Perché le scuole religiose devono pagare l'ICI

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-07-25

La Cassazione spiega perché ha accolto il ricorso del comune di Livorno risalente al 2010. Quando non la pagavano erano in conflitto con le regole della concorrenza UE

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Le scuole religiose sono attività di carattere commerciale e quindi non possono godere dell’esenzione dal pagamento dell’Ici: per questo la 5/a sezione civile della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune di Livorno che aveva impugnato una decisione di segno opposto della Commissione tributaria regionale della Toscana, ora cassata. Sarà un’altra sezione della stessa Commissione a dover riesaminare il caso di due istituti livornesi gestiti da suore. Ma dovrà farlo in un sentiero reso stretto dalle argomentazioni con le quali i giudici della Cassazione hanno motivato le due sentenze ‘fotocopia’, una per ciascun istituto.
 
PERCHÉ LE SCUOLE RELIGIOSE DEVONO PAGARE L’ICI
La norma, questo il ragionamento dei giudici della Cassazione, prevede che l’esenzione sia “limitata all’ipotesi in cui gli immobili siano destinati in via esclusiva allo svolgimento di una delle attività di religione e di culto” individuate dalla legge del 1985. Ed in esse “non rientra l’esercizio di attività sanitarie, ricettive o didattiche, salvo non sia dimostrato specificamente che le stesse non siano svolte con modalità non commerciali”. La linea tenuta dalle scuole paritarie è quella di provvedere ad un servizio, ma ciò alla Cassazione non basta. Come non basta il fatto che tali strutture possano operare in perdita: una questione, questa, “priva di fondamento, perché – annota la Cassazione – anche un imprenditore può operare in perdita”. Tra l’altro, si legge ancora nella sentenza “per integrare il fine di lucro è sufficiente l’idoneità, almeno tendenziale, dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio, nè ad escludere tale finalità è sufficiente la qualità di congregazione religiosa dell’ente”. Ed il giudice di primo grado, ovvero la commissione tributaria Toscana, sbaglia – sempre secondo i giudici della Cassazione – a ritenere irrilevante ai fini dell’Ici il corrispettivo pagato dagli utenti delle scuole paritarie, poiché esso “è un fatto rivelatore dell’esercizio dell’attività con modalità commerciali”. C’è stata una sola ‘finestra’, aperta dal decreto legge della fine del 2005, che ‘salvava’ dal pagamento dell’Ici le attività religiose eventualmente commerciali. Ma esso, ricorda la Cassazione, ha avuto vita breve, fino al luglio 2006, poiché il provvedimento era “sospettato, non senza fondamento, di essere in conflitto con la normativa comunitaria sugli aiuti di Stato e con le regole della concorrenza”.
 
MA IL GOVERNO VUOLE FERMARE TUTTO
“Dobbiamo capire se il tema riguarda anche il futuro, con il settore non piu’ Ici ma Imu. Spero oggettivamente di no perché sarebbe profondamente ingiusto. In fondo queste scuole fanno un servizio di pubblica utilita’. Certo, sono attivita’ gestite in maniera commerciale: come si fa a non mettere in pratica un’attivita’ commerciale se bisogna pagare l’affitto, le utenze? Ma altra cosa e’ fare attivita’ lucrative”, afferma a Radio Vaticana, il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi. Alla domanda se il Parlamento interverra’, Toccafondi risponde: “leggiamo la sentenza e comprendiamo… Anche perché un anno e mezzo fa, due anni fa, questo governo ha gia’ avuto modo di dare un’interpretazione autentica del tema del pagamento dell’Imu, quindi il discrimine era l’attivita’ lucrativa. Quando c’e’ un’attivita’ non solo commerciale ma lucrativa, e quindi per esempio una scuola con rette di decine di migliaia di euro l’anno, e’ giusto che quella paghi l’Imu, ma per tutto il resto si tratta di scuole che operano per il bene di pubblica utilita’ ed e’ giusto che non siano gravate da spese di 20, 30 mila euro in media l’anno di imposta municipale sugli immobili”. – “Penso che forse ci sia una riflessione da fare. In alcune regioni, come il Veneto, senza le scuole paritarie Stato e Regione si troverebbero in enormi difficolta’ economiche e strutturali”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a margine della firma di un protocollo d’intesa sulla ‘Buona Scuola’, ad Aosta, con la Regione Valle d’Aosta, commentando la sentenza della Cassazione che impone ad alcuni istituti scolastici religiosi di Livorno di pagare l’Ici.
 
E NEL PD FIORONI È NERVOSO
“Il pagamento dell’Ici per le scuole paritarie senza scopo di lucro, interpella tutti, in primo luogo il presidente Renzi. Il sistema scolastico italiano è per legge paritario, la Buona Scuola lo rafforza, ma questa vicenda fa chiudere tutte le scuole che non sono diplomifici, dalle materne alle superiori”. Lo scrive in una nota Giuseppe Fioroni, deputato Pd ed ex ministro dell’Istruzione, commentando la sentenza della Cassazione che ha riconosciuto la legittimità della richiesta dell’Ici agli istituti scolastici paritari. Così, spiega Fioroni, “si cancella la libertà di scelta, si trasformano in scuole solo per i ricchi, si genera un danno grave allo Stato, sarebbe una violazione dei diritti costituzionali, pensiamo soltanto al 40% dei bambini delle materne che rimarrebbero senza scuola”. “E’ una vera emergenza democratica che non può essere scaricata né sui magistrati né sui comuni che non chiudono i bilanci. Occorre che il governo intervenga subito e sono certo che il presidente del Consiglio Renzi lo farà”, conclude l’esponente dem.

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