Parigi e la Jihad delle donne

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-09-09

Domenica il ritrovamento a Parigi di un’auto con all’interno sei bombole di gas ha portato all’arresto di tre donne sospettate di stare organizzando attentati nella capitale francese. Ma c’è chi dubita delle modalità con cui è stata preparata l’auto, anche se in passato la Polizia aveva avvertito riguardo la possibilità attentati con autobombe

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Sono tre le donne fermate in seguito al ritrovamento domenica mattina di un’automobile, una Peugeot 607 senza targa con le quattro frecce accese, parcheggiata a Quai Montebello nei pressi della chiesa di Notre Dame de Paris al cui interno c’erano sei bombole di gas (ma senza detonatore). A quanto pare la ragazza di diciannove anni figlia del proprietario della vettura era già nota alle forze dell’ordine ed era nella lista dei possibili sospettati di attentati alla sicurezza nazionale.

Inès, Sarah, Amel e le altre

La principale sospettata, arrestata Boussy-Saint-Antoine a 25 chilometri dalla capitale francese, però è una ragazza di 19 anni di nome Inès Madani (almeno questo è il cognome riportato da alcuni siti che hanno diffuso la presunta scheda segnaletica della ragazza)  di nazionalità francese da una coppia mista e soprattutto figlia del proprietario della vettura. A indirizzare sulla pista giusta gli investigatori è stato proprio il padre della ragazza, a sua volta noto per azioni di proselitismo islamico, che ha informato la polizia che sua figlia era scomparsa di casa dal mercoledì. Strano che un fervente credente musulmano non avesse idea di dove si trovasse la figlia da così tanti giorni e soprattutto che non ne avesse denunciato la scomparsa. La ragazza era nella lista delle persone pericolose dopo che aveva manifestato l’intenzione di partire per la Siria al fine di unirsi a Daesh e era nota anche alle autorità belghe.

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Il luogo dove è stata ritrovata l’auto con le bombole di gas (fonte: Le Figaro)

Ines e la sua amica Sarah H.  anche lei francese (di 23 anni) si sarebbero trovate a casa di una terza donna, Amel (39 anni). Secondo quanto riferisce il sito BMFTV.com le tre donne sono uscite di casa giovedì sera (ieri) armate di coltello con il proposito di entrare in azione alla Gare de Lyon per vendicare – pare – la morte di Abu Mohammad Al Adnani ucciso il 30 agosto vicino ad Aleppo. Al Adnani, il cui vero nome era Taha Falah era uno dei “portavoce” di Daesh ed era considerato il “Ministro degli attentati” del gruppo Stato Islamico. Le tre donne sono però state intercettate dalla polizia e pare che Ines abbia tentato di accoltellare un agente che è rimasto ferito. Tutte e tre le donne vengono descritte come “radicalizzate” e “fanatiche” nei rapporti della polizia. Il compagno di una di loro (anche lui fermato) è il fratello di un altro uomo arrestato per i suoi legami con l’Islam radicale e per essere vicino a Larossi Abballa, il terrorista che il 14 giugno ha accoltellato e ucciso due poliziotti a Yvelines, a Ovest di Parigi.
 
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La presunta scheda segnaletica di Ines Madani

Secondo quanto detto dal Ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve le tre donne arrestate dalla DSGI (Direction générale de la sécurité intérieure) si stavano accingendo a pianificare nuove azioni violente e ad entrare in azione. L’assenza del detonatore all’interno dell’auto ritrovata domenica (che quindi non sarebbe potuta esplodere) viene interpretata spiegando che potrebbe essersi trattato di un test, come una prova generale o uno studio di fattibilità rispetto ad azioni terroristiche compiute con autobombe nel centro della capitale francese. Ci sono però dei dubbi a proposito di questa ipotesi: perché le Ines, Sarah e Amel hanno lasciato le quattro frecce accese? Perché una bombola era vuota? Forse era stata svuotata all’interno dell’abitacolo sperando che il gas innescasse un’esplosione? Del resto non ha molto senso fare dei test se il tuo obiettivo è colpire a sorpresa, perché in questo modo dai un vantaggio a chi ti dà la caccia.  Il 24 maggio scorso Patrick Calvar, direttore del DGSI aveva espresso la preoccupazione riguardo la possibilità che l’ISIS passasse all’uso di autobombe per i suoi attentati sul suolo francese e quindi potrebbe trattarsi di “un avvertimento” allo scopo di tenere alta la tensione e far crescere la paura nella popolazione. Una delle tre donne sarebbe stata in contatto con Hayat Boumedienne, la compagna del terrorista dell’HyperCacher, Amedy Coulibaly, che ora si presume sia in Siria.
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La Peugeot ritrovata domenica

Sono inoltre state arrestate due coppie, composte da due fratelli e le rispettive mogli tutti originari di Châlette-sur-Loing, un paese di tredicimila abitanti ad un centinaio di chilomentri a sud di Parigi. La prima coppia, intercettata sull’autostrada in direzione della Spagna; a bordo della vettura c’erano anche i tre figli della coppia. La seconda coppia invece è stata fermata senza particolari problemi mercoledì sera durante un controllo a Loiret (poco distante da Orleans). L’interesse degli investigatori francesi è però rivolto alle due donne, sospettate di essere in contatto con Ines, la figlia del proprietario della Peugeot 207. Dall’inizio dell’anno in Francia sono state arrestate più di 260 persone sospettate di essere a vario titolo legate all’ISIS.

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