Quando le banche in Grecia si fecero salvare… dai cittadini europei

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-07-02

«Salvate la gente, non le banche», era uno degli slogan più in voga all’epoca. Repubblica torna oggi sui salvataggi di Atene

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Oggi anche Repubblica pubblica uno specchietto che riepiloga l’indebitamento della Grecia e come è cambiato dal 2011 al 2015. Nel confronto tra le due infografiche si può già apprezzare il travaso accaduto dopo gli accordi tra Europa e Atene, che hanno caricato i governi dell’Unione Europea (e quindi i cittadini di quegli Stati) mentre prima i creditori erano molto diversi.

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L’infografica di Repubblica sui debiti della Grecia nel 2011

 
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L’infografica di Repubblica sui debiti della Grecia nel 2015

 
 
Tuttavia i conti si potrebbero fare in modo diverso, e più realistico. È quello che ha fatto il Sole 24 Ore il 19 febbraio scorso, partendo da quanto accaduto nel 2009 e quindi mostrando che  i soldi pubblici hanno permesso alle banche d’Oltralpe di uscire dall’esposizione nei confronti di Atene, caricandola sugli Stati europei e distribuendola «equamente» – si fa per dire – anche tra i paesi come l’Italia.
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L’infografica del Sole 24 Ore sul salvataggio della Grecia nel 2009

COSÌ LE BANCHE IN GRECIA SI SONO FATTE SALVARE DALL’EUROPA
Tutto parte dalla fine del 2009, quando cominciano gli allarmi sulla Grecia: all’epoca gli istituti di credito in Francia e Germania erano i più esposti nei confronti di Atene, con un’esposizione rispettivamente di 78,8 miliardi e 45 miliardi. Le banche italiane, solo per fare un confronto, erano invece a quota 6,8 miliardi mentre le spagnole raggiungevano quota 1,2. Nel maggio 2010 il salvataggio della Grecia impone di mettere le mani nelle tasche del contribuente europeo, e la stessa cosa accade nel 2012. E così, sommando tutti gli strumenti finanziari, si arriva alla situazione odierna, quando i creditori diventano gli Stati: la Germania per 61 miliardi, la Francia per 46, l’Italia per 40,8. Nel frattempo le banche tedesche riducono la loro esposizione a 13 miliardi e quelle francesi a 1,8. E così, ricordava Morya Longo all’epoca sul Sole, l’esposizione privata di Atene è diventata pubblica. E in modo non uniforme, visto che mentre per la Germania l’esposizione complessiva prima era pari a 78 miliardi (di soldi delle banche), ora è di 48 miliardi (di soldi pubblici), per l’Italia dai 6,8 miliardi (di soldi delle banche) si è arrivati a 42 (quasi esclusivamente pubblici). «Salvate la gente, non le banche», era uno degli slogan più in voga all’epoca. Aveva ragione. All’epoca sulla storia tornò anche il Corriere della Sera:

Si chiamano Herr Schmidt, Monsieur Dupont, Signor Rossi e Señor Garcia. Sono i contribuentistandard dell’Eurozona.E sono diventati anche i principali creditori di Atene. Passati da un saldo nullo alla fine del 2009 a un credito di 204 miliardi di euro nel settembre del 2014. Nello stesso periodo, invece, l’alta finanza delle grandi banche ha seguito la direzione opposta: il suo credito è sceso da 153 a 18 miliardi di euro, con un calo dell’88%. I numeri — riferiti alle sette principali nazioni dell’Eurozona: Germania, Francia, Italia e Spagna, ma anche Austria, Paesi Bassi e Belgio — raccontano la metamorfosi del debito greco in questi cinque anni di crisi.
Prima i creditori più esposti erano le banche, adesso sono i bilanci pubblici nazionali. Allafine del 2009 i pesanti allarmisui conti pubblici greci hanno portato sotto le luci della ribalta il dramma ellenico. Poi, dopo una serie di salvataggi pubblici, gran parte dell’esposizione greca di molte banche è stata trasferita ai paesi dell’Eurozona. Per l’alta finanza è stato in parte un alleggerimento, in parte l’effetto della ristrutturazione del 2012, quando il valore del credito degli investitori privati è stato tagliato,e non poco.

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