Pegida: il partito dell'odio che fa paura alla Merkel

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-01-18

I Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente si riuniscono ogni lunedì a destra. Alle manifestazioni partecipa sempre più gente. E il 17% dei tedeschi li appoggia, secondo un sondaggio della ZDF. E loro intendono esprimere un risentimento profondo contro l’élite politica e culturale tedesca

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Alla fine la polizia di Dresda ha vietato la manifestazione «contro l’Islamizzazione» che il gruppo Pegida avrebbe tenuto, come fa ormai da diversi lunedì, a seguito di minacce verso uno dei suoi organizzatori. La polizia ha detto che si tratta di minacce concrete ed ha vietato ogni tipo di manifestazioni prevista per domani in città. La scorsa settimana, dopo gli attacchi in Francia, la manifestazione aveva avuto una partecipazione record. Lo stesso gruppo Pegida ha annunciato sulla sua pagina Facebook di non avere altra scelta che cancellare la manifestazione di domani per proteggere i suoi sostenitori. Ai quali ha comunque chiesto di mostrare la loro solidarietà issando bandiere alle finestre e accendendo candele. Der Spiegel nei giorni scorsi ha rivelato che l’intelligence tedesco ha intercettato messaggi di noti jihadisti che pianificavano attacchi contro Pegida.
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COS’È PEGIDA: IL PARTITO CONTRO L’ISLAMIZZAZIONE DELL’OCCIDENTE
Pegida è l’acronimo di Patriotische Europäer Gegen die Islamisierung des Abendlandes (Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente): il movimento è nato sui social per volontà di Lutz Bachmann, che gestisce un’agenzia di pubblica relazioni in città. Tutto comincia con un video su Youtube, pubblicato da Bachmann per documentare una manifestazione del partito comunista curdo in città il 10 dell’ottobre scorso. Un video con scarse visualizzazioni, che però lo ha convinto poi ad aprire una pagina Facebook e di lì a organizzare le prime manifestazioni.

Dai trecentocinquanta scesi in piazza il 20 ottobre 2014, Pegida ha cominciato una crescita esponenziale grazie alla partecipazione degli estremisti di destra che si sono subito identificati con il movimento (venendo poi respinti successivamente): a dicembre erano già 7500, la settimana successiva avevano sfondato il tetto delle diecimila mentre le ultime, le più sentite dopo le stragi di Parigi, hanno avuto più di 25mila partecipanti. Il 19 dicembre Pegida è stata legalmente registrata come organizzazione senza scopo di lucro a Dresda; l’organigramma prevede Bachmann come presidente, mentre Rene Jahn è il vicepresidente e Kathrin Oertel è il tesoriere. Proprio quest’ultima è stata oggetto delle minacce che hanno portato all’annullamento della marcia di questo lunedì. Dopo l’ultima manifestazione Khaled Idris Bahray, immigrato eritreo, è stato accoltellato a morte a Dresda. Gli organizzatori del movimento hanno negato qualsiasi coinvolgimento nell’atto, ma la morte del ragazzo è stata accolta con “soddisfazione” da molti degli iscritti alla pagina Facebook di Pegida. Martedì mattina la polizia aveva rinvenuto il corpo dell’eritreo in un complesso abitativo in un quartiere popolare, dove il ventenne viveva in un appartamento con altri sette connazionali. L’uomo è stato ucciso con diverse coltellate, al collo e al busto. Le forze dell’ordine all’inizio avevano parlato di un possibile incidente e non di omicidio, come poi era emerso. Questa circostanza ha fatto piovere sugli investigatori una raffica di critiche. «I rifugiati in questa città hanno paura delle manifestazioni di Pegida», ha spiegato una portavoce di una Ong locale. Nel frattempo Pegida apre una sua filiale in Spagna. L’ala ispanica di Pegida è stata lanciata l’8 gennaio su twitter all’indoani della strage di Charlie Hebdo. Nel suo primo messaggio il gruppo afferma: «l’islam non ha posto nelle società libere e democratiche in Europa».
 
LA PAURA DELLA MERKEL
IL 12 gennaio decine di migliaia di persone sono scese in strada in diverse città della Germania per sostenere l’idea di una società aperta e tollerante e contro le marce di Pegida. Le marce per la tolleranza si sono svolte tra le altre a Lipsia, Monaco, Dresda, Berlino, Amburgo e Hannover. Proprio quel giorno la cancelliera Angela Merkel ha ribadito le parole dell’ex presidente federale Christian Wulff, che all’inizio del suo mandato aveva parlato di un Islam che è parte della Germania. «Sono la cancelliera di tutti i tedeschi. Questo include coloro che vivono stabilmente qui, indipendentemente dalla loro origine o provenienza». Il premier turco Ahmet Davutoglu ha paragonato il movimento anti-islam Pegida all’Isis in una intervista alla Faz, esprimento la “grande preoccupazione” della Turchia per un fenomeno che costituisce “una minaccia non solo per turchi e musulmani ma anche per la stessa Germania”. Gli anti-islam vogliono “una società che sia esclusivamente tedesca e cristiana”, ha affermato. “E questa è esattamente la mentalità di Isis”, ha aggiunto, per far sentire la sua voce ai tre milioni di turchi che vivono in Germania. Intanto però c’è chi ha cominciato a studiare quelli che scendono in pazza.

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Pegida: i partecipanti alla manifestazione di Dresda (Wikipedia.en)

Secondo uno studio condotto da Hans Vorlaender del Politecnico di Dresda la gran parte dei partecipanti alle manifestazioni del movimento anti-islamico non condivide il timore di una islamizzazione dell’occidente, ma protesta in generale contro quelli che ritengono fallimenti della politica. Meno di un manifestante di Pegida su quattro, ha spiegato il professor Hans Vorlaender del Politecnico di Dresda, ha riconosciuto l’Islam, o l’islamizzazione della Germania, come motivo della propria protesta. Per la maggioranza dei manifestanti si tratta invece di un’occasione «prima di tutto per esprimere un risentimento profondo, finora non articolato pubblicamente, contro l’élite politica e culturale», ha spiegato Vorlaender. Il tipico sostenitore di Pegida è un uomo del ceto medio: ha 48 anni, vive in Sassonia (74%), è ben istruito e guadagna poco più della media del Land. Solo il 2% e’ disoccupato, spiega la ricerca condotta su 400 persone durante tre manifestazioni a Dresda, tra dicembre e gennaio, rilevando però che il 65% degli interpellati totali non ha voluto partecipare all’indagine. Secondo un sondaggio della televisione tedesca Zdf il 17% dei tedeschi simpatizza per il movimento; il 48% degli intervistati non condivide le affermazioni della Merkel sull’Islam parte della Germania. A quel punto Angela ha corretto il tiro, e nell’intervista alla FAZ pubblicata in Italia da Repubblica ha messo le mani avanti sui musulmani: «Ci aspettiamo che parlino tedesco, che si conformino al nostro ordinamento giuridico e a loro volta hanno il diritto di aspettarsi di essere accettati anche come parte di noi». Poi è tornata ad attaccare Pegida: «Nei cuori di coloro che partecipano a queste manifestazioni c’è troppo spesso opportunismo, indifferenza e persino odio. Posso solo raccomandare alla gente di non seguirlo». Basterà? Il fatto che il simpatizzante medio di Pegida somiglia un po’ troppo all’elettore della Merkel non aiuta.

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