Parola di Di Maio: Beppe Grillo non è il capo politico del MoVimento 5 Stelle

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-18

E noi ci crediamo? Ma se tre indizi fanno una prova, tremilanovecentosessantasei indizi cosa fanno? Un ergastolo?

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Luigi Di Maio ospite da Lilli Gruber a Otto e 1/2 ha dichiarato: “Beppe Grillo non è il capo politico del movimento come lo si immagina, ma è il garante delle regole. Lui applica le regole ma le decisioni politiche vengono prese all’interno delle istituzioni dagli eletti del M5s”. Evidentemente convinto della questione, il vice presidente della Camera e membro del direttorio M5S: “Sarà un modello non perfetto – ha aggiunto – ma andrebbe confrontato con quello degli altri partiti e comunque il M5s cammina sempre di più con le proprie gambe”. E quindi: “Grillo non è la persona che ha il ruolo politico delle decisioni politiche. Beppe Grillo applica le regole ma le decisioni politiche vengono prese nelle istituzioni dagli eletti”.
In realtà Beppe Grillo è stato il capo politico del MoVimento 5 Stelle alle elezioni del 2013, quando il sistema elettorale prevedeva un ruolo come quello: questo è quanto scritto dal M5S in atti ufficiali, ma a pensarci bene non è questo il punto. Il punto è che Di Maio sostiene che le decisioni politiche “sul campo” (ovvero le loro in parlamento) siano prese dal M5S, ma ben sa che una decisione politica di primo livello come la sospensione (a cui segue regolarmente un’espulsione, da quando è in atto questa procedura) di un esponente di primo piano del suo MoVimento, che ha vinto ed è stato eletto dai suoi cittadini in quanto Federico Pizzarotti, non nominato con l’orribile sistema elettorale precedente che ha portato molti grillini in Parlamento, è stato deciso da Grillo. Pizzarotti, che ha vinto le elezioni a Parma con il simbolo del M5S, è stato “sospeso” per decisione di Beppe Grillo, come risulta da messaggi firmati pubblicati sia da Grillo che da Pizzarotti. Che oggi Di Maio sostenga che il potere di decisione appartiene agli eletti mentre l’ultimo capo politico del M5S in attesa di nuove elezioni politiche butta fuori un sindaco eletto è quantomeno curioso.

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Le mail di sospensione inviate a Federico Pizzarotti dallo staff di Beppe Grillo

La Gruber poi chiede se è in vista una consultazione online sulla questione di Pizzarotti, ma Di Maio dice che non ne sa nulla e non gli risulta alcuna anticipazione in tal senso. Sa benissimo infatti Di Maio che la procedura appena iniziata prevede la presentazione di controdeduzioni a un comitato d’appello composto da Roberta Lombardi, Vito Crimi e Giancarlo Cancelleri, tre esponenti della prima ora del M5S: due sono stati eletti in un voto sul blog, il terzo è stato scelto dagli allora due garanti, ovvero Grillo e Casaleggio. Se questo comitato d’appello fosse di parere discorde rispetto a Grillo, a quel punto la parola passerebbe al voto degli iscritti sul blog. In quel momento, e solo se l’appello di Pizzarotti venisse accolta, si voterebbe sul blog di Grillo.
Di Maio ha annunciato: “Settimana prossima presenteremo Rousseau, il nostro nuovo sistema operativo. Davide Casaleggio è fondamentale per l’aspetto tecnico dei nostri sistemi, niente di piu’ e niente di meno”. “Non abbiamo mai chiesto le dimissioni di un sindaco di un altro partito per un avviso di garanzia, che è un atto dovuto – prosegue poi Di Maio parlando delle vicende giudiziarie di alcuni primi cittadini -. Ma il Sindaco di Parma ce lo ha nascosto per 3 mesi”. “Pizzarotti l’ho incontrato ad Imola e il mio staff è sempre in contatto con il suo, anche il giorno in cui l’avviso di garanzia è stato reso noto dalla stampa”. Anche qui, sui giornali si è raccontato che l’iniziativa della lettera a Pizzarotti sia stata presa da Casaleggio su pressione di parlamentari, ma questa ricostruzione non è in alcun modo confermata. In ogni caso si racconta che la stragrande maggioranza degli eletti in Parlamento non sapesse nulla dell’iniziativa, difesa da Alessandro Di Battista e Carlo Sibilia nella chat dei parlamentari subito dopo l’uscita della notizia. Nessuno degli eletti, a parte i membri del direttorio nominati da Beppe Grillo, sapeva di un atto politico come l’espulsione di un esponente politico di primo piano, prima che questa venisse comunicata dal blog. Beppe Grillo non sarà il capo politico del MoVimento 5 Stelle, come sostiene l’onorevole Di Maio, ma se tre indizi fanno una prova, tremilanovecentosessantasei indizi cosa fanno? Un ergastolo?
 

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