Perché Alessandro Di Battista fa campagna elettorale sulla pelle dei migranti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-12-09

Il terzomondista ha sfoderato la sua “faccia da guerra” sul problema dell’immigrazione, ma si dimentica che quello che propone di fare è già stabilito dalla legge vigente. E alla fine scopriamo che Di Battista vuole solo raccattare qualche voto

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Il MoVimento 5 Stelle si prepara alle elezioni e lo fa iniziando con un’intervista dove Alessandro Di Battista spiega le proposte dei Cinque Stelle per l’Italia. Di Battista ha così potuto parlare del “nostro sistema di microcredito” per aiutare le imprese (che in realtà non è dei Cinque Stelle ma del Ministero dello Sviluppo Economico), del referendum per l’uscita dall’euro (che però secondo la Costituzione non si può fare) e della lotta all’evasione fiscale, ma solo nei confronti dei grandi evasori (sottintendendo che gli altri sono moralmente autorizzati ad evadere le tasse). Di Battista ha anche spiegato la posizione del MoVimento sulla lotta all’immigrazione irregolare.
Alessandro di battista immigrazione

Dall’accoglienza zero della Raggi alle espulsioni Di Dibattista

Che sulla questione dei migranti il MoVimento abbia spesso strizzato l’occhio agli elettori di destra rincorrendo le posizioni di Salvini è cosa abbastanza nota. Qualche tempo fa Grillo scriveva che l’Europa (e il nostro Paese) non può certo accogliere “un miliardo di africani”, paventando un’invasione di massa come se davvero tutti gli abitanti dell’Africa abbiano intenzione di trasferirsi davvero nel Vecchio Continente. Più di recente la sindaca di Roma Virginia Raggi interpellata dalle Iene sulla questione dell’accoglienza dei migranti transitanti nella Capitale ribadiva il concetto dell’accoglienza zero spiegando che spetta ad altri trovare una soluzione. Non stupisce quindi che Di Battista a proposito della questione immigrazione abbia risposto in una maniera altrettanto vaga ma in un modo sufficiente a consentire a chi ha già in odio gli immigrati di capire quali siano le intenzioni del MoVimento.

Bisogna trovare soluzione ai grandi focolai di crisi internazionali, senza ricorrere alle bombe. I profughi con diritto di asilo devono essere accolti in Europa e distribuiti uniformemente in tutti i paesi membri. Chi è privo di diritto d’asilo in questo momento storico deve essere espulso. Il termine espulsione non deve essere ricondotto alla destra, alla sinistra, o alla xenofobia.

In realtà anche su questo punto la modesta proposta dell’Onorevole Di Battista non è assolutamente innovativa, anzi, è proprio quello che prevede la legge in materia di immigrazione irregolare attualmente vigente in Italia ovvero la cosiddetta legge Bossi-Fini approvata nel 2002 che è andata a modificare pesantemente il Testo Unico sull’Immigrazione del 1998 (precedentemente nota come legge Turco-Napolitano). È proprio la legge a prevedere che chi è privo del diritto d’asilo (o di un permesso di soggiorno) debba essere accompagnato alla frontiera ed espulso. Non è quindi il particolare momento storico a richiedere che chi è privo del diritto d’asilo o non gode dello status di rifugiato politico debba essere espulso. Siamo ovviamente dalle parti della polemica sugli immigrati che alloggiano negli hotel a cinque stelle, prendendo 35 euro al giorno dallo Stato per non fare nulla e starsene nei parchi a rubare la connessione WiFi per i loro smartphone. Di Battista però non dice che tra l’arrivo dei migranti (che siano migranti economici o rifugiati) e la procedura di espulsione c’è in mezzo un processo di verifica dello status di richiedente asilo. In parole povere chi arriva sul nostro territorio (o in uno qualsiasi dei paesi dell’Unione Europea) e fa richiesta di asilo politico non lo ottiene automaticamente. La legge prevede infatti che siano delle apposite Commissioni territoriali a stabilire se una persona ha diritto o meno all’asilo politico (e tutto quanto ne consegue in termini di diritti e protezione) o meno. Va da sé che questo procedimento di verifica non sia immediato anzi richieda del tempo, perché la Commissione competente deve esaminare le carte e svolgere le indagini. Durante questo tempo il migrante ha diritto a rimanere nel nostro paese e viene ospitato all’interno delle strutture idonee dalle quali in teoria non è concesso allontanarsi (perché altrimenti il migrante perderebbe il diritto d’asilo) fino alla fine della procedura di verifica della domanda. Non tutti i migranti risultano “idonei” ad ottenere lo status di rifugiati e la legge attuale prevede che chi non ha diritto ad ottenerla venga espulso (l’espulsione per altro era già prevista dalla Turco Napolitano quindi non è proprio una novità). Il problema inizia proprio dopo questo passaggio che in teoria dovrebbe durare poco più di un mese: qualora la richiesta di protezione internazionale non venga accolta (perché il cittadino extracomunitario non risulta idoneo) il migrante può presentare ricorso contro la decisione della Commissione. La presentazione del ricorso (che può essere presentato solo in determinati casi) sospende l’espulsione fino a che non è stato esaminato il ricorso, quindi in teoria per altri trenta giorni.

Perché le espulsioni non funzionano

Vale la pena di ricordare che consultando le sentenze dei vari tribunali il diritto d’asilo non viene concesso solo a chi scappa dalla guerra ma anche ad altri individui (ad esempio a chi ha subito violenze domestiche, chi ha subito violenze durante il transito in Libia oppure a chi ha compiuto un significativo percorso di integrazione) Qualora il ricorso venisse rigettato allora per il migrante non c’è altra alternativa all’espulsione. Ed è a questo punto che la macchina dell’accoglienza che dovrebbe procedere di pari passo con quella delle espulsioni si inceppa. I motivi sono i più vari, ad esempio il migrante nel frattempo si è allontanato dalla struttura di accoglienza temporanea per andare in un’altro paese dell’Unione oppure si è semplicemente reso irreperibile. Un altro caso è quello relativo agli accordi internazionali con i paesi di provenienza dei migranti, accordi per il rimpatrio che è difficile far rispettare ma che sarebbe compito dello Stato, anzi degli Stati rendere operativi. C’è infine anche la questione relativa ai numeri, secondo l’Ismu (Istituto per lo Studio della Multietnicità) potrebbero essere almeno 435 mila gli immigrati irregolari presenti sul nostro territorio (a fronte di 98 mila richieste d’asilo). Un numero che rende quasi impossibile qualsiasi operazione di rimpatrio. Almeno, non con la stessa facilità con cui Di Battista spiega potrebbero essere eseguite (e non dimentichiamo che in Italia c’è ancora da risolvere il vuoto normativo sul reato di clandestinità).
Alessandro di battista immigrazione
 
C’è quindi solo un modo per leggere il messaggio che davvero Di Battista ha voluto lanciare sul tema dell’immigrazione, un messaggio che non è rivolto ai migranti, alle Commissioni territoriali o ai suoi colleghi parlamentari (che pure hanno il potere di risolvere la questione delle espulsioni) ma agli elettori di destra del MoVimento, quelli che considerano Laura Boldrini amica dei migranti e dei clandestini e che ritengono che nel nostro Paese non ci sia abbastanza spazio per tutti. In questo senso il messaggio di Di Battista, lungi da voler spiegare come i Cinque Stelle hanno intenzione di risolvere il problema (visto che una legge c’è già) vuole solo rassicurare quella fetta di elettorato che ha paura degli immigrati e che sotto sotto li odia. Di Battista lo fa continuando a diffondere i soliti luoghi comuni sull’immigrazione invece che spiegarci come vorrebbe affrontare il problema. Se dovessimo basarci sulle proposte di Grillo (“difendere i confini nazionali, che esistono anche in mare e non solo al Brennero o al Monte Bianco, con l’interdizione a qualunque mezzo di navigazione a ingressi non consentiti“) non troveremo risposte molto più sensate e soprattutto non troveremo proposte concrete. Ma questo gli elettori del Cinque Stelle lo scopriranno quando saranno al Governo, come è successo a Roma.
 

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