Provate a mettervi nei panni di Zaff

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-10-09

Ovvero il pericolosissimo libro messo all’indice dal sindaco di Venezia e dal Consiglio della Lombardia. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’autrice Manuela Salvi: «Non ho fatto un libro sulla “teoria del gender”, ho fatto un libro per invitare i lettori a favorire l’accettazione delle diversità. Zaff non è un invito a essere omosessuale, è un invito alla libertà»

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Nei panni di Zaff è il titolo del pericolosissimo libro messo all’indice dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro a inizio luglio e due giorni fa dal Consiglio Regionale della Lombardia che ha approvato una mozione per vietarne la lettura nelle scuole nelle scuole lombarde. Contro il libro, e molto probabilmente senza averlo letto, si sono espresse figure di spicco della pedagogia come Matteo Salvini e il capo-gruppo della Lega Nord al Consiglio Regionale Massimiliano Romeo. Il tutto, ovviamente, per difendere la famiglia e contrastare il dilagare dell’inesistente “ideologia gender”.

Credits: Manuela Salvi & Francesca Cavallaro
Credits: Manuela Salvi & Francesca Cavallaro

Dalla parte di Zaff

Di come sia una mossa di propaganda politica abbiamo già parlato, del resto il Consiglio Regionale non ha i poteri per decidere cosa si può o non si può leggere nelle scuole, come stabilito dalla legge sull’Autonomia Scolastica (D.P.R. n. 275/1999) queste competenze sono riservate agli istituti scolastici e ai loro organi consultivi. L’articolo 3 sancisce infatti che:

1. Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano dell’offerta formativa. Il Piano è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia.
2. Il Piano dell’offerta formativa è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale a norma dell’articolo 8 e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell’offerta formativa. Esso comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, e valorizza le corrispondenti professionalità.
3. Il Piano dell’offerta formativa è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi generali per le attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di amministrazione definiti dal consiglio di circolo o di istituto, tenuto conto delle proposte e dei pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni anche di fatto dei genitori e, per le scuole secondarie superiori, degli studenti. Il Piano è adottato dal consiglio di circolo o di istituto.
4. Ai fini di cui al comma 2 il dirigente scolastico attiva i necessari rapporti con gli enti locali e con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti sul territorio.
5. Il Piano dell’offerta formativa è reso pubblico e consegnato agli alunni e alle famiglie all’atto dell’iscrizione.

Ma oggi non vogliamo parlare delle ipocrisie e dei mezzucci degli adulti, oggi vogliamo parlare di Zaff e del suo libro, perché noi l’abbiamo letto e ne abbiamo anche parlato con l’autrice, Manuela Salvi. Innanzitutto dovete sapere che questo libro illustrato è stato pubblicato nel 2005, sono ben dieci anni, ci racconta Manuela, che il libro viene letto nelle scuole (e non solo in quelle dell’infanzia ma anche negli istituti superiori).
I dieci anni di Zaff sono trascorsi sostanzialmente senza polemiche, perché?
Perché stiamo vivendo un momento di cambiamento e quando si verificano dei cambiamenti attaccare i libri con il pretesto di difendere
Come è nato Nei panni di Zaff? È vero che hai attinto a piene mani dai sacri testi dell’ideologa gender?
Non ho fatto un libro sulla “teoria del gender”, ho fatto un libro per invitare i lettori a mettersi nei panni degli altri e favorire l’accettazione delle diversità. Zaff non è un invito a essere omosessuale, è un invito alla libertà. A poter essere felici senza vergognarsi. L’idea del libro è nata parecchi anni prima, parlando con un mio amico omosessuale che mi ha raccontato come, da bambino, nel sentire le favole che venivano raccontate si sentisse escluso dalla possibilità di essere felici. Le storie per bambini finiscono in genere con il principe che sposa la principessa ma cosa succede quando si nasce diversi? Per lui e per tutti quelli che si sentono diversi manca il lieto fine, mentre io sono convinta che la felicità vada raccontata. Per questo mi sono detta “la scrivo io quella favola che manca”.
E quell’idea è diventata subito il libro?
No, quando ho scritto la prima bozza del racconto la casa editrice l’ha fatta leggere ad un neuropsichiatra infantile e ad alcuni psicologi con i quali mi sono confrontata per capire quali parti togliere, quali invece spiegare meglio o cambiare. Dietro alla produzione di un libro così breve c’è molto più lavoro di quanto si possa pensare, e nel processo creativo del mio libro mi sono confrontata con diversi specialisti. Del resto la casa editrice voleva pubblicare un libro che si potesse vendere, non un libro che creasse scandalo. Ed infatti in questi dieci anni ho presentato il libro in molte scuole – leggendolo ai bambini – senza alcuna polemica.
Come sono andare gli incontri con i lettori?
Molto bene, i bambini percepiscono le differenze ma al contrario degli adulti le vivono in modo diverso. Gli adulti hanno paura che siano contagiose, come un virus, i bambini invece di essere emarginati e di restare soli. Quando raccontavo la storia di Zaff i bambini erano dalla sua parte perché in genere stanno dalla parte dei più deboli.
Cos’è che non viene capito del libro?
Che la situazione di Zaff non è permanente. Il protagonista sta attraversando una fase, alla fine del libro c’è una specie di “intervista” a Zaff nel quale gli chiediamo fino a quando vorrà fare la principessa e lui risponde che non lo sa, che lo farà fino a che avrà voglia ma che potrà decidere di fare l’astronauta, oppure l’avvocato e allora smetterà di fare la principessa.

L'intervista a Zaff Credits: Manuela Salvi & Francesca Cavallaro
L’intervista a Zaff Credits: Manuela Salvi & Francesca Cavallaro

Cosa ti ha dato più fastidio degli attacchi al tuo libro e ai libri per ragazzi accusati di essere portatori di teorie pericolose?
Il fatto che venga messa in discussione la professionalità degli autori e degli scrittori di libri per ragazzi. Come ho detto prima dietro la scrittura di un libro illustrato c’è un lavoro di studio su ogni singola parola. Dal momento che le parole sono poche vanno scelte con cura e valutate attentamente.
Infatti una cosa che non viene mai detta è che gli autori sono persone competenti
È vero, io ad esempio ho appena vinto un dottorato di ricerca al National Centre for Research in Children’s Literature dell’Università di Roehampton per uno studio sulla censura nei libri per bambini. Sono anche presidente dell’ICWA che è l’Associazione italiana degli scrittori per ragazzi. A luglio abbiamo scritto una lettera a Brugnaro per invitarlo a fare un passo indietro e spiegare che la cultura non deve cancellare le differenze. È legittimo avere dei dubbi ma non si può dire che certi libri sono dannosi.
Un’ultima domanda, qualcuno dalla Regione ti ha contattata per chiederti di spiegare il libro ai consiglieri?

No.
Credits: Manuela Salvi & Francesca Cavallaro
Credits: Manuela Salvi & Francesca Cavallaro

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