Perché Beppe Grillo non sa cos'è un migrante

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-04-17

Beppe Grillo disquisisce amabilmente sulla parola “migrante” e prospetta soluzioni al problema dell’immigrazione. Il nuovo slogan del Movimento sarà: aiutiamoli a casa loro, sarà un piacere!

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Ieri sera Beppe Grillo (o lo staff del Blog) sembrava quasi volerci proporre uno spunto di riflessione sulla condizione di quelle persone che sbarcano sulle nostre coste. In un post intitolato Cos’è un migrante? Grillo (o il suo staff) pare quasi vogliano intavolare una discussione seria su come affrontare lo spinoso problema dell’immigrazione. Ma non è così, si tratta del solito post di Beppe (o del suo staff) in cui si fa una gran confusione senza arrivare ad una posizione chiara. L’importante alla fine è parlare di immigrazione non importa per dire cosa: gli esperti della comunicazione probabilmente hanno notato che è un tema che tira dal punto di vista di like e condivisioni.

Ma quindi è quello che pensa Beppe o quello che pensa il suo staff?
Ma quindi è quello che pensa Beppe o quello che pensa il suo staff?

LE PAROLE SONO IMPORTANTI
Il post si apre come da migliore tradizione grilliana: un attacco al perbenismo stantio e “untuoso” del political correct. Il termine migrante è roba per gente come la Boldrini non per quelli che vogliono risolvere davvero il problema. Già dalle prime righe si capisce dove si andrà a finire:

Il politically correct con la sua untuosità, e si è visto ieri in Parlamento con la PROPOSTA DI ISTITUIRE UNA GIORNATA DELLA MEMORIA PER LE VITTIME DELL’IMMIGRAZIONE, è diventato una melassa insopportabile. Quando si parla dei cosiddetti “migranti” si riduce il significato della parola a un semplice spostamento, come se chi migra lo facesse come le rondini e le oche selvatiche per legge di natura.

A questo punto pare quasi Beppe voglia intavolare una discussione sull’uso (o sull’abuso) del termine migrante. Non c’è problema, la parola in effetti non è un granché, ma il paragone con le oche e le rondini e altri animali migratori che c’azzecca? Gli uomini non si spostano per obbedire alle “leggi di natura”, ma assecondando le leggi degli uomini, quelle che dicono che se il lavoro a casa tua non c’è devi cercarlo altrove, che se sei povero puoi tentare la sorte in un paese più ricco, o quelle molto più “naturali” che ti spingono sfuggire da altri uomini per non morire. A dirla tutta la migrazione è una delle condizioni umane fondamentali, quindi naturale tanto quanto quella di altri esseri viventi. Continua il Guru (o il suo staff):

Da un po’ di tempo chiunque entri in Italia con un barcone è un definito “migrante”, ma le parole giuste sono solo due: “rifugiato politico” (circa un decimo di chi sbarca sulle nostre coste) o “clandestino”. Migrante non vuol dire nulla. Non si tratta di pellegrinaggi o di carovane come ai tempi di Marco Polo. E’ un eufemismo, una presa per i fondelli. Serve ad aumentare i voti ai “buonisti” di sinistra con il culo degli altri e ai razzisti che alimentano la paura del “diverso”.

La parola viene usata per non usare termini come “straniero” oppure “extracomunitario” perché connotati negativamente (anche grazie a chi come Grillo agita paure infondate legate all’arrivo degli stranieri). Non sarebbe poi tecnicamente corretto utilizzare il termine “immigrato” perché presuppone una situazione in cui la persona che ha compiuto il percorso migratorio sia arrivata alla sua destinazione finale e sia riuscita a trovare una situazione più o meno stabile all’interno del paese d’arrivo. I migranti invece sono sospesi in un limbo, non sono davvero arrivati da qualche parte, sono approdati in un centro d’accoglienza che è un non-luogo di permanenza. Un migrante può essere un rifugiato politico quando gli viene riconosciuto lo status di rifugiato politico e concesso asilo, non prima. Insomma il termine serve ad identificare una condizione umana ben precisa e specifica: quella della transitorietà, coglie le persone nel momento del passaggio, del transito da un posto all’altro. Il processo migratorio è lungo, non si tratta di spostarsi da un punto A di partenza ad un punto B, come Grillo sa ma sceglie di ignorare il viaggio dei migranti è costellato di numerose tappe intermedie, in attesa dell’ultimo definitivo balzo. Si parla di persone che spesso, a causa delle guerre, hanno perso il paese d’origine quindi è difficile definirle emigranti, nel senso che la cosa da cui migrano ormai è il conflitto, non solo e non più un luogo geografico.

LE SOLUZIONI DI GRILLO AL PROBLEMA DELL’IMMIGRAZIONE
Ma Beppe (o il suo staff) non stanno certo qui a discutere di semantica, lui c’ha la soluzione, anzi LE soluzioni per porre fine al problema dell’immigrazione. E soprattutto a quello di Matteo Salvini, che con la sua campagna elettorale tutta incentrata sull’immigrazione è il vero problema di Grillo e del Movimento 5 Stelle in questo momento. Il programma grillino per fare fronte all’emergenza si articola in quattro semplici punti. Il primo:

– disdettare immediatamente il regolamento di Dublino che obbliga il rifugiato politico (che abbiamo comunque il dovere di accogliere) a permanere nel primo Paese in cui arriva Una norma demenziale firmata, guarda un po’, da Pdl e Lega nel 2003. I rifugiati che arrivano in Italia quasi mai vi vogliono rimanere. Va data loro la possibilità di scegliere il Paese europeo dove stabilirsi, in conformità con Schenghen che permette la libera circolazione delle persone nell’area UE.

Il primo punto è anche il più complesso dal punto di vista politico. È vero infatti che il Regolamento di Dublino II crea non pochi problemi ai paesi che come l’Italia costituiscono il primo punto d’arrivo per i richiedenti asilo (il Trattato non riguarda la condizione di tutti i migranti ma solo quella dei rifugiati politici). Una ridefinizione del regolamento non può essere fatta in modo unilaterale, è necessario mettersi d’accordo con i nostri partner europei. Grillo non chiarisce se è questo quello che vuole o se si accontenta di una soluzione del tipo “smettiamo di applicarlo in Italia” cosa che probabilmente comporterebbe l’apertura di una procedura d’infrazione. Inoltre va fatto notare che il numero dei rifiugiati è solo una minima parte dei migranti ed è composta principalmente da minori (spesso non accompagnati). E anche rispetto al totale dei rifugiati politici nel mondo solo il 2,5% dei richiedenti asilo trova rifugio in Europa.

fonte: ecre.org via Facebook.com
fonte: ecre.org via Facebook.com

Inoltre la proposta di Grillo non risolve il problema principale: dove stabilire se un migrante ha diritto ad essere riconosciuto come rifugiato se non nel paese di arrivo? Le pratiche per la concessione dell’asilo politico sono sicuramente troppo lunghe ma Grillo non spiega dove queste vanno svolte. La creazione di un sistema comune europeo per la definizione e la concessione dello status di rifugiato sarebbe già un passo avanti, senza scomodare Shengen. Il problema è che ci sono ad oggi ancora poche soluzioni per entrare in Europa legalmente. Questo punto ci porta alla seconda “soluzione” grillina:

– stabilire degli uffici del ministero dell’Interno nei luoghi dove avvengono gli imbarchi per identificare le persone prima del viaggio e, se clandestini, impedirne l’imbarco

Grillo dice che in molti dei paesi dove vengono effettuati gli imbarchi (e in molti dei paesi di partenza dei migranti) c’è la guerra. Non dice però che proprio a causa delle situazioni di pericolo e di tensione spesso i paesi europei chiudono le proprie rappresentanze diplomatiche e gli uffici per consentire agli addetti di fare ritorno in patria. Si possono stabilire tutti gli uffici del ministero che si vuole ma quando questi vengono chiusi non ci sarà nessuno a controllare le partenze e saremo di nuovo punto a capo. Il dato dei visti d’ingresso ai siriani dopo lo scoppio della guerra sono abbastanza significativi da questo punto di vista. Non c’è dubbio però che ci sia la necessità di creare nuovi percorsi legali per facilitare l’ingresso in Europa dei rifugiati.

Come si può vedere non sempre gli uffici risolvono il problema (fonte: http://fra.europa.eu/)
Come si può vedere non sempre gli uffici risolvono il problema (via: http://fra.europa.eu/)

Arriviamo quindi all’ennesima supercazzola:

– inasprire le pene per i mercanti di uomini e considerare gli scafisti al pari degli omicidi con arresto immediato e requisizione dei mezzi di imbarco

Le pene ci sono già, i mezzi che non affondano vengono requisiti. Il problema semmai è come al solito applicarle e fare in modo di arrestare gli scafisti.
Non resta quindi che farsi due risate leggendo la proposta sulla difesa dei confini nazionali. Ma i grillini non erano quelli che erano contro Mare Nostrum? Soluzioni concrete e alternative per difendere i confini in mare ne abbiamo?

– difendere i confini nazionali, che esistono anche in mare e non solo al Brennero o al Monte Bianco, con l’interdizione a qualunque mezzo di navigazione a ingressi non consentiti.

Se non altro il popolo leghista grillino sembra apprezzare l’uscita di Grillo (o del suo staff). SUCCESS!1

Aiutiamoli a casa loro, sarà un piacere!
Aiutiamoli a casa loro, sarà un piacere!

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