Ponte Milvio e i palazzi romani a rischio crollo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-25

I vigili del fuoco avevano approntato lo sgombero dell’ala che non è crollata. Parte il solito palleggiamento di responsabilità. Intanto gli esperti chiedono un intervento legislativo: un terzo dei palazzi romani è in stato di degrado

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Venerdì notte il crollo a Ponte Milvio, mesi fa quello al Flaminio: è emergenza per la stabilità degli edifici della capitale. Tanto che arriva il piano del Campidoglio: prima il censimento della zona, poi quello globale sulla stabilità degli edifici cittadini, quindi il bollino blu per ogni palazzina. Ma intanto arrivano particolari piuttosto inquietanti su quanto accaduto tra venerdì e sabato.  Un’ordinanza dei vigili del Fuoco predisponeva che “non dovranno essere praticate fino al ripristino delle condizioni di sicurezza” le unità abitative del piano terra, primo, secondo, terzo e quarto, quello di D’Andrea, però “limitatamente all’unità immobiliare di destra”. In pratica il palazzo viene diviso in due. E la parte che poi crollerà sarà proprio quella dichiarata agibile. Ma in serata le crepe nella parte che poi crollerà aumentano: gli inquilini chiamano a ripetizione i vigili del Fuoco. Ma non torna nessuno.

Ponte Milvio e i palazzi romani a rischio crollo

I funzionari arrivati sul posto, stando ai documenti, hanno riscontrato “la comparsa di improvvise lesioni in un angolo di fabbricato”. “E’ stato effettivamente rilevato – si legge nel rapporto – un esteso quadro fessurativo di cui si può ipotizzare una evoluzione in epoche recentissime. Le lesioni rilevate interessano in modo generalizzato l’angolo del fabbricato lato fiume Tevere, con particolare riferimento al piano terra e al primo piano, interessati in particolare gli appartamenti dell’interno 2 piano terra e dell’interno 4 primo piano”. Chi ha fatto il sopralluogo non ha dunque notato alcun problema relativo alla parte posteriore del palazzo, quella poi crollata. Perché? Secondo quanto si apprende, i funzionari non hanno visionato gli appartamenti sul retro poiché al momento del sopralluogo nessuno era presente in casa. E l’esame esterno non avrebbe consentito di accertare particolari problemi. Che, invece, erano ben presenti sul lato verso il Tevere. Dall’esame visivo scrivono infatti i vigili del fuoco, si rende necessario, “considerato il rapidissimo intervallo di tempo nel quale si sono sviluppate le lesioni passanti” che “chi di dovere provveda ad eseguire con ogni possibile urgenza, e sotto la guida di tecnico qualificato e responsabile, le necessarie verifiche nonché gli eventuali conseguenti interventi di consolidamento e messa in sicurezza”. Inoltre, visto il livello delle fessurazioni, “si ritiene necessaria una immediata azione di monitoraggio”.  Il pm Carlo La Speranza, titolare delle indagini, ha aperto un fascicolo: quali sia il reato sarà da vedere. Intanto ha posto lo stabile sotto sequestro, e oggi nominerà un consulente per stabilire cosa sia veramente successo. Racconta Rinaldo Frignani sul Corriere della Sera:

Agli inquilini del civico 5, soprattutto ai nove sopravvissuti per miracolo al crollo (gli altri avevano lasciato il palazzo) non è piaciuta proprio la decisione parziale presa dall’ingegnere. «L’abbiamo richiamato nel pomeriggio, non è voluto tornare», raccontano. In realtà un sopralluogo alle 16.10 di venerdì c’è stato, ma con la polizia e i vigili urbani, per eseguire quanto scritto nel fonogramma dei vigili del fuoco. «Ci avevano detto di stare tranquilli, che nella parte posteriore del palazzo non ci sarebbero stati problemi – raccontano ancora i residenti del palazzo crollato -. Invece è venuta giù proprio quella». Nell’affollata assemblea improvvisata nella sacrestia della chiesa Gran Madre di Dio a Ponte Milvio alcuni inquilini hanno ripetuto le loro critiche al comportamento dell’ingegnere direttamente alla sindaca Virginia Raggi e al presidente del XV Municipio, Stefano Simonelli.

E ci sarà molto da discutere anche sul fatto che l’anno scorso alcuni condomini avevano chiesto una perizia per poter installare un ascensore. L’inquilino dell’attico l’ha pagata 800 euro. I periti avevano scritto che l’edificio era perfetto, integro.
palazzina crollata ponte milvio via della farnesina roma

Il fascicolo di fabbricato 

“Come accaduto qualche mese fa per il palazzo di Lungotevere Flaminio – afferma Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA – anche il crollo che si è verificato nella zona di Ponte Milvio pone interrogativi stringenti sullo stato del patrimonio edilizio della città di Roma. Ovviamente spetterà alla magistratura, con il supporto di esperti e tecnici, fare luce sulle cause che hanno portato al cedimento strutturale dell’edificio”. Tuttavia, a suo giudizio “un fatto è certo: in questi casi risulterebbe preziosissima l’analisi del fascicolo di fabbricato, in modo da ricostruire la successione di tutti gli interventi che sono stati realizzati all’interno dello stabile dalla sua costruzione ad oggi. L’abolizione dell’obbligatorietà di tale documento, ancora una volta, si conferma una scelta miope e avventata”. “In Italia, purtroppo – dice Simoncini – si agisce quasi sempre sull’onda emotiva di una tragedia, per poi procedere a svilire i contenuti di un provvedimento deroga dopo deroga. A Roma fu la Giunta Veltroni a introdurre l’obbligatorietà del fascicolo di fabbricato dopo il crollo di un palazzo a via di Vigna Jacobini, ma successive sentenze di Tar e Consiglio di Stato di fatto resero nulla la normativa”. Oggi – spiega – si ha a che fare con una serie di leggi regionali che demandano a ciascun Comune di stabilire l’obbligatorietà del documento, “cosa che puntualmente le singole amministrazioni evitano di fare”. La soluzione, secondo Simoncini, è in un “intervento legislativo a livello nazionale che obblighi gli enti locali a dotarsi di quanti più strumenti possibili per una conoscenza approfondita di come e quando si è intervenuto su ciascun edificio”. “Lo stock immobiliare romano – precisa Carlo Bellioni, presidente della Cna Costruzioni Roma – è costituito da circa 1,8 milioni di unità abitative, la metà delle quali è stata costruita prima degli anni ’70, e un terzo di questi è in stato di degrado. Considerati gli edifici più nuovi, ma in cattive condizioni, il 20% dello stock provinciale è in mediocre o pessimo stato di conservazione”.

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