E Pizzarotti si fa il suo MoVimento

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-15

Il sindaco di Parma proverà a ribattere alle accuse del direttorio. Intanto molti eletti stanno con lui e criticano le decisioni di Casaleggio. E Pizzarotti pensa a un’assemblea degli eletti ed espulsi alternativa ai grillini. Anche per correre alle elezioni locali e nazionali

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Federico Pizzarotti non pensa per niente alle dimissioni da sindaco di Parma dopo la sospensione-espulsione comminatagli da Davide Casaleggio e dal Direttorio per l’avviso di garanzia per abuso d’ufficio. Anzi, c’è di più: sin dai momenti successivi alla nota sul blog di Beppe Grillo che informava della sua sospensione ha ricevuto comunicati di solidarietà dalla sua maggioranza in consiglio comunale e dagli assessori. Subito dopo ha accolto anche l’applauso di tanti eletti del M5S, compreso quel Fabio Fucci che si è quasi messo nei guai per difendere lui e Nogarin. E adesso potrebbe fare di più: un’assemblea dei dissidenti propedeutica alla nascita di un movimento senza Grillo e (Davide) Casaleggio e senza “talebani” grillini.

E Pizzarotti si fa il suo MoVimento

Il sindaco è già deciso a ricandidarsi con una sua lista civica, che a questo punto si troverà concorrente con quel che resta del MoVimento 5 Stelle a Parma: se dovesse vincere le elezioni e farsi riconfermare come sindaco, questo sarebbe il segnale più forte che il movimento può sopravvivere a Grillo e Casaleggio. Ma le urne sono programmate per il 2017 e nel frattempo Pizzarotti avrebbe anche tutto il tempo per lavorare a un soggetto nazionale che riunisca sotto la sua guida gli eletti nel frattempo cacciati dal MoVimento. Scrive Annalisa Cuzzocrea su Repubblica:

L’incontro potrebbe avvenire in estate e preparare mosse che solo a una prima occhiata sembrano locali: Pizzarotti ha molta voglia di ricandidarsi alla guida di Parma, ma nessuna di consegnarsi al Pd e di essere tacciato di tradimento. Quel che potrebbe fare è una lista civica con tutti quelli che in queste ore gli sono rimasti accanto. Da lì, se arrivasse la vittoria, potrebbe partire un Movimento libero da post e-mail anonime. E consumarsi una vera scissione, non l’emorragia silenziosa degli ultimi tre anni. È una scommessa ancora tutta da giocare.
Non sarà facile, con l’M5S guidato dal premier in pectore Luigi Di Maio così forte nei sondaggi. Ma tutto – a Parma e dintorni – si muove in questa direzione. I consiglieri hanno fatto ieri un selfie che li mostra insieme al sindaco: rispondono alla richiesta di conta della maggioranza da parte dell’opposizione, ma – indirettamente – replicano soprattutto alle voci secondo cui gli emissari del grande nemico interno, il candidato sindaco di Bologna Max Bugani, avrebbe fatto pressioni per far cadere la giunta.

E intanto incassa la solidarietà degli eletti. Quella di Elisa Bulgarelli, parlamentare di zona e vicinissima a lui, è arrivata subito dopo il provvedimento. Davide Scano, capogruppo dei 5 Stelle a Venezia ed ex candidato sindaco, dice: «Non credo sia una buona idea mandarlo via. Ha amministrato bene, ha ereditato una città piena di debiti risanandola. Venendo da Venezia posso capire le difficoltà. Probabilmente avrebbe dovuto mordersi la lingua e fare dei passi di avvicinamento allo staff per il bene del Movimento e di tutti gli attivisti che gli hanno dimostrato stima, quelli che come me sono anche andati a Parma ad ascoltare la sua esperienza. Ma è uno che ha amministrato seguendo i valori dei 5 Stelle, uno degli esempi da portare a testa alta: lasciarlo andare sarebbe un peccato». Un altro deputato, Girolamo Pisano di Salerno, sta con lui: «Qui finisce che i nostri amministratori invece di doversi guardare dai nemici esterni, devono guardarsi le spalle. In noi sta crescendo un sentimento estremista che trovo distruttivo».

Il dibattito nel M5S

Nel frattempo il dibattito nel M5S ferve. Emanuele Buzzi sul Corriere scrive che “Una pattuglia di eletti (in primis a Montecitorio) è pronta a chiedere un’assemblea per discutere: all’ordine del giorno ci sarà la sospensione del sindaco. Pizzarotti (che ha annunciato l’intenzione di pubblicare l’avviso di garanzia su Facebook dopo un consulto con il suo legale), a Parma, si è trovato anche a respingere alcune avances degli ortodossi ai suoi consiglieri. Una giornata fitta di telefonate e contatti. L’opposizione, fiutando la possibilità di far cadere la giunta, ha chiesto una verifica della maggioranza in aula. Il sindaco ha serrato i ranghi convocando i consiglieri e incassando la loro fiducia, poi ha dichiarato: «A Parma siamo compatti e sono sicuro che non ci sarà una sospensione collettiva»”.  “Fra dieci giorni non potrò più usare il simbolo? Non c’è scritto da nessuna parte che deve essermi sottratto – ha replicato Pizzarotti, ospite del Tg di Tv Parma -. Nel Movimento poi ci sono stati tre pesi e due misure: Fucci non ha detto nulla a nessuno e non è stato toccato, Nogarin si è comportato in altro modo e anche in questo caso nessun provvedimento, invece io sono stato sospeso. Noi a Parma, ripeto, siamo compatti e sono sicuro che non ci sarà una sospensione collettiva perché è il Direttorio che sta sbagliando, che sta tenendo un comportamento irresponsabile”. “Stiamo valutando come procedere dal punto di vista formale – ha aggiunto -. Difficilmente comunque qualcuno ci potrà ancora chiedere in modo perentorio documenti o atti oltretutto in modo anonimo. In più ad un sindaco che rappresenta una istituzione e dei cittadini. Stiamo comunque valutando come rispondere, anche adducendo che ci sono stati vizi di forma visto che si parla di un regolamento che, a quanto mi risulta, non c’è”. Nessun passo indietro nemmeno sull’avere taciuto alla città il suo avviso di garanzia di febbraio, anche se ora, finalmente, quell’atto sarà pubblicato. “Attendo il parere del mio legale ma domani, massimo martedì, pubblicheremo tutto, accompagnato dal parere del mio avvocato – ha precisato -. Perché non l’ho fatto prima? Perché ho rispettato l’ordine delle cose. Prima si parla con la Magistratura, poi si valuta se è ammissibile o meno rendere pubblici gli atti. Io non voglio che tutto sia messo in piazza e che alla fine non si capisca nulla. Non mi pento di non averlo fatto prima, perché dovevo tutelare anche le altre persone coinvolte e perché, in qualità di indagato, potevo anche non aiutare il regolare svolgimento dell’attività giudiziaria”.

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