Ram Lubhaya: l'indiano scarcerato due volte

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-22

«Questa legge mi fa vomitare», dice la madre del piccolo che ha subito un tentativo di sequestro. Ma i politici aggrediscono i giudici perché non hanno fatto quello che secondo le leggi non potevano fare. E chi fa le leggi?

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“Questa legge mi fa vomitare”. Così, a Enrico Fedocci di NewsMediaset, la madre della bimba che nel tardo pomeriggio di Ferragosto è stata prelevata a Scoglitti, in provincia di Ragusa, da Ram Lubhaya, 43 anni,di nazionalità indiana, pregiudicato. La donna, ancora scossa, contesta la decisione della magistratura di far tornare in libertà l’indiano e ricostruisce i drammatici attimi vissuti da lei e dal marito quel pomeriggio. “Mi trovavo sul lungomare, a risalire le scale. La bambina era già salita con mio marito. A un certo punto – racconta al telefono raggiunta da News Mediaset – un’amica mi ha fatto notare che la mia bimba era in braccio ad uno straniero che la teneva molto stretta a se’, con il faccino quasi sotto la sua ascella, proprio bloccata a lui”. Solo allora i coniugi hanno realizzato quel che stava accadendo.

Ram Lubhaya: l’indiano scarcerato due volte

Ma il punto, spiegato dall’avvocato Biagio Giudice, legale di fiducia dell’indagato, che al momento risulta solo denunciato a piede libero, è che per il tentativo di sequestro di persona e per la sottrazione di minore è che la legge non prevede l’arresto. Ed è incredibile che il Guardasigilli Andrea Orlando chieda all’ispettorato del ministero di avviare gli accertamenti preliminari sulla vicenda spiegando che agirà solo se fossero ravvisabili abnormità o violazioni di legge tali da essere sottoposte a valutazioni disciplinari, visto che le leggi le fanno i politici. E infatti l’iniziativa provoca la reazione del procuratore capo di Ragusa, Carmelo Petralia: «Avrei gradito una dichiarazione di solidarietà nei confronti di un magistrato che applica la legge e fatta segno di pesanti e volgari offese». Attacchi che hanno spinto i magistrati ad attivare i colleghi di Messina: «Toccherà a loro valutare le gratuite e volgari offese di internauti, esponenti politici e non, nei confronti del pm che si occupa dell’indagine» dice Petralia. Dagli interrogatori emerge che l’indiano avrebbe tenuto in braccio la bambina «per non oltre 45 secondi, allontanandosi per non più di 10 metri». «Sì, perché l’abbiamo fermato», replicano i genitori. Ram Lubhaya ha il permesso di soggiorno scaduto: lo scorso 17 agosto gli è stato notificato un decreto di espulsione e adesso ha sette giorni per lasciare il Paese. Cosa che lui non vuole fare.  Adesso ha paura e si è barricato in un posto conosciuto dai carabinieri. Anche dopo il 16 agosto non ha tentato alcuna fuga, ed è stato trovato poi dai carabinieri in un bar dismesso poco fuori il centro del paese dove solitamente cerca riparo la notte.

Gli insulti ai giudici

Intanto i giudici puntano il dito contro le affermazioni di una consigliera comunale di Ragusa, Gianna Sigona, eletta nelle fila del M5S, e di recente espulsa dal movimento di Grillo dopo le sue affermazioni inneggianti al fascismo e al Duce lo scorso 25 aprile. “Sarà la procura di Messina – aggiunge Petralia – a valutare le offese contro chi sta lavorando seriamente applicando la legge. Trasmetteremo gli atti e i documenti di cui siamo in possesso”.
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Gli insulti di Gianna Sigona alla PM Giulia Bisello:

Questo pm mi sa che non ha figli, nipoti altrimenti non l’avrebbe scarcerato.
Sei una merda come questo indiano, ma secondo te Giulia Bisello come possiamo stare tranquilli con questo il libertà? Fai schifo.

Prima lo scarcera senza interrogarlo, poi dopo i commenti dei cittadini arrabbiati e l’indignazione del deputato Giorgia Meloni, come da suo comunicato stampa, la merda del sostituto procuratore cge fa?
Chiede di trovarlo per interrogarlo.
Strunza ca nun si autra ora o trovulu ca è senza fissa dimora e se disgraziatamente succede qualcosa sei complice di questo delinque in carcere devi andare e buttare la chiave.
VERGOGNATI E TOGLITI LA TOGA NON SEI COSA

In realtà, come è stato spiegato stamattina, la procura di Ragusa ha agito secondo il codice penale: per il reato di tentativo di rapimento non è previsto l’arresto ma la conferma del fermo che può avvenire a piede libero e così ha deciso per la seconda volta di fila.

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