Radio Padania sta per chiudere

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-09-29

La storica emittente della Lega Nord non può più occupare le frequenze per rivenderle ed ha un passivo di quasi un milione di euro: dopo Telepadania e il quotidiano la terza attività imprenditoriale del Carroccio va verso la chiusura. Dopo i licenziamenti in via Bellerio

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Il popolo leghista rischia di perdere un altro pezzo di storia della Lega. Stando a quanto riportava Italia Oggi qualche giorno fa Radio Padania Libera, l’emittente radiofonica leghista, non avrebbe i soldi per andare avanti e la possibilità di spegnere i ripetitori si fa sempre più concreta. Non si tratta di una crisi di ascolti, è la mancanza di liquidità a mettere a rischio le trasmissioni della “voce della Padania”. Di proprietà della Lega dal 1990 e nata ufficialmente nel 1997 la storica radio che da sempre dà voce alle sfuriate del popolo leghista rischia ora la chiusura.

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Buona Padania a tutti

Buona Padania, questo il saluto che conduttori e gli ascoltatori che intervengono in trasmissione si rivolgono costantemente, ma forse potremo non sentirlo più. Come riporta Andrea Secchi su Italia Oggi l’ufficializzazione della crisi di Radio Padania è stata fatta dal presidente Andrea Manzoni che durante l’assemblea soci di luglio ha parlato di un bilancio in profondo rosso. Altro che verde padano, nelle casse della radio mancherebbero almeno un milione di euro, da trovare entro fine anno altrimenti il rischio è la liquidazione e lo stop ai programmi. Della crisi della radio se n’era parlato anche durante il raduno leghista sul pratone di Pontida, dove il direttore (e capogruppo della Lega al Comune di Milano) Alessandro Morelli aveva lanciato un grido d’allarme: “servono almeno centomila euro entro settembre”. A mettere in crisi l’emittente leghista secondo Morelli sarebbe il taglio dei finanziamenti pubblici all’editoria (300.000 euro in meno). Ma forse c’è dell’altro, ad esempio i mancati introiti dalla vendita delle frequenze, una delle principali fonti di guadagno per l’emittente. Dal momento che Radio Padania non può, per legge, trasmettere più del 5% di pubblicità per ogni ora di trasmissione i leghisti negli anni si sono inventati una leggina apposta per garantirsi un flusso di denaro in cassa.
 

What’s the frequency Kenneth?

Forse non tutti sanno che Radio Padania (come Radio Maria) ha usufruito fino a poco tempo fa di una legge che le consentiva di occupare nuove frequenze aprendo impianti di trasmissione senza autorizzazione. Grazie ad un emendamento alla Legge Finanziaria del 2001, introdotto grazie ai buoni uffici del deputato leghista e fondatore di Radio Padania (nonché del settimanale Il Sole delle Alpi e del quotidiano La Padania) Davide Caparini, Radio Padania ha potuto acquisire “gratuitamente” centinaia di frequenze per poter completare la copertura sul territorio nazionale. In buona sostanza a Radio Padania e alle altre stazioni radiofoniche definite Radio Comunitarie Nazionali (cioè solo Radio Maria) era consentito occupare le frequenze libere in modo da estendere la copertura radiofonica come previsto dall’articolo 74 della legge 448/01:

Fino all’attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiofoniche in tecnica analogica, i soggetti titolari di concessione radiofonica comunitaria in ambito nazionale sono autorizzati ad attivare nuovi impianti, su base non interferenziale con altri legittimi utilizzatori dello spettro radioelettrico e nel rispetto delle normative vigenti in materia di emissioni elettromagnetiche, sino al raggiungimento della copertura di cui all’articolo 3, comma 5, della legge 31 luglio 1997, n. 249. Decorsi novanta giorni dalla comunicazione di attivazione degli impianti al Ministero delle comunicazioni ed in mancanza di segnalazioni di interferenze, la frequenza utilizzata si intende autorizzata.

Per questo motivo l’emittente radiofonica della Lega nel corso degli anni Duemila è andata in lungo e in largo in giro per l’Italia a fare shopping. Ma cosa se ne faceva la Lega di quegli anni delle frequenze in Salento o in Calabria? Niente, non era mica la Lega nazionale di Salvini, e quindi le rivendeva alle emittenti nazionali. Ecco come Linkiesta spiegava qualche tempo fa il funzionamento del meccanismo:

si invia un avviso di attivazione al Ministero dello Sviluppo Economico e, trascorsi 90 giorni senza che giungano segnalazioni di interferenza con emittenti presenti nel territorio prescelto, le radio comunitarie diventano a tutti gli effetti “autorizzate”, proprietarie della frequenza, che possono così procedere alla rivendita o permuta. Un metodo ampiamente collaudato da Radio Padania, che ha garantito all’emittente della Lega Nord denaro liquido preziosissimo – 400-500mila euro all’anno – per chiudere i bilanci solo con lievi perdite ed evitare di portare i libri in tribunale, come è capitato a tante radio che non hanno la fortuna di essere assistite e foraggiate dallo Stato.

Le frequenze venivano così vendute, o scambiate come sostengono i leghisti, e Radio Padania poteva continuare ad esistere ma anche di aumentare il fatturato. Nel 2006 Radio Padania incassava
appena centomila euro, nel 2007 il boom, il fatturato arriva a 1,5 milioni e nel 2008 si parla di quasi 2 milioni di euro. In mezzo c’è stata la Finanziara del 2005 dove un emendamento del solito Caparini ha regalato cinquecentomila euro a testa alle due radio comunitare. Ma quello delle frequenze è un gioco che non ha arricchito solo Radio Padania ma anche Radio Maria. In Lombardia infatti la Rai ha dovuto acquistare da Radio Maria per dieci milioni di euro le frequenze per la trasmissione dei programmi di Radio 2. Italia Oggi sostiene che nel 2013, grazie alla vendita di quattro frequenze Radio Padania Libera abbia incassato 420mila euro. Nel 2014 però la festa è finita perché il legislatore ha deciso di porre fine alla cuccagna leghista, dal 7 agosto 2014 infatti una circolare del Ministero ha definito illegittima l’occupazione di frequenze di fatto chiudendo i rubinetti di Radio Padania. Quindi dall’anno prossimo la radio della Lega Nord non potrà più contare sui soldi delle okkupazioni.
 

La ruspa di Salvini sulle antenne di Radio Padania

Se Radio Padania Libera dovesse chiudere sarebbe l’ennesimo fallimento delle politiche del lavoro in casa Lega, l’anno scorso infatti hanno chiuso prima la Tv della Lega, Tele Padania (1 luglio 2015) ed infine lo storico giornale La Padania (1 dicembre 2014). Anche nel caso di Radio Padania Salvini ha già promesso che farà il tutto e per tutto per salvare la storica emittente radiofonica, ma per ora non sembra che la Lega sia disposta ad aprire il portafoglio e a ripianare il bilancio. In fondo Salvini ha già il suo Facebook e il suo Twitter ed imperversa su tutti i canali televisivi radiofonici e nazionali. La Lega 2.0 del Capitano non ha più bisogno di un apparato di comunicazione obsoleto e costoso da mantenere, la guerriglia mediatica di Salvini usa armi leggere che gli consentono spostamenti rapidi da uno studio televisivo all’altro. La strategia di Salvini a livello nazionale si è già dotata di tutte le armi necessarie per poter fare tranquillamente a meno di Radio Padania che eventualmente potrà sopravvivere come Web Radio, sulla pagina Facebook di Matteo.

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