Perché non è uno scandalo che il pirata della strada di Monza non sia stato arrestato

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-03-24

Secondo le testimonianze avrebbe provocato l’incidente che è costato la vita a Elio Bonavita

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Domenica a Monza un’Audi grigia Q5 ha provocato un incidente in cui è rimasta coinvolta la Citroen dove viaggiavano Nunzia Minichini,40 anni,e il figlio Elio Bonavita, 14. Elio è morto, la mamma è in fin di vita.  Sono due le persone denunciate. Si tratta dell’autista dell’Audi Q5 grigio che avrebbe causato lo scontro, e che si è poi allontanato dal luogo dell’incidente (salvo poi costituirsi ieri) e del conducente dell’altro Suv che, per evitarlo, si è scontrato frontalmente con l’auto su cui viaggiava Elio insieme alla madre. Per entrambi l’accusa è di concorso in omicidio colposo e lesioni colpose. Per il solo autista dell’Audi le accuse sono anche di omissione di soccorso. Racconta il Corriere:

I vigili sono certi della «presenza» del manager, che abita a Vedano al Lambro, distante pochi chilometri da via Ramazzotti, ricca zona residenziale di Monza. Il guidatore dell’Audi arrivava da lì. Si sarebbe immesso a destra senza rispettare la precedenza «obbligando» quello che veniva da sinistra,il 36enne della jeep, a compiere una manovra all’ultimo per evitare l’urto. Altre telecamere prima e dopo il luogo della morte (banche, palazzi,negozi) confermano i passaggi del manager sull’Audi. C’è«coincidenza» tra i minuti e il tragitto: è sicuro, ripetono i vigili,che alle 9.42 fosse tra via Ramazzotti e viale Brianza.
È stato indagato per concorso in omicidio (stessa ipotesi di reato per quello della jeep) e per«fuga in occasione di incidente con feriti, omicidio e lesioni colpose». Il frastuono causato dagli scontri è stato enorme,l’hanno sentito anche duecento metri più avanti al campo della Dominante, la società di Elio, dov’era diretto accompagnato dalla mamma. Ma com’è possibile che il manager non abbia visto o udito nulla?

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Una foto dell’incidente che è costato la vita a Elio Bonavita (Repubblica, 24 marzo 2015)

È però assolutamente normale che il presunto pirata della strada che, secondo le testimonianze ancora da verificare, avrebbe provocato l’incidente non sia stato arrestato. Perché è la legge stessa che prevede che a chi si costituisce entro 24 ore dall’incidente in cui è stato coinvolto non si applica la custodia cautelare, né l’arresto né la detenzione domiciliare. E non potrebbe non essere così, visto che si tratta di reato colposo. Vero è che la legge, così com’è formulata, consente a chi investe e scappa di “pensarci”, ma è anche vero che se il presunto pirata viene beccato nelle 24 ore, a quel punto si possono applicare le misure preventive.
 

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