Bologna, quattro indagati per le presunte firme false M5S: c'è Marco Piazza

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-23

Si tratta di un’inchiesta che ipotizza a carico di quattro persone la violazione della legge elettorale in occasione delle Regionali 2014, un fascicolo nato da un esposto di due militanti

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Come a Palermo, anche a Bologna ci sono degli indagati per presunte irregolarità nella raccolta firme a sostegno del Movimento 5 Stelle. Si tratta di un’inchiesta che ipotizza a carico di quattro persone la violazione della legge elettorale in occasione delle Regionali 2014, un fascicolo nato da un esposto di due militanti. Il reato ipotizzato si riferisce all’articolo 90 del Dpr 570/1960, ovvero il testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali. Iscritti sul registro degli indagati sono un esponente locale del Movimento 5 Stelle, un attivista e due addetti alla raccolta delle firme. L’esponente locale del M5S sarebbe Marco Piazza. Piazza sarebbe chiamato in causa in qualità di certificatore, insieme ad un suo collaboratore e ad altre due persone. Tra le contestazioni, nel fascicolo del Pm Michela Guidi che ha coordinato le indagini dei Carabinieri di Vergato, c’è quella di aver autenticato firme non apposte in loro presenza oppure in luogo diverso rispetto al requisito di territorialità, oppure in mancanza della qualità del pubblico ufficiale. Gli altri tre indagati sono Stefano Negroni, Tania Fiorini e Giuseppina Maracino.

Quattro indagati per le presunte firme false M5S a Bologna

Il primo a commentare i fatti è Massimo Bugani, capogruppo M5S a Bologna e vicino a Davide Casaleggio: “Non c’è nulla, siamo sicuri, ho totale fiducia in Marco”, esordisce Bugani. “Non ho alcun dubbio sulla sua integrità”, dichiara . Se c’è stato qualche errore sarà “facilmente dimostrabile” che si è trattato di una semplice “coglionata” fatta “in buona fede” da qualche “fessacchione”, assicura il grillino. Allo stesso modo, si potrà dimostrare se invece c’e’ stata una “trappolina” ordita per “colpire me”, aggiunge Bugani, affermando che l’esposto da cui è nata l’inchiesta “forse è stato architettato ad arte da qualcuno”: cioè dai sostenitori dell’ex consigliere regionale pentastellato Andrea De Franceschi, citato esplicitamente da Bugani, che da quelle stesse elezioni del 2014 fu escluso perché indagato. Intanto, precisando che al momento con Piazza “non ho ancora parlato”, Bugani non esclude che il consigliere comunale possa autosospendersi: “Ne parleremo con i garanti, ci può stare per le regole del movimento, ma stiamo parlando – ribadisce il capogruppo – di una persona che correrà subito dagli inquirenti a dimostrare le sue ragioni e a chiedere cosa gli viene contestato, perché non lo sa”. Uno degli indagati, Stefano Negroni, conferma all’agenzia di stampa DIRE:  “Ho scoperto che sono tra gli indagati perché ero uno degli autenticatori – afferma Negroni – e ci tengo a sottolineare che ero anche colui che ha presentato in Tribunale le liste, quindi avevo tutte le firme in mano”. E se nell’esposto che ha dato il via all’inchiesta sembra si affermi che gli autenticatori non erano effettivamente presenti mentre si raccoglievano le firme, Negroni dice: “Ero al Mazzini la sera del Mazzini ed ero in piazza il giorno del firma day”, peraltro “con una giacca bianca”, giusto “per passare inosservato”. Negroni, poi, sottolinea: “Il nostro modo di raccogliere è sempre stato collegiale”, dunque “tutti ci hanno messo le mani e un errore ci può stare nel modo che abbiamo noi di lavorare, che è condiviso”. Di certo, però, tutto è stato fatto “alla luce del sole” e in questi giorni, commenta Negroni, ci sono “una serie di elementi curiosi” che stanno venendo fuori. Marco PIazza nel pomeriggio rompe finalmente il silenzio per dire la sua:  “Firme false a Bologna non ce ne sono. Questo è il messaggio che voglio darvi, almeno per quanto riguarda me, tutte le firme che ho preso, le ho prese lì. Non ci sono ricopiature o cose del genere. Ho letto tante cose sui giornali ma di ufficiale non so nulla. Attendiamo di vedere quale siano i capi di imputazione anche perché i quattro nomi iscritti nel registro degli indagati sono una composizione un po’ strana. Non riesco proprio ad immaginare su cosa stanno indagando. Io sono molto sereno – ha detto – Avevamo centinaia di firme in più che non avevamo depositato. Se c’è stata qualche irregolarità non ne ho idea, se mi hanno iscritto vedremo qual è, ma è stata in buona fede. Non ci serviva correre o ricorrere sotterfugi”. Il vicepresidente del consiglio comunale non ha ancora informato Grillo: “Non ne ho ancora avuto il tempo materiale. Ho informato, prima di tutto, i colleghi con cui lavoro – ha spiegato Piazza – cioe’, i presidenti di Commissione ed i capi gruppo. E mi sono rimesso al loro giudizio. Adesso il bene del Movimento 5 Stelle viene prima di tutto, anche in questa occasione vogliamo dare un segnale di trasparenza, coerenza e onesta’. Per questo faro’ qualunque cosa per il bene del Movimento”. In merito all’eventuale decisione di autosospensione “lo diro’ entro questo pomeriggio. Voglio ragionare con serenita’. Mi serve un po’ di tempo. Siamo trasparenti, lo siamo sempre stati. Non ci sono firme false – ha ribadito Piazza – e non ci sono state ricopiature. Non avevamo nessuna fretta ne’ alcun bisogno di fare cose strane”.

Cosa sappiamo dell’indagine

Dell’indagine sulle presunte firme false del MoVimento 5 Stelle a Bologna abbiamo parlato qui. La vicenda riguarda  la raccolta firme per le elezioni regionali del 2014. La vicenda per la verità era venuta già alla luce nell’ottobre di due anni fa – poco prima delle elezioni regionali – quando due attivisti di Monzuno, Stefano Adani e Paolo Pasquino depositarono un esposto per denunciare quelle che a loro dire erano le irregolarità compiute dal M5S nella raccolta delle firme per la presentazione delle liste elettorali. Un dossier piuttosto corposo, fatto di racconti, testimonianze dirette e prove circostanziate che secondo i due attivisti del Cinque Stelle dimostrava gli illeciti compiuti durante le fasi di presentazione delle liste. Dopo due anni di indagini sul materiale raccolto ora i Carabinieri sono in procinto di consegnare alla Procura di Bologna un rapporto conclusivo che potrebbe anche dare il via ad un procedimento giudiziario. Quattro gli episodi irregolari inizialmente denunciati, ma non è noto di sapere se nel frattempo dalle indagini dei Carabinieri sono emersi altri casi. Il più eclatante è quello della raccolta firme effettuata durante Italia a 5 Stelle al Circo Massimo a Roma che si svolse il 10 11 e 12 ottobre 2014. In quell’occasione in alcuni banchetti allestiti dagli attivisti dell’Emilia Romagna vennero raccolte le firme per le candidature; firme irregolari dal momento che sono state raccolte al di fuori del territorio di riferimento. Altri tre episodi invece sono locali e riguardano l’assenza del pubblico ufficiale che ha il compito di certificare la veridicità e l’autenticità delle sottoscrizioni: due episodi riportati sono accaduti a Bologna (nel circolo Mazzini, uno dei luoghi deputati alle riunioni degli attivisti, e durante il “Firma Day”) mentre l’ultimo si è verificato durante una campagna di raccolta firme a Vergato, sull’appennino tosco-emiliano. In questi mesi le forze dell’ordine hanno sentito numerosi testimoni ai quali è stato chiesto di riconoscere la propria firma, di indicare dove e quando è stata apposta e soprattutto di confermare se tutta la procedura si è svolta in presenza o meno del certificatore ufficiale. Nel 2014 la notizia di queste irregolarità e dell’esposto “fatto in casa” creò più di qualche malumore all’interno del MoVimento, con Massimo Bugani (uno dei fedelissimi di Grillo) che aveva annunciato di voler querelarei due attivisti che avevano compilato il dossier (ma ai due non è mai arrivato nulla). Bugani infatti era uno dei due certificatori (l’altro doveva essere Marco Piazza) assenti durante la raccolta al Mazzini e quella di qualche giorno dopo al Firma Day. Qualche tempo fa un articolo su Repubblica Bologna portava alla luce un altro aspetto della vicenda: si trattava dell’indicazione a non commentare sia online che con la stampa la notizia dell’esposto. L’ordine, diffuso via mail nell’autunno 2014, è riportato in una serie di email circolate ad inizio novembre di quell’anno dopo la diffusione della notizia riguardo l’esposto presentato da Adani e Pasquino. In una prima mail, inviata l’1 novembre si invita a NON rispondere ad alcun tipo di domanda o commento sull’argomento dell’esposto “per non contribuire a nostra volta a dare visibilità ad un evento che si vuole strumentalizzare, invece che lasciare che trovi soluzione seguendo il naturale percorso istituzionale“. Insomma,  poco più che un invito – in vista delle elezioni – stare allineati e coperti per evitare il fuoco nemico. Una delle risposte a questa email, che pare sia circolata non tra gli attivisti ma tra le “alte sfere” del MoVimento in Emilia Romagna qualcuno rispose aggiungendo una considerazione circa il trattamento da riservare ai due attivisti di Monzuno:

per quanto se lo meriterebbero sarebbe molto più saggio NON espellerli fino alla data delle elezioni, per non trasformarli da vigliacchi ad eroi.

Per inciso i due attivisti, minacciati di querela da Bugani (querela che non è mai stata depositata), non sono mai stati espulsi dal MoVimento. A proposito della vicenda delle email Stefano Adani ha scritto qualche tempo fa un post su Facebook

Oggi leggo su Repubblica di una mail che mi riguarda.
Premesso che non mi sentirò mai un vigliacco per aver denunciato quello che secondo me era un reato, poi sarà la magistratura a decidere se in effetti lo era o meno ( anche se indiscrezioni di stampa di questi giorni fanno supporre che avessi visto bene)
Premesso che i controlli in occasioni delle raccolte firme eravamo noi del M5S a farli agli altri, primi a puntare il dito e urlare quando verificavamo irregolarità
Premesso che le censure, richieste di silenzio, richieste di oblio mi hanno sempre fatto schifo e ogni volta che mi sono arrivate…ho urlato più forte!
Premesso che non è stato necessario espellermi ” dopo le elezioni” ( per non turbare la campagna elettorale) me ne sono andato io prima.
Saluti omertosi a tutti i grillini che leggeranno questo mio post.

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Uno degli episodi contestati è la raccolta firme per le regionali dell’Emilia Romagna avvenuta a Roma durante l’evento al Circo Massimo si svolse il 10, 11 e 12 ottobre 2014. In quell’occasione in alcuni banchetti allestiti dagli attivisti dell’Emilia Romagna vennero raccolte le firme per le candidature; firme irregolari dal momento che sono state raccolte al di fuori del territorio di riferimento. Una delle prove è l’immagine qui sopra dove si vede un’attivista del M5S confermare di essere a Roma (presumibilmente all’interno di uno dei gazebo della sezione regionale del MoVimento) a raccogliere le firme. Un’altra prova invece è uno screenshot di uno scambio avvenuto proprio sulla bacheca di Massimo Bugani in un post che invitava a recarsi a firmare per la presentazione della lista alle regionali.


Sotto al post di Bugani un attivista commenta annunciando con entusiasmo di aver firmato già al Circo Massimo, commento al quale anche lo stesso Bugani ha messo il “mi piace”.
 
 

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