Quando c'era Gheddafi le stragi arrivavano in orario

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-02-16

Siccome si stava sempre meglio quando si stava peggio e ai tempi di Mussolini i treni arrivavano in orario, sta facendo furore un’intervista del colonnello Muhammar Gheddafi rilasciata nel marzo 2011 al Corriere della Sera. Leggiamola tutta, però

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Siccome si stava sempre meglio quando si stava peggio e ai tempi di Mussolini i treni arrivavano in orario, sta facendo furore oggi la rilettura a posteriori di questa intervista del colonnello Muhammar Gheddafi rilasciata nel marzo 2011 al Corriere della Sera, nella quale il simpatico beduino diceva cose che oggi sembrano profetiche: «Cerco di farmi capire: se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione, a Bin Laden, a gruppuscoli armati. Migliaia di persone invaderanno l’Europa dalla Libia. Bin Laden verrà ad installarsi nel Nord Africa e lascerà il mullah Omar in Afghanistan e in Pakistan. Avrete Bin Laden alle porte[…] Ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo. La Sesta Flotta americana sarà attaccata, si compiranno atti di pirateria qui, a 50 chilometri dalle vostre frontiere. Si tornerà ai tempi di Barbarossa, dei pirati, degli Ottomani che imponevano riscatti sulle navi. Sarà una crisi mondiale, una catastrofe che dal Pakistan si estenderà fino al Nord Africa».
 
QUANDO C’ERA GHEDDAFI LE STRAGI ARRIVAVANO IN ORARIO
La lettura selettiva ci impedisce di osservare che in mezzo a svariate amenità raccontate dal colonnello per spiegare la sua visione geopolitico-psichedelica («I giovani non conoscevano Al Qaeda. Ma i membri delle cellule forniscono loro pastiglie allucinogene, vengono ogni giorno a parlare con loro fornendo anche denaro. Oggi i giovani hanno preso gusto a quelle pastiglie e pensano che i mitra siano una sorta di fuoco d’artificio»), ci sono anche perle di questa fattura:

Alle democrazie non piacciono i regimi che sparano sulla propria popolazione…
«Non ho mai sparato sulla mia gente! E voi non credete che da anni il regime algerino combatte l’estremismo islamico facendo uso della forza! Non credete che gli israeliani bombardano Gaza e fanno vittime fra i civili a causa dei gruppi armati che si trovano lì? Non sapete che in Afghanistan o in Iraq l’esercito americano provoca regolarmente vittime fra i civili? Qui in Libia non abbiamo sparato su nessuno. Sfido la comunità internazionale a dimostrare il contrario».
Gli americani minacciano di bloccare i suoi beni bancari…
«Quali beni? Sfido chiunque a dimostrare che io possegga un solo dinaro! Questo blocco dei beni è un atto di pirateria, fra l’altro imposto sul denaro dello Stato libico. Vogliono rubare denaro allo Stato libico e mentono dicendo che si tratta di denaro della Guida! Anche in questo caso, che ci sia un’inchiesta, affinché sia dimostrato a chi appartengono quei soldi. Quanto a me, sono tranquillo. Posseggo solo questa tenda».

…delle quali vale la pena verificare l’attendibilità: ad esempio, ci sarebbe quella faccenducola emersa un paio di mesi dopo, riguardante l’incriminazione del rais per crimini contro l’umanità:

Le prove raccolte contro il rais dimostrano che Gheddafi ha «personalmente ordinato» di colpire la popolazione civile: lo ha detto il procuratore della Corte penale internazionale Luis Moreno Ocampo, citando episodi precisi di violenza commessi contro partecipanti a funerali o a persone che uscivano dalla moschee.
Le prove dimostrano che le violenze «vengono pianificate in apposite riunioni» e compiute anche contro presunti colpevoli – le cui liste vengono preparate su ordine di Gheddafi – che vengono «arrestati, imprigionati e torturati e poi spariscono nel nulla».
Per il procuratore, il colonnello ha compiuto e sta tuttora compiendo questi crimini «per preservare il suo potere assoluto», che esercita ricorrendo «sistematicamente» alla paura. I complici più diretti del disegno criminale di Gheddafi – è l’accusa del procuratore – sono il figlio Saif al-Islam e il capo dei servizi libici Abdullah al-Senussi. Anche per questi due responsabili. Moreno Ocampo ha chiesto ai giudici un mandato di cattura, con la stessa incriminazione di quella del rais: crimini contro l’umanità.


I BEI TEMPI DELLA BUONANIMA
Facezie, piccolezze, brodeghezzi, potacci. Nulla di che, insomma. D’altronde i morti dell’infame ISIS valgono certo di più di quelli del colonnello morto nell’ottobre 2011. Su cui a giugno di quell’anno il Guardian aveva pubblicato un dossier. Un documento che raccontava come il colonnello avesse detto alle sue forze armate di lasciar morire di fame la popolazione di Misurata durante l’assedio, oppure di uccidere i ribelli feriti in diretta e aperta violazione della Convenzione di Ginevra: tra i documenti ci sono anche i piani per bombardare le città libiche che si ribellavano, e anche messaggi in cui Gheddafi in pirzona pirzonalmente diceva che il mare doveva diventare da azzurro a rosso. Come l’ISIS, insomma, ma vuoi mettere con l’ISIS?
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Quei documenti dimostrano inoppugnabilmente che il comportamento di Gheddafi era perfettamente identico a quello dell’ISIS, a parte il fondamentalismo islamico che il colonnello amava utilizzare a fasi alterne, come spauracchio per l’Occidente. Mentre il tesoro di Gheddafi accumulato, tra l’altro, anche in Italia, ammontava a «Villette e terreni a Pantelleria, appartamenti a Roma, Milano e in Sardegna, quote azionarie in Fiat, Juventus, Finmeccanica, Eni e Unicredit. Le ricchezze accumulate dalla famiglia di Gheddafi in Italia valgono circa 2 miliardi di euro». In totale, calcolava Al Arabiya, il totale del patrimonio di Gheddafi, quel sant’uomo, ammontava a 200 miliardi di dollari. Uccideva, rubava, compiva stragi per perpetuare il suo potere. Poi ci sarebbero da raccontare anche gli stupri. Nostaglia canaglia?

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