 ha registrato un’ulteriore diminuzione di 0,1 punti percentuali, tornando sullo stesso livello di dodici mesi prima

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Dopo la crescita del mese precedente, a gennaio 2015 gli occupati sono 22 milioni 320 mila, sostanzialmente invariati rispetto a dicembre (+11 mila) ma in aumento dello 0,6% su base annua +131 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,8%, aumenta di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,3 punti rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 221 mila, diminuisce dello 0,6% rispetto al mese precedente (-21 mila) mentre aumenta dello 0,2% su base annua (+7 mila). Il tasso di disoccupazione è pari al 12,6%. Dopo il calo di dicembre, a gennaio il tasso di disoccupazione diminuisce ancora di 0,1 punti percentuali, tornando sullo stesso livello di dodici mesi prima. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell’1,3% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattivita’ si attesta al 36,0%, stabile in termini congiunturali ma in diminuzione di 0,4 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioe’ la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati) e’ pari al 41,2%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,0 punti nei dodici mesi. Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, ad esempio perché impegnati negli studi.

Istat: occupati, disoccupati e inattivi a gennaio 2014


ISTAT, DISOCCUPATI IN CRESCITA NEL 2014
Nella media del 2014 continua la crescita della disoccupazione con un aumento di 167.000 unità (+5,5%), che interessa entrambe le componenti di genere e tutte le ripartizioni geografiche. L’incremento e’ dovuto in quasi sette casi su dieci a quanti sono alla ricerca di prima occupazione. L’incidenza della disoccupazione di lunga durata (dodici mesi o più) sale dal 56,4% del 2013 al 60,7% del 2014. Nella media del 2014, il tasso di disoccupazione raggiunge il 12,7% in confronto al 12,1% di un anno prima. L’incremento interessa entrambe le componenti di genere e tutto il territorio nazionale, in particolare il Mezzogiorno dove l’indicatore arriva al 20,7%. Il tasso di disoccupazione si riduce per gli stranieri, passando dal 17,2% del 2013 al 16,9% del 2014; l’indicatore scende dal 16,6% al 16,1% per gli uomini e dal 18,0% al 17,7% per le donne. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24) anni cresce di 2,6 punti percentuali, arrivando al 42,7%, con un picco del 58,5% per le giovani donne del Mezzogiorno. Nella media del 2014, dopo due anni di calo, l’occupazione cresce (+0,4%, pari a 88.000 unita’ in confronto all’anno precedente), a sintesi di un aumento nel Nord (+0,4%) e nel Centro (+1,8%) e di un nuovo calo nel Mezzogiorno (-0,8%, pari a -45.000 unita’). Lo rende noto l’Istat. La crescita degli occupati interessa sia gli uomini (+0,2%, pari a 31.000 unità) sia, soprattutto, le donne (+0,6%, pari a 57.000 unità). Prosegue tuttavia il calo degli occupati 15-34enni e dei 35-49enni (rispettivamente -148.000 unita’ e -162.000 unità), a fronte dell’incremento degli occupati con almeno 50 anni (+398.000 unità). Il tasso di occupazione si attesta al 55,7%, +0,2 punti percentuali rispetto al 2013. L’indicatore rimane invariato per gli uomini e sale di 0,3 punti per le donne. Alla crescita nel Centro e nel Nord si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-0,2 punti percentuali). Nel 2014 l’occupazione della componente italiana cala di 23.000 unità, con il tasso di occupazione 15-64 anni che sale al 55,4% (+0,1 punti percentuali). L’occupazione straniera aumenta di 111.000 unità, con il tasso di occupazione che torna a salire, dal 58,3% del 2013 al 58,5% del 2014. L’indicatore rimane invariato al 68,1% per gli uomini e cresce per le donne (dal 49,8% al 50,2% del 2014).

Istat, occupati e disoccupati a gennaio 2015


LA CRESCITA DELL’OCCUPAZIONE
La crescita dell’occupazione interessa in misura contenuta i lavoratori a tempo indeterminato (+18.000 unità) e in modo più sostenuto i lavoratori a termine (+79.000 unità). Prosegue, invece, a ritmo meno sostenuto il calo degli indipendenti (-9.000 unità). All’incremento dell’occupazione nell’industria in senso stretto (61.000 unità, pari a +1,4%) si contrappone il persistente calo nelle costruzioni (-69.000 unità, pari a -4,4%). L’occupazione cresce anche nel terziario (84.000 unità, pari a +0,5%). A fronte dell’incremento nei servizi alle famiglie, negli alberghi e ristoranti, nella sanità e assistenza sociale e nell’istruzione, prosegue il calo di occupati nel commercio, nei servizi generali della pubblica amministrazione e nelle attività  finanziarie e assicurative. Alla nuova discesa dell’occupazione a tempo pieno (-35.000, pari a -0,2%), si associa l’ulteriore incremento di quella a tempo parziale (124.000 unità, pari a +3,1%). L’incidenza di quanti svolgono part time involontario sale dal 61,3% del 2013 al 63,6% del 2014. La popolazione inattiva tra 15 e 64 anni torna a diminuire (-233.000 unita’, pari a -1,6%). Il calo interessa esclusivamente la componente italiana, sia tra gli uomini sia, soprattutto, tra le donne. Alla riduzione degli inattivi non disponibili a lavorare (-503.000 unita’) si contrappone la crescita di coloro che cercano lavoro non attivamente o pur non cercando lavoro sono disponibili a lavorare (nel complesso +293.000 unità). Tra i motivi della mancata ricerca del lavoro crescono lo scoraggiamento e l’attesa degli esiti di passate azioni di ricerca (rispettivamente 173.000 e 94.000 persone in più). Prosegue il calo degli inattivi non interessati a lavorare o ritirati dal lavoro (-372.000 unità), concentrati in nove casi su dieci nella fascia di età tra 55 e 64 anni. Il tasso di inattività nella media del 2014 scende al 36,1%, con un calo di 0,6 punti che interessa sia gli uomini (-0,3 punti) sia soprattutto le donne

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