Le due domande sul Monte dei Paschi di Siena

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-01

Anche con il bilancio ripulito MPS potrebbe non trovare compratori per le sue azioni. E il sistema italiano dovrà riconoscere le perdite come hanno fatto a Siena. Aprendo ulteriori prospettive di pericolo

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Dopo il piano di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena due domande restano sul tavolo del credito italiano, scrive oggi Federico Fubini sul Corriere della Sera. La prima domanda riguarda Rocca Salimbeni: è davvero tramontata l’ipotesi di salvataggio pubblico con il sacrificio degli obbligazionisti? La seconda domanda invece riguarda il sistema bancario italiano: superare il caso MPS renderà tutto più gestibile o torneranno nuove fasi di stress?

Il “consorzio” di banche che in autunno dovrebbero trovare compratori di azioni di Mps per un aumento di capitale da cinque miliardi è ormai così affollato da tradire con le sue stesse dimensioni la difficoltà dell’operazione. Ai capofila JpMorgan e Goldman Sachs e alla prima lista di supporto con Mediobanca, Citi, Credit Suisse, Bank of America-Merrill Lynch, Santader e Deutsche Bank, si stanno aggiungendo altri sei o otto istituti fra i quali Bbva, Société Générale e Commerzbank. Non stupisce che Montepaschi sia disposta a pagare tutti questi soggetti per un aiuto, perché non è facile trovare investitori disposti a dare altri cinque miliardi a una banca che dal 2014 ha già bruciato otto miliardi di capitali freschi e ora vale appena 900 milioni.
La novità è che il suo libro di crediti cattivi, un vero e proprio tumore nel bilancio, ora dovrebbe essere ridotto e ripulito. Ciò che non cambia invece è che Montepaschi potrebbe avere prospettive mediocri, perché opera in un’economia quasi immobile. La scommessa su Siena diventerà presto lo specchio di quanto gli investitori nel resto del mondo credono al futuro dell’Italia. Nessuna delle banche dell’affollatissimo consorzio, per ora, ha garantito che comprerà le azioni di Montepaschi nel caso in cui nessuno le volesse. Da parte di Jp Morgan e delle altre c’è oggi solo un impegno a fare il “massimo sforzo” a trovare investitori.

Ma soprattutto: se il modello Siena si dovesse applicare alle altre aziende del credito, anche la Banca Popolare di Vicenza (ad esempio) dovrà riconoscere forti perdite e trovare capitale, diluendo la quota di Atlante. Lo stesso destino potrebbe essere appannaggio di altri. E il sistema cosa farà?

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Il Monte dei Paschi di Siena e il dossier delle insolvenze delle banche (Corriere della Sera, 1 agosto 2016)

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