Presi gli uomini dei pizzini di Matteo Messina Denaro

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-03

Esponenti di vertice delle famiglie di Cosa Nostra trapanese e presunti favoreggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro sono stati arrestati nell’operazione “Ermes” condotta dalla polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo

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Esponenti di vertice delle famiglie di Cosa Nostra trapanese e presunti favoreggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro sono stati arrestati nell’operazione “Ermes” condotta dalla polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo. Arresti e perquisizioni sono stati eseguiti nelle province di Palermo e Trapani da personale delle Squadre Mobili delle due citta’ con il coordinamento del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e la partecipazione del Ros dei carabinieri. I provvedimenti restrittivi riguardano i capi del mandamento di Mazara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa, Partanna, ritenuti feudi di Messina Denaro. L’indagine si collega alle “Golem I e II” e “Eden I e II”, che avevano già colpito la rete di fiancheggiatori e parenti del latitante.
MATTEO MESSINA DENARO
PRESI GLI UOMINI DEI PIZZINI DI MATTEO MESSINA DENARO
La storia parte dalla contrada Lippone, luogo dove oggi sono stati effettuati gli arresti. Una distesa tra Mazara e Salemi, tenuta sotto controllo giorno e notte dagli uomini dei pubblici ministeri di Palermo Paolo Guido, Carlo Marzella, dal procuratore aggiunto Teresa Principato, dal procuratore Franco Lo Voi. Qui arrivavano i pizzini di Messina Denaro, biglietti di carta ripiegati su sé stessi e chiusi con lo scotch che gli uomini dovevano distribuire con gli ordini del boss, nascosti sotto un masso prima di essere consegnati ai dieci destinatari. Vito Gonzola è il nome del custode dei segreti di Messina Denaro: era in comunicazione con Michele Terranova, proprietario della masseria di contrada Lippone, e chiedeva la convocazione di Michele Guicciardi, altro postino oppure destinatario dei pizzini.

GLI ARRESTI NEI CLAN
Gli arresti eseguiti sono in tutto undici. Gli investigatori hanno colpito il sistema di comunicazioni di Matteo Messina Denaro, che come altri capimafia usava i ‘pizzini’ per dare ordine e gestire gli affari. Il centro di smistamento dei bigliettini era in un casolare nelle campagne di Mazara del Vallo. In galera anche Mimmo Simonelli, imprenditore di alimentari, Ugo di Leonardo, ex funzionario comunale. . Le misure cautelari sono state notificate ai capi del ‘mandamento’ mafiosi di Mazzara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa e Partanna. Le indagini, finalizzate a disarticolare la rete che supporta la latitanza del capomafia di Castelvetrano, sono una prosecuzione delle operazioni “Golem” ed “Eden” condotte dalla polizia e dai carabinieri e che hanno portato in cella favoreggiatori e familiari del boss. Gli arrestati sono Vito Gondola, mazarese, 77 anni, Leonardo Agueci, 28 anni, Ugo Di Leonardo, 73 anni, Pietro e Vincenzo Giambalvo, 77 e 38 anni, padre e figlio, Sergio Giglio, 46 anni, Michele Gucciardi, 62 anni, Giovanni Loretta, 43 anni, Giovanni Mattarella,49 anni (genero di Vito Gondola), Giovanni Domenico Scimonelli, 48 anni, Michele Terranova, 46 anni. Le indagini nascono da alcune intercettazioni del 2011. Un ruolo fondamentale era quello di Vito Gondola, regista dello smistamento dei pizzini che segue la medesima regola emersa nelle altre operazioni antimafia legate al latitante: ogni 15 giorni avviene la comunicazione. I pizzini venivano sotterrati e talvolta eliminati. Una procedura continua fino a fine febbraio 2014 con il pentimento di Lorenzo Cimarosa.
 

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