Perché l'incubo Ebola potrebbe invadere il mondo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-12

Un infermiere che aveva accudito il malato in Texas positivo al test. L’infermiera spagnola migliora. La peggiore delle ipotesi sull’epidemia che potrebbe travalicare i confini dell’Africa. Scatenando un dramma mondiale

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Un infermiere che aveva accudito Thomas Duncan, il malato di nazionalità liberiana nell’ospedale del Texas dove era stato ricoverato, è risultato positivo al test dell’Ebola. Se i risultati fossero confermati, sarebbe il primo caso di Ebola in America, visto che l’africano si era ammalato in Liberia prima di arrivare negli Stati Uniti. Il lavoratore, di cui non sono state fornite le generalità, era un dipendente del Texas Health Presbyterian Hospital e ha cominciato a sentire i primi sintomi della febbre venerdì sera, ed era stato subito isolato e sottoposto al test.
 
EBOLA IN AMERICA E IN EUROPA
Intanto l’infermiera spagnola che aveva contratto il virus dal missionario tornato dall’Africa e morto a Madrid ha mostrato piccoli segnali di miglioramento rispetto ai primi giorni di malattia. Un’altra infermiera che aveva segnalato il manifestarsi di alcuni sintomi ha avuto risposta negativa al test. Teresa Romero è stata trattata con il siero ZMapp che aveva avuto una percentuale di successo del 66% nei primi trattamenti in Europa nei confronti della malattia. Zmapp è composto da un cocktail di anticorpi monoclonali, molecole prodotte in laboratorio a partire da piante di tabacco che imitano la risposta immunitaria del corpo. Intanto, il dibattito sul perché Ebola è arrivato in Europa è ancora aperto. L’infermiera spagnola paziente zero di Ebola in Europa potrebbe essersi contagiata toccandosi inavvertitamente la faccia con i guanti mentre si toglieva la tuta protettiva dopo aver accudito il paziente poi deceduto, il missionario Manuel García Viejo. E’ l’ipotesi del dottor Germán Ramírez, lo specialista di Medicina Interna che si occupa di lei all’ospedale La Paz de Madrid, dal quale dipende il Carlos III, dove la donna è ricoverata da lunedì. Un’altra ipotesi vuole invece che il contagio di Ebola sia avvenuto a causa di un errato protocollo di sicurezza (il 2 invece del 4). Ma questa ipotesi è stata esclusa dalla stessa infermiera in un colloquio con El Mundo. Per avere la conferma decisiva dell’eventuale contagio, bisognerà attendere i risultati di un secondo test, che sarà eseguito dal Centro di controllo e prevenzione delle malattie di Atlanta. Quello di Duncan, il “paziente 0”, è stato il primo caso di ebola diagnosticato negli Stati Uniti.

Come si diffonde Ebola: un video dal Washington Post


Oltre a ZMapp, che è stato importato dall’Agenzia del farmaco spagnola, la Romero ha ricevuto dopo l’arrivo in ospedale Carlos III il plasma sanguigno ottenuto da pazienti sopravvissuti a Ebola. Secondo i funzionari della sanità spagnola, il religioso Paciencia Melgar, collaboratore di Pajares in Libera, sarebbe uno dei donatori di sangue, perché si è ammalato ma ha superato la malattia. Altri donatori, secondo le stesse fonti, sarebbero religiosi dello stesso Ordine, le Missionarie dell’Immacolata Concezione. Infine, all’infermiera è stato somministrato l’antivirale Favipiravir, che è stato testato nei topi e che inibisce un enzima essenziale per la replicazione virale. La sua efficacia dipende dalla quantità di virus nel corpo e dal fatto che l’organismo del paziente sia o meno in grado di produrre propri anticorpi. La preoccupazione degli stati, però, cresce: il Canada ha invitato oggi i suoi cittadini a lasciare i paesi colpiti dall’epidemia, mentre in Gran Bretagna è stata organizzata un’esercitazione su grande scala, con la partecipazione di centinaia di operatori sanitari e alcuni ministri, per testare la risposta di fronte ad un eventuale caso Ebola. E dalla Russia arriva l’annuncio di altri tre vaccini in via di sviluppo che dovrebbero arrivare, secondo il ministro della salute russo, in sei mesi.

Le epidemie di Ebola 1976-2012

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Le epidemie di Ebola dal 1976 al 2012 (La Repubblica, 10 ottobre 2014)

EBOLA, LO SCENARIO PEGGIORE
Intanto un articolo di Julia Bellux su Vox ci racconta quale potrebbe essere lo scenario peggiore per Ebola nel mondo, dopo le previsioni da worst case scenario per l’Africa, con mezzo milione di contagiati nel continente. Innanzitutto, per continuare a crescere Ebola ha bisogno di svilupparsi in Africa,e questo sarà possibile in caso falliscano gli sforzi internazionali per debellare la malattia. Possibile, visto che gli Stati si sono mossi tardi rispetto a un’emergenza che è stata all’inizio sottovalutata. «Abbiamo avuto più casi di Ebola negli ultimi due mesi che dal 1976, l’epidemia è ancora in fase di crescita», dice a Vox Ashish Jha direttore della Harvard Institute Global Health. Anche perché Ebola sta prendendo piede non solo nelle zone rurali, ma anche nelle città africane. E ci sono circostanze peggiori da immaginare: «Penso che un focolaio in Europa o in Nord America finirebbe presto sotto controllo – ha detto al Guardian Peter Piot, che ha contribuito a scoprire il virus – ma pensate a cosa potrebbe accadere se uno dei tanti lavoratori indiani che va in Africa per lavorare nel commercio o nell’industria si ammalasse e si recasse in India per visitare i parenti durante il periodo di incubazione del virus, per poi finire magari in un ospedale pubblico ai primi sintomi di febbre: potrebbe succedere qualcosa di gravissimo». La stessa cosa potrebbe accadere in Cina, vista la disparità di offerta nella sanità pubblica del paese e i tanti legami commerciali con l’Africa. Ma gli scricchiolii non si sentono soltanto se si guarda a Est. Il primo paziente di Ebola negli Usa ha avuto una diagnosi errata al suo primo arrivo all’ospedale in Texas: ha ricevuto la stessa prescrizione di antibiotici dell’infermiera Romero nonostante il personale medico fosse a conoscenza che proveniva da Monrovia.
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Ebola: i casi per paese e l’epidemia (infografica di Vox.com)

Sempre la Romero è rimasta seduta per ore in un pronto soccorso mentre i primi sintomi dell’Ebola si stavano manifestando, e lei aveva avvertito tutti i colleghi che avrebbe potuto essere malata di Ebola. Anche qui, una sottovalutazione pericolosa per i campanelli d’allarme, alla quale però, per essere onesti, bisognerebbe aggiungere anche tutti i falsi allarmi di questi giorni. Nonostante i protocolli di salute pubblica, le avvertenze ai professionisti della salute e quelle ai viaggiatori, Ebola è riuscito a scivolare attraverso le fessure dei migliori sistemi sanitari del mondo. Non esattamente incoraggiante per chi oggi deve guardare alle ipotesi. Tra cui c’è infine anche quella di una mutazione del virus e della sua possibilità di trasmettersi per via aerea. Ma questa, per fortuna, è finora esclusa dagli esperti.
In copertina: Ebola Virus, foto da Flickr

Dodici infografiche su Ebola


 

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