Pensioni, reversibilità, ISEE: cosa cambia con il DDL delega del governo sulla povertà

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-14

Fare cassa con le vedove? Guadagnare con i morti? Rubare contributi versati? Cosa succede se le reversibilità vengono considerate prestazioni assistenziali e non più previdenziali. Con una precisazione: qualsiasi intervento varrà sulle prestazioni future

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Scoppia la polemica sul DDL che riordina le prestazioni di natura assistenziale e previdenziale come strumento unico, nell’intenzione del governo, di contrasto alla povertà con misure legate al reddito e al patrimonio. Nel Ddl, tra le altre misure si prevede la possibilità di rivedere le pensioni di reversibilità, ovvero quelle erogate agli eredi alla morte del pensionato o del lavoratore che muore avendo maturato i requisiti per l’assegno. Le pensioni di reversibilità verrebbero, secondo l’ipotesi del governo, legate all’ISEE. Secondo questo disegno di legge le reversibilità vengono considerate prestazioni assistenziali e non più previdenziali. Questo significa che l’accesso alla pensione di reversibilità d’ora in poi sarà legato all’Isee, per il quale conta il reddito familiare e non quello individuale.

Pensioni, reversibilità e ISEE

Il primo a tuonare è il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: “il governo – afferma – vuole tagliare le pensioni di reversibilità. In Commissione Lavoro alla Camera è arrivata la proposta di legare all’ISEE le pensioni di reversibilità, fregando così migliaia di persone, soprattutto donne rimaste vedove. Rubando contributi effettivamente versati, per anni. Un governo che fa cassa sui morti mi fa schifo”. In serata arriva la replica di Palazzo Chigi: “Se ci saranno interventi di razionalizzazione saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra poveri. La delega del governo dà non toglie“, stanziando per la prima volta un miliardo di euro strutturale su una misura unica di lotta alla povertà e predisponendosi a convogliare risorse europee su quello stesso strumento e sulla rete di servizi per la presa in carico offerti da comuni e terzo settore. Ma fonti di governo intervenendo sulle polemiche sulle pensioni sottolineano come nella delega dell’Esecutivo ci sia una clausola esplicita secondo la quale qualsiasi intervento di razionalizzazione ( per evitare duplicazioni con la nuova misura unica anti povertà) varrà solo sulle prestazioni future e non su quelle in essere. In altri termini, è destituita di ogni fondamento l’ipotesi che il governo intenda “fare cassa”, ipotesi tecnicamente impossibile, secondo quanto sostiene il governo: «L’Art. 1 comma 3 lettera b) impedisce di far cassa con qualsiasi esercizio di razionalizzazione. La delega del governo  stanzia per la prima volta un miliardo di euro strutturale su una misura unica di lotta alla povertà e predisponendosi a convogliare risorse europee su quello stesso strumento e sulla rete di servizi per la presa in carico offerti da comuni e terzo settore». Tuttavia, se dalle opposizioni è facile prevedere manifestazioni di protesta sul provvedimento, c’è da segnalare anche la presa di distanza di Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro della Camera ed esponente della minoranza Pd. Il provvedimento, spiega l’ex ministro del lavoro, è “in sé positivo, ma prevede la possibilità di tagliare le pensioni di reversibilità. Per noi questo non è accettabile: si tratterebbe dell’ennesimo intervento dopo quelli, pesanti, del Governo Monti”. “La previdenza – aggiunge – non può essere considerata la mucca da mungere”. Damiano approfitta della situazione per sottolineare l’esigenza a suo avviso di mettere “rapidamente nell’agenda del Governo il tema delle pensioni”. Per tre motivi, spiega: “il primo è che Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al Premier Renzi e al ministro Poletti per chiedere un incontro per affrontare il tema della flessibilità insieme agli altri e numerosi problemi aperti (esodati, ricongiunzioni, precoci, usuranti). Il secondo motivo, è che in Commissione lavoro della Camera è incardinata e in discussione la proposta di legge sulla flessibilità insieme a quelle di tutti gli altri partiti: si dovrebbe arrivare a un testo unificato”. Il terzo motivo è appunto l’approdo alla Camera della delega del Governo sul tema del sostegno alla povertà”.

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Pensione e reversibilità, 2014 (fonte)

Quando cambia la reversibilità della pensione?

Il ddl approvato a fine gennaio dal Governo punta a una ”razionalizzazione” delle varie misure assicurando però che le nuove regole varranno solo per le prestazioni richieste dopo l’entrata in vigore dei decreti attuativi mentre gli assegni in essere non saranno toccati. Ma la contrarietà monta e alcuni parlamentari i soliti sveglioni la uniscono alla querelle sulle Unioni civili. Per Maurizio Gasparri, senatore di FI, “la confusione cresce in Italia oltre livelli tollerabili. Mentre si pensa di regalare pensioni a coppie gay, stravolgendo principi fondamentali dello stato sociale, lo stesso Pd che vuole fare questa concessione attraverso il governo Renzi vuole tagliare le pensione dei vedovi eterosessuali. Siamo alla distorsione di ogni principio di giustizia sociale. Ci opporremo a questa vile aggressione. Noi tuteliamo i soggetti deboli e vedovi e vedove lo sono. È veramente vergognosa questa ultima sortita di Renzi”. Sullo stesso tono la posizione di Paola Binetti, deputata di Area Popolare: “ecco un altro punto da approfondire anche in funzione del dibattito sul ddl Cirinnà, a proposito di unioni civili. Se il governo vuole tagliare davvero le pensioni di reversibilità – conclude Binetti – ce lo dica con urgenza, prima che il ddl in questione si spinga più avanti”. Inutile dire che le due questioni invece vanno a incidere sulle unioni civili soltanto nella misura in cui l’ISEE abbia valori alti, esattamente come le coppie etero. Senza contare che la legge deve essere ancora approvata. A spingere per una modifica al provvedimento arriva infine la Spi Cgil: “dopo la nostra denuncia sulle pensioni di reversibilità si è acceso il dibattito politico. Ora poche chiacchiere. Quel disegno di legge va modificato”, scrive su Facebook il segretario generale Ivan Pedretti. Il ddl delega sulla povertà appena arrivato in Commissione lavoro alla Camera prevede il riordino di diverse prestazioni sociali tra le quali l’Asdi, il sostegno all’inclusione attiva (Sia), l’assegno sociale (la pensione sociale) e la pensione di reversibilità e in generale le prestazioni “anche di natura previdenziale sottoposte alla prova dei mezzi”. In pratica quindi si punta a riordinare le prestazioni legate al reddito. Le nuove regole – secondo quanto precisa il ddl – varranno per il futuro e le prestazioni in essere non saranno toccate. Ma per le pensioni di reversibilità il flusso annuo è consistente proprio perché sono legate alla morte del pensionato o del lavoratore che ha i requisiti per lasciare la pensione agli eredi. Nel 2015 le nuove pensioni di reversibilità erogate sono state 183.085 (189.291 nel 2014), circa un terzo dei nuovi trattamenti complessivi (523.536 nel 2015). L’importo medio è basso (650 euro) perché è legato alla presenza del coniuge (60 per cento della pensione del dante causa) o dei figli minori di 26 anni se universitari (100 per cento della pensione se oltre al coniuge ce ne sono almeno due). È già prevista una decurtazione a fronte di redditi oltre certi livelli (25 per cento in meno se l’erede ha un reddito superiore a tre volte la pensione minima, 50 per cento in meno con redditi oltre cinque volte il minimo) ma il ddl potrebbe intervenire proprio su queste decurtazioni amplificandole. La razionalizzazione dovrà superare le ”differenze categoriali” introducendo in via generale ”principi di universalismo selettivo nell’accesso, secondo criteri unificati di valutazione della condizione economica in base all’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee), eventualmente adeguati alla specifica natura di talune prestazioni”. È probabile quindi che per definire la soglia per l’accesso si usi la componente reddituale dell’Isee ma non quella patrimoniale. In pratica la delega punta ”all’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà, individuata come livello essenziale delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale” e alla ”razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale, nonché di altre prestazioni anche di natura previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi, inclusi gli interventi rivolti a beneficiari residenti all’estero”, fatta eccezione per le prestazioni legate alla disabilità.

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