Perché Pietro Grasso ha messo nei guai il PD

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-23

La decisione di cancellare gli emendamenti premissivi di Marcucci e dell’opposizione arriva solo oggi. E scatena il litigio tra la presidenza e Zanda. Ma chi oggi se la prende con Grasso ha evidentemente esaurito gli argomenti buoni per dare la colpa a qualcun altro

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Tutti gli emendamenti premissivi al ddl Cirinnà sulle unioni civili sono stati dichiarati inammissibili. Lo ha detto, a quanto si apprende, il presidente del Senato Pietro Grasso durante l’incontro informale con i capigruppo in Senato dopo la richiesta di un incontro chiesto prima da M5S e poi da tutte le opposizioni. In pratica, viene spiegato, decadono il super-canguro di Andrea Marcucci (Pd) e gli altri emendamenti sostitutivi del ddl (bocciate in tutto sette proposte). Oltre al Marcucci c’erano anche cinque testi della Lega (a prima firma Gian Marco Centinaio) e uno del senatore Fi Lucio Malan. Ma nonostante questo il Partito Democratico ha dato il via libera alla fiducia sul maxiemendamento del governo in via “informale”, ovvero senza nemmeno il bisogno di un voto.


Perché Pietro Grasso con il canguro ha messo nei guai il PD

La decisione sulla non ammissibilità, viene sottolineato da fonti della presidenza, è stata presa alla luce del fatto che la Lega ha ritirato oltre 4.500 emendamenti e che quindi non si riscontra ostruzionismo emendativo. E la decisione ha causato un scontro con Luigi Zanda del Partito Democratico. Secondo quanto riferito da chi era presente, lo scontro si è innescato quando il presidente dei senatori Pd ha chiesto a Grasso perché sulle ammissibilità degli emendamenti si sia pronunciato proprio oggi. Grasso ha fatto notare di aver convocato i capigruppo su richiesta di tutte le opposizioni e che fino a mercoledì della scorsa settimana, quando è stato votato il rinvio del ddl a domani, non si era concretizzato in aula un momento per il pronunciamento sugli emendamenti da parte della presidenza. Tra, l’altro, viene fatto notare, il fascicolo completo delle proposte rimaste sul tavolo è stato ‘valutabile’ solo dopo che la Lega ha consegnato i fogli con le sue proposte sopravvissute al taglio dei circa 5 mila emendamenti depositati originariamente. Durante la capigruppo informale in Senato, Pietro Grasso ha annunciato, oltre alle ammissibilità degli emendamenti al ddl sulle unioni civili, anche quanti saranno gli scrutini segreti: cinque o sei e tutti sulla questione della stepchild adoption. I voti segreti, spiega chi ha partecipato alla riunione, non saranno pero’ solo sull’articolo 5 (quello che appunto modifica la legge 4 maggio 1983, n. 184 introducendo le adozioni in casi particolari anche per le coppie omosessuali) ma uno anche sull’articolo 3 sui ‘Diritti e doveri derivanti dall’unione civile tra persone dello stesso sesso’, che, nell’ultima parte secondo i centristi della maggioranza aprirebbe comunque la strada alla stepchild adoption.
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La decisione ha portato all’esplosione di gioia del MoVimento 5 Stelle e alle recriminazioni del PD. Vediamo di spiegare cosa è successo. La settimana scorsa la legge Cirinnà si trovava ancora sotto il giogo dei cinquemila e più emendamenti, presentati in gran parte dalla Lega Nord, e dell’ostruzionismo. Il Carroccio ha però deciso di ritirare 4500 emendamenti, per intenderci come quelli di cui si stanno facendo circolare immagini in queste ore sostenendo che sono ancora da discutere. Dopo il suo intervento, Centinaio ha raggiunto il banco della presidenza e gli ha simbolicamente consegnato un foglio con su scritto tutti i numeri dei 580 emendamenti che la Lega voleva mantenere (in Aula si sa quindi quali sono gli emendamenti ritirati). Gli emendamenti della Lega erano il 90% delle richieste di modifica del testo, come ha scritto l’agenzia di stampa ANSA. Erano stati oggetto di una ‘trattativa’ con il Pd non andata a buon fine sull’emendamento Marcucci. La mossa del capogruppo Gian Marco Centinaio è quindi stata letta come un colpo di scena in Aula. Quella della Lega è stata una mossa politica, il cui intento era chiaro: visto che il MoVimento 5 Stelle era in difficoltà nel votare il canguro a cui si è sempre ferocemente opposto in aula, facendo decadere la motivazione (ovvero gli emendamenti ostruzionistici) si sarebbe fornito un assist per dichiarare il voto contrario. A quel punto il PD non avrebbe avuto i numeri per fare passare l’emendamento Marcucci e, peggio, avrebbe potuto finire anche sotto per i voti dei cattolici del PD che avevano avvertito di non voler votare il canguro. Da qui la richiesta di sospendere l’esame del DDL per una settimana.

Cosa ha deciso Grasso oggi

Ora, è evidente che, con il senno di poi, la decisione presa oggi da Grasso fa cadere molti degli argomenti a sostegno del canguro sollevati in questi giorni dagli esponenti del Partito Democratico. È però vero che la decisione di oggi è figlia dei fatti di ieri, ed è difficile che eventualmente Grasso, messo sotto pressione dalla maggioranza e dall’assenso (poi mancato) del M5S avrebbe preso a cuor leggero la stessa decisione. In più, c’è da segnalare che la decisione di Grasso elimina anche gli emendamenti supercanguro della Lega e quello di Malan, presentati per avere l’effetto opposto di quello del PD. Questo favorisce da una parte il percorso della fiducia immaginato da Matteo Renzi nei giorni scorsi – con cui il PD si rimangia le promesse e le premesse sulla Cirinnà – ma dall’altra presta il fianco alla propaganda opposta: ora che non ci sono più canguri a cosa serve votare la fiducia? “Se Grasso decideva prima di eliminare i ‘canguri’, la legge sarebbe stata approvata”, ha detto infatti Andrea Marcucci al gruppo Pd. “Il Pd ha avuto il coraggio di non mollare mai sulle unioni civili. Abbiamo tentato di andare in aula con una maggioranza diversa, il ‘canguro’ serviva ad impedire i giochetti della Lega. Non abbiamo messo in conto tradimento dei 5 Stelle”. Ma Grasso, oltre che presidente del Senato, è esponente del Partito Democratico e in più ha addotto ragioni convincenti per non aver preso prima la decisione: non lo ha fatto perché il PD ha chiesto il rinvio poi sancito dal voto, prima era impossibile lo stesso esame perché c’erano 6100 emendamenti. Il “coordinamento” tra la Presidenza del Senato e la maggioranza – che in tante altre occasioni ha dato l’impressione di funzionare alla grande – è responsabilità della parte che ne aveva necessità. Ovvero il PD. Se questo non c’è stato, si è trattato di un errore politico del PD. L’ennesimo di questa brutta storia. Chi oggi se la prende con Grasso ha evidentemente esaurito gli argomenti buoni per dare la colpa a qualcun altro.

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