«Potrei candidarmi senza il MoVimento 5 Stelle»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-12-08

Federico Pizzarotti da Parma lancia messaggi ai grillini: «A Livorno consiglieri sospesi, io mai difeso»

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Federico Pizzarotti rilascia un’intervista a Emanuele Buzzi del Corriere della Sera e parla a briglia sciolta del MoVimento 5 Stelle: critica il direttorio facendo notare che i risultati auspicati non sono stati raggiunti, ricorda che a Parma c’è un consigliere contrario ma che non è stato sospeso come i livornesi e dice che Luigi Di Maio lo ha fatto “sorridere” quando ha detto che Massimo Bugani è il candidato naturale a Bologna, visto che i grillini non sono maggioranza. Poi dice anche che potrebbe candidarsi senza il MoVimento 5 Stelle per il suo secondo mandato:

«Ora è presto per decidere. Per la città sarebbe auspicabile una continuità. Ma questo discorso vale con me o senza di me. È ovvio che dopo le Amministrative del 2016 scioglierò la riserva e mi auguro che da qui a giugno ci sia un chiarimento sulla mia posizione e quella del gruppo di Parma. Siamo le persone su cui investire o qualcuno nel Movimento ha dubbi?».
Immagina un futuro politico senza i Cinque Stelle?
«Se ho la fiducia è un conto, se non la dovessi avere ne trarrei una riflessione: fare altro o continuare per la città». Intanto le amministrazioni pentastellate sono nel mirino: Beppe Grillo con un post le ha difese. «Sono attacchi pretestuosi: gli stessi problemi si ritrovano in molti comuni di ogni colore politico. Solo che noi non abbiamo creato la situazione esistente, l’abbiamo ereditata e ora dobbiamo gestirla».

grillo pizzarotti

Ma a Livorno la giunta Nogarin ha rischiato anche di cadere.
«Io ho fiducia in quello che stanno facendo. Anche noi siamo partiti con delle difficoltà. Nel 2012, quando abbiamo ereditato la città, abbiamo rischiato il default, ora abbiamo estinto il 40% del debito e secondo il rapporto “Smart Cities” siamo la diciottesima città italiana per stabilità economica. Ovvio, fare paragoni e generalizzare sarebbe sbagliato».
In Toscana si è tornati a parlare di espulsioni. Anche a Parma voi avete un caso simile.
«Le decisioni nelle amministrazioni si discutono, si prendono insieme e vanno rispettate. Noto però una certa differenza di trattamento: mentre per il caso livornese sono partite le lettere di diffida, al nostro consigliere che non ha votato il bilancio — nonostante noi avessimo sollecitato provvedimenti — non è arrivato mai nulla. Anche dal punto di vista mediatico la parola Parma viene pronunciata a fatica da persone che ci rappresentano. Questo credo sia scorretto: non ci devono essere comuni favoriti o difesi e altri no».

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