Il piano (inutile) del governo sui CIE

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-01-05

Il governo studia un modo per ficcare meglio la polvere sotto il tappeto del fenomeno migratorio. Comunque vada, sarà un insuccesso

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Il governo scopre le carte sui Centri di Identificazione ed Espulsione. Le strutture dove identificare gli irregolari per arrivare alla loro espulsione saranno di 80, 100 posti. Ce ne sarà almeno una in ogni Regione. A controllare la regolarità delle procedure sarà delegato un garante. Per evitare nuove proteste dei cittadini sarà convocata la conferenza Stato-Regioni. Saranno fuori dalle città, preferibilmente vicino a uno scalo aeroportuale. E il garante potrebbe essere l’attuale Garante dei Detenuti Mauro Palma, che oggi effettua ispezioni nei CIE. Vladimiro Polchi su Repubblica spiega i dettagli del piano:

Ma perché il piano non si riveli una scatola vuota, il ministro dell’Interno sa che deve lavorare ad accordi di rimpatrio con i principali Paesi d’origine dei flussi altrimenti i nuovi centri serviranno a poco. I due principali “buchi neri”, confidano al Viminale, sono Afghanistan e Pakistan: con gli immigrati di queste nazionalità si proverà a incentivare i rimpatri volontari per i quali non serve accordo col Paese di riammissione (si paga il viaggio al migrante e gli si dà una “dote” di 3mila euro). E chi ha diritto all’asilo? Il ministro dell’Interno sta lavorando a un provvedimento che professionalizzi le commissioni territoriali d’asilo e velocizzi così l’iter delle pratiche e permetta a chi è in attesa di ottenere lo status di rifugiato di impegnarsi in lavori socialmente utili.

centri identificazione espulsione
I centri di identificazione ed espulsione (Corriere della Sera, 5 gennaio 2017)

Già ad occhio si capisce però che la soluzione non sembra l’uovo di Colombo: le strutture per i profughi che dovevano garantire un certo numero di posti negli anni sono andate rapidamente al collasso perché non è possibile stimare con la necessaria velocità la chiusura delle procedure necessarie al riconoscimento (o no) dello status. La stessa fine rischiano di farli i centri di identificazione ed espulsione, visto che tra le stime sulla chiusura di una procedura e la realtà del tempo necessario spesso c’è molta discrasia. Ma al governo probabilmente interessa di più ridurre il numero di persone in mezzo a una strada. Un po’ come togliere la polvere ficcandola sotto il tappeto.

Leggi sull’argomento: Perché i centri di identificazione ed espulsione non sono la soluzione al problema dei migranti irregolari

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