Quando i terroristi sono bianchi e cristiani

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-11-30

Le cliniche incendiate. Gli attacchi alle chiese. Le bombe nei bar per lesbiche. Le stragi effettuate per favorire «la rinascita cristiana dell’Europa». Il terrorismo di destra e cristiano ha fatto più morti di quello islamico negli Stati Uniti dopo l’11 settembre. Eppure nessuno chiede ai cattolici di scusarsi e dissociarsi. Chissà perché

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La benzina versata sotto la porta sul retro e incendiata per quattro volte. L’acido butirrico (quello utilizzato per le fialette puzzolenti) fatto passare nel condotto di areazione dell’edificio. Due cherry bombs lasciate all’ingresso che hanno fatto saltare in aria la porta. I colpi di pistole e fucili contro le finestre di notte. Questo non è il racconto di un assedio medioevale (anche se ci somiglia molto) ma la serie di intimidazioni che ha subito sulla sua pelle (e ha raccontato su Twitter) Bryn Greenwood, nei tre anni in cui ha lavorato in una clinica di Planned Parenthood nel Kansas, prima dell’attacco di Robert Lewis Dear in Colorado che ha lasciato a terra tre morti prima di essere convinto ad arrendersi dalla polizia del Colorado. Il terrorismo di destra e cristiano ha fatto più morti di quello islamico negli Stati Uniti dopo l’11 settembre; dei 26 attacchi dopo l’11 settembre arrivati da terroristi in gruppo o singoli, 19 sono stati condotti da non musulmani. Eppure non ci sono americani bianchi a Guantanamo per questo, e nessuno si sogna di chiedere ai rappresentanti dei credo cristiani di chiedere scusa per questo orrore, visto che molti dei terroristi in questione hanno dichiarato di aver agito per conto di Dio. Perché?

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I dati della New America Foundation sul terrorismo negli USA

Quei terroristi dei cristiani bianchi

Consideriamo anche un altro aspetto. Il Washington Post oggi segnala che dopo la strage di Dylan Roof nella chiesa di Charleston la polizia ha arrestato il 19enne senza incidente, gli ha comprato un hamburger e ha descritto il white supremacist come calmo e tranquillo dopo i fatti. La stessa cosa è successa a Timothy McVeigh e James Holmes, presi vivi e giudicati in tribunale dopo le stragi. Mentre è difficile togliersi dagli occhi le immagini di Jason Van Dyke che scende dall’auto della polizia e spara 16 colpi di pistola contro Laquan McDonald, 17enne armato – così raccontano le cronache – di coltello. Non aveva nemmeno quello Tamir Rice, soltanto 12enne. Ed è difficile non rendersi conto che i poliziotti che riescono a far ragionare un serial killer convincendolo ad arrendersi e consegnarsi vivo sono gli stessi che poi non riescono a distinguere una pistola giocattolo da una vera. Troppe coincidenze per non pensare che se sei un sospettato e sei bianco hai discrete probabilità di salvare la pelle se incontri la polizia. Se sei nero a volte non è nemmeno necessario che tu sia sospettato per perdere la vita in America. L’hashtag #whiteterrorism raccoglie le proteste su Twitter sul terrorismo bianco che uccide su base razziale. E anche l’Europa non è esente da questa follia: poco prima della strage di Utoya Anders Breivik mise online un testo di 1500 pagine volto ad esporre le motivazioni del suo gesto e ad incastrare quest’ultimo in un più generale progetto di “rinascita cristiana dell’Europa”.

Breivik si definisce conservatore, nazionalista, cristiano ed anti-islamico. è convinto che il Vecchio Continente sia sotto lo stretto controllo della censura “marxista e multiculturalista”, che ha come riferimento istituzionale l’Unione Europea. Breivik prospetta come unica soluzione una nuova crociata che porti nel 2083 ad una rivoluzione anti-islamica capace di “liberare” le nazioni europee dalla presenza musulmana.
Secondo Lettera 43 “i soldati di Breivik sono a favore del nazionalismo, della crociata pan europea, del conservatorismo, del monoculturalismo, del patriarcato e di Israele”. Il giovane norvegese in passato è stato membro del Partito del Progresso, la principale forza politica populista e xenofoba del paese, da lui abbandonata perché giudicata troppo moderata.

Il 57enne Robert Lewis Dear, il killer che ieri ha fatto irruzione in una clinica per gli aborti a Colorado Springs, dove ha ucciso 3 persone e ne ha ferite nove, si è lasciato sfuggire dopo l’arresto una frase che suonava più o meno così: “Ora la smetteranno di vendere pezzi di bambini”. La genesi della frase è probabilmente collegata al video girato undercover dal Center for Medical Progress, un gruppo antiaborto che spacciandosi per rappresentanti di una società di ricerche biomedica ha intervistato e diffuso le affermazioni di Deborah Nucatola, direttrice dei servizi medici di Planned Parenthood. Al centro della conversazione c’era la richiesta dei militanti del Center di ottenere tessuti fetali a scopo di ricerca e se Planned Parenthood si facesse pagare per il servizio. Nella conversazione con i militanti, la donna afferma infatti che «Planned Parenthood è molto, molto attenta» a evitare di dare questa impressione e si limita a farsi rimborsare eventuali costi sostenuti, «ad esempio per spedire i tessuti». Ma una frase carpita nella conversazione della Nucatola e tolta dal contesto della discussione – «Fegato e polmoni di feto sono i più richiesti» – aveva costituito il pretesto per montare una polemica con le dichiarazioni presentate con questo titolo: “Planned Parenthood Uses Partial-Birth Abortions to Sell Baby Parts”.

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Foto da: SPC, radical traditional catholicism

Nel nome di Dio, non importa quale

Nel database della SPLC (Southern Poverty Law Center) è possibile ricostruire l’attività di tanti gruppi terroristi di ispirazione cristiana. Come The Army of God, che nel 1982 rapì un medico abortista e sua moglie e piazzò bombe in sette cliniche abortiste tra Maryland, Virginia e Washington DC, facendo anche esplodere una bomba in un bar per lesbiche ad Atlanta. Oppure la Phineas Priesthood, che è composta da membri di religioni differenti che però propugnano la superiorità della razza bianca: anche loro hanno lasciato esplosivi in cliniche che praticano l’aborto. Interessanti anche i Concerned Christians:

È un culto apocalittico cristiano, fondato nel 1980 dal pastore Monte “Kim” Miller a Denver. L’obiettivo di questa organizzazione religiosa violenta è quello di convertire i musulmani al Cristianesimo. Così, se le parole vengono lasciate ai predicatori, il gruppo ha preferito cercare la strada della violenza. Nel 1999 i funzionari dell’intelligence israeliana arrestarono 14 membri del CC a Gerusalemme, perché sospettati di tramare attacchi intimidatori contro i fedeli musulmani. Nel 2008 la Denver KUSA-TV ha dichiarato che i membri dell’organizzazione avevano abbandonato tutto, cercando di nascondersi lontano dalle proprie abitazioni. Secondo l’emittente, anche lo stesso Miller sarebbe latitante da più di dieci anni.

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Infografica da The Week

Il terrorismo radicale cattolico è anche antisemita; la Chiesa ne ha scomunicato gli esponenti negli anni. Eppure è ancora in guerra per conto di Dio. L’estremismo cristiano ha colpito in tante altre parti del mondo, spesso facendo vittime tra gli stessi cristiani. L’Irlanda del Nord e l’India hanno vissuto tante storie di violenza, così come l’Africa Occidentale, dove la Lord’s Resistance Army reclutava bambini soldato per uccidere in neme di Gesàù. La Hutaree, che reclutava miliziani in Michigan, possedeva un deposito di armi più ampio di tutti quelli posseduti dai terroristi musulmani che hanno colpito in America. Così come i numeri spiegano come la maggior parte degli attacchi terroristici in Europa non ha motivazioni religiose, mentre negli Stati Uniti fino all’anno scorso i terroristi islamici erano responsabili del 6 per cento degli attacchi. Eppure nessuno chiede al Papa o ai Protestanti di dissociarsi dagli attacchi. Forse perché quando sono bianchi e cristiani che il loro credo religioso sia frutto di una decodifica aberrante è evidente. Quando sono neri e musulmani, meno.
 

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