Quando gli uomini di Twitter se la prendono per un tweet sullo stupro

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-03-30

Sarah Silverman posta una battuta sul modo di prevenire gli stupri e gli uomini si indignano. Qualcuno ovviamente dirà che “se l’era cercata” ma la verità è un’altra

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Qualche giorno fa ha fatto molto discutere un tweet di Sarah Silverman sui “dieci consigli per prevenire gli stupri”. I giornali di mezzo mondo hanno dedicato decine di articoli alle reazioni scomposte dei commentatori che non avevano colto il senso ultimo dell’immagine postata dalla Silverman sul suo profilo Twitter.


OH THE IRONY
La lista raccoglie una serie di ironici consigli utili per gli uomini qualora avessero intenzione di commettere uno stupro e include suggerimenti come “Usa un fischietto anti stupro. Se credi di essere sul punto di stuprare qualcuno, usa il fischietto finché qualcuno non viene a fermarti”

Forse così si capisce il senso della battuta sul fischietto..
Forse così si capisce il senso della battuta sul fischietto..

oppure “Se sei in ascensore ed entra una donna, non stuprarla”. Naturalmente non manca l’appunto sul non “mettere droghe nei drink“. La lista è in circolazione da qualche anno e per chi non lo avesse capito fa del sarcasmo sui consigli dati alle donne per evitare di farsi stuprare. Avete mai sentito quello di farsi sempre accompagnare da un’amica o il classico, non vestirti in un certo modo perché così dai un pretesto per essere stuprata. Ecco, sono cose così che questa lista stigmatizza e mette in ridicolo. Dal momento poi che la maggior parte degli stupri (anche quelli sugli uomini eh!) sono commessi dagli uomini mi pare naturale che ci si rivolga a questi ultimi. In fondo ci sarebbe da indignarsi di più per i consigli, seri, dati alle donne che si possono riassumere con un “evitate di farvi stuprare” che per il tweet della Silverman. Che non dice che tutti gli uomini sono potenziali stupratori, ma che spetta agli uomini fermare gli stupri cambiando quella mentalità che rende gli stupri possibili (altrove la chiamano rape culture). Di sicuro la Silverman ha toccato un nervo scoperto, a giudicare dal tono di certi commenti:
Eh già...
Eh già…

Centinaia di uomini offesi da un tweet sullo stupro non si erano visti nemmeno nei commenti alle storie (vere) di stupro..
silverman stupro tweet - 2
E la storia va avanti così, tra opposti estremismi e persone che hanno capito il punto del problema: che solo gli uomini possono fermare gli stupri. Un’altra interessante conseguenza del tweet della Silverman (che è un RT dall’account The Texpatriate) che forse non è stata compresa del tutto dalle diverse femministe che sono intervenute nel dibatto è che si può scherzare sullo stupro, un po’ come si può scherzare su qualsiasi cosa. Lo diceva George Carlin qualche tempo fa.

Sarah Silverman stessa lo ha fatto diverse volte nei suoi spettacoli (e della bontà del suo impegno a favore dei diritti delle donne non si può certo dubitare), e di sicuro per le “vittime” della battuta la cosa è meno divertente che per gli altri ma questa è la regola del gioco.
 
LE PIÙ COMUNI FALSE AFFERMAZIONI SULLO STUPRO
L’altro lato dello scherzo sono però le cose vere che si dicono per giustificare e minimizzare lo stupro. Vox ci ha fatto un pezzo qualche giorno fa con un’altra lista, quella dei falsi miti che riguardano lo stupro. Si inizia dall’affermazione secondo la quale la maggior parte di denunce di stupri sono false (in realtà pare che si tratti di meno del 10% del totale dei casi di stupro) che mina a mettere in dubbio la credibilità di tutte le vittime e non solo di quelle poche che “inventano” di essere state stuprate. La questione va di pari passo con la credenza secondo la quale le vittime di stupro si recano immediatamente dalla polizia, mentre chi se lo inventa ci va qualche tempo dopo (oppure non ci va affatto). Naturalmente un simile modo di pensare non tiene conto dei fattori psicologici che entrano in gioco nella vittima, la paura di essere etichettata come una puttana (visto che c’è chi dice che quelle che vengono stuprate se lo meritano) la vergogna, la paura di non essere credute, lo stress dovuto al trauma o semplicemente il non riuscire a trovare la forza di affrontare il proprio aguzzino durante il processo. C’è poi l’annosa questione riguardante il modo di vestire, troppo “provocante”, che sarebbe la principale causa dei crimini di violenza contro le donne. Una credenza che, oltre a colpevolizzare ingiustamente la vittima rovesciando su di lei una parte della responsabilità per quello che le è successo è anche falsa. Come mostra un’iniziativa diffusasi via Twitter di alcune donne che hanno descritto cosa stavano indossando nel momento in cui hanno subito la violenza sessuale. Senza considerare il fatto che in molte occasioni lo stupro è un crimine premeditato quindi poco importa per lo stupratore come fosse vestita la sua vittima. Quarto falso mito sullo stupro: lo stupratore è una persona che non è riuscita a controllare la sua eccitazione; di nuovo è un corollario di quanto detto riguardo all’abbigliamento. Senza contare che la correlazione tra eccitazione sessuale e aggressione non è automatica anche perché lo stupro non è un atto sessuale “passionale” ma l’espressione del desiderio di esercitare il proprio potere sulla vittima (come nel caso di altri crimini violenti).
stupro meme - 1
Altra opinione diffusa è che non ci possa essere stupro se due persone hanno avuto già rapporti consensuali in passato (o se la vittima si è recata di sua volontà dall’aggressore). È evidente come il consenso non sia un qualcosa che viene concesso una volta per tutte e che quindi non si può incolpare la vittima per aver “dato confidenza” al suo potenziale aggressore. Insomma è la solita vecchia storia del “in fondo se l’era cercata”. Arriviamo ad uno dei punti toccati anche dal tweet di Sarah Silverman: l’idea secondo la quale gli stupri avvengano solo in particolari luoghi (malfamati, malfrequentati, sordidi) e quindi solo alle persone che li frequentano (con il conseguente giudizio morale). La verità è che gli stupri possono avvenire ovunque e capitare a chiunque e solo perché sui mass media fanno più scalpore un certo tipo di stupri (quelli commessi da estranei) non vuol dire che non ve ne siano altri (in cui ad esempio lo stupratore è un amico o un collega di lavoro).
stupro alcool
L’idea che se una persona è troppo ubriaca per negare il consenso (o non è in condizione di darlo) allora significa che non si tratta di stupro va di pari passo con il pensiero che se la vittima non reagisce e non cerca di difendersi o scappare allora non è violenza sessuale. Ovviamente in entrambi i casi si parla di stupro, nel primo perché l’alcool (o le droghe) non sono che uno strumento (come la minaccia delle armi o di un coltello) per poter stuprare una vittima. Nel secondo caso perché le risposte delle vittime di stupro mentre viene perpetrato il crimine sono diverse e non c’è un unico modello di reazione. Ci sarà chi cercherà di difendersi e chi invece si arrenderà per timore di essere uccisa. Sostenere che quest’ultima reazione sia un segno che non si è trattato di uno stupro ci fa tornare di nuovo alla casella uno: incolpare la vittima. Infine, lo sapevate che anche gli uomini (seppure in una percentuale molto minore che le donne) possono essere stuprati e non solo in prigione e non solo da altri uomini?
Foto copertina via Twitter.com

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