Quanto costa all'Italia il piano per la Grecia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-07-16

L’utilizzo di ESM e EFSM non ha impatto sul debito pubblico. Ma la ristrutturazione del debito e un suo taglio potrebbero averlo. Il riscadenzamento sostanziale è richiesto dal Fondo Monetario Internazionale. E lì bisognerà far bene i conti

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Un paio di giorni fa avevamo notato che il piano dell’Europa per la Grecia non ha una quota parte per l’Italia perché, ad oggi, il meccanismo che vuole utilizzare l’Eurosummit è l’EFSM e non l’ESM (come si scrisse). E infatti, spiega oggi Isabella Bufacchi sul Sole 24 Ore, il ricorso al fondo salva-Stati garantito dal budget europeo non aumenterà il debito pubblico. Il programma di aiuti tramite ESM invece, spiega sempre oggi il Sole, se dovesse essere finalizzato con un finanziamento da parte del meccanismo europeo di stabilità pari a 50 miliardi o anche più, non farà lievitare il debito pubblico italiano. Quindi per ora nessun impatto per il sostegno finanziario alla Grecia per i conti pubblici italiani. Ma un costo lo avranno, se andranno in porto, le ipotesi di ristrutturazione del debito così come l’Italia avrà perdite in caso di taglio netto del debito.
 
QUANTO COSTA ALL’ITALIA IL PIANO PER LA GRECIA

Spiega infatti il quotidiano che l’Italia intanto rischia il taglio netto in quota proporzionale dello stock del debito dopo le richieste sempre più esplicite del Fondo Monetario Internazionale nei confronti dell’Europa. Sia la possibilità di estensione delle scadenze sia quella del differimento del pagamento degli interessi avrebbero un impatto sui conti pubblici dell’Italia come di tutti gli altri paesi europei che hanno prestato alla Grecia.

Estendere le scadenze, differire nel tempo il pagamento di interessi o il rimborso di capitale è un’agevolazione che il creditore concede al debitore e ha un costo, perché rende il prestito meno conveniente in termini di rendimento e quindi ne diminuisce il cosiddetto “valore attuale netto”, il valore rispetto ai tassi di mercato. Il taglio del debito, l’haircut, ha invece un impatto immediato sul creditore che si assume all’istante una perdita sul capitale investito perché non gli verrà rimborsato: ma quello che propone l’Fmi, l’haircut. non è praticabile perché, come scandito ieri a chiare lettere dal portavoce dell’Efsf/Esm, «i capi di Stato e di governo hanno puntualizzato nel comunicato sulla Grecia che tagli sul valore nominale del debito, haircut, non saranno fatti».
L’urgenza del prestito ponte è presto spiegata: la Grecia deve ripagare puntualmente e integralmente il 20 luglio 3,5 miliardi di titoli di Stato detenuti dalla Bce (2 miliardi) e dalla Banca centrale greca (1 miliardo) più interessi. Il bridge loan quindi evita il default, evento che farebbe crollare a catena il valore di tutti i titoli di Stato greci che sono il collaterale utilizzato dalle banche greche come garanzia per finanziarsi presso l’Eurosistema (la Bce e le banche centrali nazionali, dunque anche quella greca): le garanzie diventerebbero carta straccia e le banche greche sarebbero portate al collasso.

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Quanto costa all’Italia il piano per la Grecia (Il Sole 24 Ore, 16 luglio 2015)

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Quanto costa all’Italia il piano per la Grecia (Il Sole 24 Ore, 16 luglio 2015)

 
Il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, intravede qualche spiraglio sulla possibilità di una ristrutturazione del debito greco. “Ho un po’ di speranza – ha detto la Lagarde in un’intervista alla Cnn – perché circa un paio d’ora fa ho sentito voci piu’ positive verso il principio della ristrutturazione del debito”. Le dichiarazioni arrivano dopo la clamorosa bocciatura del piano di salvataggio di Atene concordato con i creditori annunciata dell’istituzione di Washington. “Ciò che abbiamo detto a tutti e’ che occorre alleggerire il fardello (del debito) per consentire al Paese – ha rimarcato – di dimostrare di potersi mettere su un sentiero sostenibile”.
 
COSA SUCCEDE IN EUROLANDIA 
Quindi senza prestiti bilaterali per ora i conti pubblici italiani non corrono rischi. Ma tutto dipende dalla strada che prenderà la ristrutturazione del debito greco in futuro. Così come è facile immaginare che Irlanda e Portogallo, che hanno stipulato contratti per prestiti simili, si facciano sentire in Europa una volta approvate le nuove condizioni per la Grecia.

L’Efsf ha emesso bond per aiutare Irlanda, Portogallo e Grecia e il debito pubblico italiano è salito di conseguenza di 36 miliardi circa. L’allungamento ulteriore delle scadenze e dei periodi di grazia sul debito pregresso della Grecia con i creditori “official” o addirittura un haircut, che vedrebbe l’Italia coinvolta con un prestito bilaterale alla Grecia per 10,2 miliardi e come garante degli Efsf-bond per 25,7 miliardi, può avere sì un impatto sui conti pubblici: ancor di più nel caso di taglio netto e riduzione del debito greco.

L’esecutivo Ue ha poi proposto di utilizzare gli interessi dei bond greci detenuti dalla Bce (Smp) come garanzie per evitare perdite ai paesi. Con un ok degli sherpa dell’Ecofin, lo sblocco formale dei fondi potrebbe essere fatto rapidamente tramite procedura scritta, cioè senza convocare riunioni. Altrimenti saranno necessarie nuove consultazioni. Il convitato di pietra, in ogni caso, resta il crescente debito pubblico greco, che secondo il Fmi raggiungerà il 200% nei prossimi due anni. Anche la Commissione Ue ha espresso “serie preoccupazioni” per la sua sostenibilità, chiedendo nella sua analisi un “riscadenzamento del debito molto sostanziale”. E su pressione della minaccia dell’abbandono della Troika da parte del Fmi, oltre al premier britannico David Cameron, anche il francese Manuel Valls ha assicurato che i partner europei seguiranno l’auspicio del Fmi ed effettueranno un “re-profiling”. E una un’ulteriore apertura è arrivata dalla Germania, che ha parlato di “elemento che si può riconsiderare”. La preoccupazione per la Grecia però resta alta anche negli Usa. Il presidente della Fed Janet Yellen ha parlato di “situazione difficile”. E il segretario al tesoro Jacob Lew è volato in Europa per incontrare i decisori chiave della crisi greca, il presidente della Bce Mario Draghi, che dovrà pronunciarsi domani sulla liquidità d’emergenza alle banche greche, e i ministri delle finanze di Francia e Germania Michel Sapin e lo ‘spietato’ Wolfgang Schaeuble. L’Eurogruppo sarà chiamato, sempre domani, a valutare in una tele conferenza l’esito del difficile voto al parlamento greco, proprio in queste ore, del pacchetto di riforme in linea con quelle richieste dall’Eurosummit: la sua approvazione è ‘conditio sine qua non’ per il via libera ai negoziati sul terzo programma di aiuti.

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