Perché lo spread torna a crescere

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-09

Perché lo spread torna a crescere? Dopo i crolli in Borsa e il ritorno all’incremento del differenziale tra BtP e Bund i giornali italiani si interrogano sulla possibilità di un nuovo 2011

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Perché lo spread torna a crescere? Dopo i crolli in Borsa e il ritorno all’incremento del differenziale tra BtP e Bund i giornali italiani si interrogano sulla possibilità di un nuovo 2011 per l’Italia. Il Sole 24 Ore ci parla del ritorno sotto pressione dei «Pigs»:

L’effetto Grecia e la generale avversione al rischio che comanda le scelte degli investitori in questa fase si è fatta sentire anche sugli altri bond dei Paesi della periferia dell’Eurozona. Il rendimento dei Bonos spagnoli è salito all’1,75% con lo spread rispetto al BTp tedesco impennatosi a 153 punti. Vendite anche sui bond del Portogallo con i rendimenti che si sono impennati del 15% passando dal 2,94% al 3,19%, 25 punti base in più in una sola seduta. Pressione ribassista anche sui titoli irlandesi che molti operatori non considerato più nel novero dell’acronimo dispregiativo “Pigs” utilizzato ai tempi della crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona partita nel 2009 con il primo salvataggio di Atene. Con un balzo del 10% in una giornata i titoli di Dublino tornati nei pressi dell’1%. In questo momento i grandi fondi stanno riducendo le posizioni negli asset più rischiosi e stanno acquistando rifugi preferendo accontentarsi di rendimenti minimali (come lo 0,24% offerto dal Bund decennale) piuttosto che andare incontro a nuove perdite mantenendo in portofaglio titoli che potrebbero essere destinati a soffrire ancora.

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Titoli di Stato a confronto (Il Sole 24 Ore, 9 febbraio 2016)

Giuliana Ferraino sul Corriere della Sera invece ascolta l’opinione di Marco Mazzucchelli, managing director di Julius Baer, il quale sostiene che il mercato stia mettendo alla prova le banche centrali:

Sostiene: «I mercati stanno chiamando il bluff della banche centrali, per vedere se reagiscono per riportare la calma sui listini oppure no. Ma se gli istituti centrali non rispondono, allora salta il banco, perché vuol dire che il re è nudo». Secondo Mazzucchelli il Quantitative Easing,cioè il massiccio programma di acquisto di titoli di Stato da parte delle banche centrali non ha fatto quello che prometteva, cioè aumentare indirettamente la domanda aggregata. Ma ora sta venendo meno anche il successo che aveva ottenuto nei mesi passati: dare stabilità ai mercati. Perciò crede che questo sia «il vero test per le banche centrali». Come dire: siamo ancora nelle loro mani, soprattutto della Federal Reserve. «Mi aspetto che la presidente della Fed,Janet Yellen», mercoledì nella sua testimonianza al Congresso, «dica parole rassicuranti per gli investitori».

E si parla anche dell’ipotesi di complotto dell’asse francotedesco ai danni dell’Italia:

C’è chi si spinge oltre: secondo alcuni sarebbe in atto una vera e propria cospirazione da parte di un asse francotedesco ai danni dell’Italia. Fantapolitica? Forse, ma non è una coincidenza che ogni volta che ritorna la tensione sui titoli di Stato, resuscitano le teorie del complotto contro Roma. Questa volta avrebbe giocato un ruolo anche il presidente della Bce, Mario Draghi, con il suo discorso giovedì scorso alla Bundesbank. «Ci sono forze nell’economia globale che oggi cospirano per mantenere bassa l’inflazione. Ciò che conta è che le banche centrali agiscano entro il loro mandato per realizzarlo», ha detto. Ma è bastata la parola «cospirazione» per fare circolare ipotesi di ogni tipo

In realtà, come sappiamo, Draghi non ha usato “conspire” nel senso di cospirare ma nel senso di concorrere.

Leggi sull’argomento: La febbre dello spread (come Berlusconi nel 2011)

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