Raffaele De Dominicis: il nuovo assessore al bilancio della Giunta Raggi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-04

L’ex magistrato della Corte dei Conti, è il nuovo assessore al bilancio della Giunta Raggi. L’ex procuratore per il Lazio sostituirà il dimissionario Marcello Minenna. Tramontata quindi (per fortuna) l’ipotesi di avere in quel ruolo Nino Galloni

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Raffaele De Dominicis, ex magistrato della Corte dei Conti, è il nuovo assessore al bilancio della Giunta Raggi. L’ex procuratore per il Lazio della Corte dei conti sostituirà il dimissionario Marcello Minenna. Tramontata quindi (per fortuna) l’ipotesi di avere in quel ruolo Nino Galloni, di cui aveva parlato stamattina il Corriere.

Raffaele De Dominicis: il nuovo assessore della Giunta Raggi

Come procuratore regionale del Lazio si è occupato del caso metro C e ha ingaggiato un lungo braccio di ferro con le agenzie di rating, chiedendo all’epoca 4 miliardi di danni erariali sui derivati a Morgan Stanley, Siniscalco, Grilli, Cannata e La Via. De Dominicis contestò senza successo anche 234 miliardi di danni a S&P e Moody’s per la presunta manipolazione del rating sull’Italia: la Corte dei Conti ha archiviato l’inchiesta avviata nel settembre 2013 su Standard&Poor’s per il declassamento del debito sovrano italiano deciso dall’agenzia di rating nel 2011.

«Era ora che questa storia venisse fuori» dice De Dominicis, sicuro che la sua inchiesta produrrà frutti. «È stato così anche nell’inchiesta sulle agenzie di rating» commenta il magistrato oggi in pensione, reclamando in quel caso una «vittoria a tavolino» anche se il suo procedimento venne poi archiviato dalla Corte. «È bastata la minaccia della citazione per il recupero dei danni a farli smettere» assicura l’ex Procuratore, convinto di «aver profondamente incrinato, e forse definitivamente spezzato il rapporto veramente diabolico tra i giudizi di rating sui titoli di Stato e l’incremento dello spread».
La riprova, a suo dire, sarebbe «l’insuccesso dell’attacco di fine condotto da Standard & Poor’s contro l’Italia» a fine 2014, ed il fatto che «i declassamenti ad opera delle agenzie di rating non hanno più avuto gli stessi effetti dirompenti di qualche anno fa. Finalmente i mercati hanno preferito dare credito agli aspetti distintivi dell’economia reale italiana» sostiene De Dominicis. Tra questi lui annovera anche la storia, e l’enorme patrimonio artistico e culturale del paese, nonché, ovviamente gli splendidi paesaggi della Penisola. «Le vere basi della forza economica del paese» che le agenzie di rating, scriveva nella sua requisitoria, hanno completamente e volutamente ignorato formulando i loro giudizi, negativi, sull’Italia.

Proveniente dall’amministrazione civile dell’Interno, De Dominicis è entrato nella magistratura contabile nel 1985 ed ha esercitato le funzioni requirenti di secondo grado presso la Procura Generale per oltre 13 anni occupandosi, nel corso della sua carriera, di controlli preventivi di legittimità sugli atti e di Sace, società pubblica per i servizi assicurativi del commercio estero, predisponendo cinque relazioni al Parlamento. È stato assistente di Istituzioni di Diritto Pubblico presso la facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma e si è laureato a Napoli, iniziando i suoi primi studi scientifici con il professor Michele Scudiero. È stato, inoltre, direttore responsabile di Panorama Giuridico, rivista semestrale della Corte dei Conti ed è iscritto all’albo speciale dei pubblicisti.

L’intervista al Corriere su sprìd e down ground

Il 6 febbraio 2014 De Dominicis rilasciò un’intervista a Lorenzo Salvia del Corriere della Sera; ne ha parlato Mario Seminerio su Phastidio. L’apertura dell’intervista è semplicemente meravigliosa:

«Guardi che se lo sprid sta calando…». Lo spread, intende. «Sì, insomma, se scende è perché dopo che noi ci siamo mossi quelli si sono dati una calmata con i down ground». I downgrade. «Ecco, quelli. E poi anche Obama li ha chiamati a rispondere. Voglio dire: se non avessi lanciato il mio sasso nello stagno non sarebbe mica successo. Non le pare?»

All’epoca De Dominicis spiegò che la somma richiesta alle agenzie di rating era di 351 miliardi di euro. Poi smentì qualche giorno dopo. Alla fine tutto venne archiviato. Anche altri scambi sembrano molto godibili:

L’indagine parte da una denuncia? «No, dalla lettura dei giornali. Mi è sembrato subito chiaro che ci fosse un attacco all’Italia. Ci invidiano perché siamo tra i più ricchi al mondo». Ma un attacco di chi? «Questo lo dovreste scoprire voi. Resta il fatto che i tagli del rating erano immotivati. Ed avevano come unico obiettivo far scendere il valore delle nostre aziende, per poi comprarle a prezzi convenienti. E’ la prima volta nella storia del mondo che un Paese onorato e onorabile come il nostro viene aggredito così».

Molto interessante anche il finale: all’epoca, era il 2014, Salvia provoca il giudice dicendogli che è pronto a scendere in politica. E lui risponde: «Scherza? Non accetterei mai. Guardi che sono stato io a sollevare la questione di legittimità costituzionale sul finanziamento ai partiti. Faccio solo il mio dovere, gli altri non lo so». Nel frattempo avrà cambiato idea.

Leggi sull’argomento: Quando Nino Galloni combatteva il signoraggio bancario

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