Perché l'EXPO non conviene

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-05-04

L’analisi di costi e benefici non favorisce la kermesse. Che si trova davanti anche l’incognita dei biglietti da vendere. Con precedenti poco rassicuranti

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Ma davvero l’EXPO è un grande affare per l’Italia? Le analisi ufficiali dicono che il rapporto tra costi e benefici sarà vantaggioso, ma a guardare bene i numeri c’è poco da essere ottimisti. In parte a causa degli effetti economici sovrastimati, in parte per il rischio oggettivo sulle vendite dei biglietti. E c’è chi ha già spiegato che fare piscine o pulire le città sarebbe altrettanto remunerativo, se non di più.
 
PERCHÉ L’EXPO NON CONVIENE A NESSUNO
Roberto Perotti su Lavoce.info oltre un anno fa ha fatto un conto dei costi e dei benefici dell’EXPO che dà adito a pochi dubbi. E allo scopo di evitare argomenti ad personam, tanto vale ricordare che Perotti è tra i sette consiglieri economici del premier nominati nel marzo scorso, e con Yoram Gutgeld sta lavorando alla spending review sulla spesa pubblica. Nel suo ebook intitolato “Perché l’EXPO è un grande errore”, Perotti parte dall’illustrazione degli effetti economici stimati per l’EXPO.
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E spiega che la metodologia utilizzata per questi risultati ignora che le risorse hanno un costo: ovvero per investire 3,2 miliardi (la spesa per l’Expo) bisogna che ci sia qualcuno (i cittadini) che paghino il conto. E alzare le tasse riduce la produzione e il Pil. Poi continua:

Come altro esempio, si prendano i flussi turistici. Si attendono 20 milioni di visitatori, di cui circa 15 milioni italiani. I loro consumi non sono tutti aggiuntivi. Ovvviamente nei due giorni che visita l’Expo il visitatore riduce altri tipi di consumi: se non avesse visiato l’Expo, magari sarebbe andato al ristorante nella sua città, oppure allo stadio, oppure a un museo. Tutti questi consumi mancati dovrebbero essere conteggiati in riduzione dei consumi aggiuntivi.

Perotti spiega anche che piuttosto che spendere soldi nell’EXPO, ci potrebbero essere altri progetti che generano un aumento ancora maggiore, e ad un costo inferiore. Un esempio potrebbe essere la completa ripulitura della città di Milano dai graffiti, una “piccola grande opera” che porterebbe poi tanta pubblicità anche all’estero. Oppure punta il dito sull’assenza di piscine pubbliche:
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Infine, si consideri il Grafico 1 sottostante. Esso riporta il numero di piscine pubbliche per milione di abitanti in alcuni paesi europei. L’Italia è largamente ultima, con un quarto delle piscine per 1000 abitanti del Portogallo. Uno degli scopi dichiarati dell’Expo era di rendere più vivibile Milano. Quante piscine si sarebbero potute costruire e mantenere, in tutta Italia, con 14 miliardi? Cosa sarebbe stato più apprezzato dalla collettività? E, si noti, non è affatto detto che l’effetto volano sull’economia di un milione investito in piscine sia minore di un milione investito in padiglioni per l’Expo.

E il turismo? Anche qui ci sarebbe da discuterne. E Perotti lo fa prendendo l’esempio delle presenze straniere a Torino per le Olimpiadi invernali, utilizzate da chi ha effettuato le previsioni per l’EXPO:
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Prendiamo per esempio la previsione di un incremento del turismo culturale e congressuale. Essa si basa esplicitamente su analoghe previsioni per Torino dopo le Olimpiadi. Senonché per Torino disponiamo ormai dei dati effettivi, e sfortunatamente non corroborano queste previsioni.
Il Grafico 2 riporta gli arrivi e le presenze straniere a Torino dal 2004 al 2008, cioè nell’intervallo di due anni precedenti e successivi alle Olimpiadi, un altro evento che nella retorica di allora avrebbe dovuto fare di Torino l’ombelico del mondo. Il grafico si ferma al 2008 per evitare di includere anche gli anni della recessione. Nel 2007 e 2008, i due anni successivi alle Olimpiadi, gli arrivi e le presenze straniere furono più bassi che nel 2004 e 2005! Lo stesso andamento si è osservato nel Piemonte nel suo complesso.
Il declino del 2007 e 2008 è forse da attribuirsi a cause esterne concomitanti, per esempio la concorrenza spagnola? Difficile: se così fosse, si dovrebbe vedere su tutti i dati italiani. Ma nello stesso periodo, in Italia nel suo complesso sia gli arrivi che le presenze straniere sono aumentati, seppur di poco, come mostra il Grafico 4.

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LE PREVISIONI ALLEGRE E I RENDICONTI DOLOROSI
Non è poi una stranezza pensare alla vera realizzabilità delle previsioni sulle vendite dei biglietti. L’EXPO di Shanghai venne visitato da da più di 73 milioni di persone durante i 184 giorni della manifestazione, battendo il precedente record di Osaka 1970. Le stime iniziali prevedevano più di 70 milioni di visitatori. Circa il 5,8% dei visitatori furono stranieri, e questo spiega che l’EXPO di Shanghai fu un successo soprattutto cinese e rivolto ai cinesi; ma non è abbastanza conforme all’idealtipo italiano, visto che il Belpaese non è così popoloso e dovrà fare riferimento a una maggiore presenza straniera per centrare le previsioni. L’EXPO di Siviglia, in Europa, fu visitato da 40 milioni di persone nel 1992. Quello di Hannover, del 2000, fu invece un flop clamoroso che portò 18 milioni di persone negli stand invece dei 40 previsti, per una perdita stimata di mezzo miliardo di euro. In attesa di conoscere il destino di quello di Milano, i precedenti sono questi. E non sono certo rassicuranti.

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