Paola Muraro è indagata dal 21 aprile 2016 (e lo sapeva da luglio)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-05

«A fine luglio sono venuta a conoscenza di un 335, articolo 256 comma 4″, del testo unico Ambiente», ha detto l’assessora in Commissione.

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Paola Muraro risulta indagata dal 21 aprile 2016 dalla procura di Roma. Tre giorni prima, il 18 aprile 2016, quando la stessa Muraro aveva chiesto se ci fossero indagini nei suoi confronti, aveva ricevuto una risposta negativa. Lo ha comunicato Alessandro Bratti, presidente della Commissione sulle Ecomafie, facendo riferimento a quanto reso noto dalla Procura di Roma, e aggiungendo: “La Procura ci ha risposto che si procede nei suoi confronti per il seguente reato: art.256 comma 4, legge 152/2006”. Bratti ha chiesto alla Muraro se volesse avvalersi di un avvocato, ma lei ha risposto con un: “no, non intendo farlo”. Le elezioni si sono svolte tra maggio e giugno e lei è stata nominata il 7 luglio. Bratti ha detto anche altro: nella comunicazione della procura c’è scritto «Non sussiste segreto investigativo visto che il 18/7/2016 è stato rilasciato a Muraro il certificato attestante l’iscrizione e che la stessa ha nominato difensore l’avv. Sciullo».  Bratti ha quindi domandato alla Muraro se fosse a conoscenza di essere stata iscritta nel registro degli indagati e l’assessore ha risposto: “A fine luglio sono venuta a conoscenza di un 335, articolo 256 comma 4”, del testo unico Ambiente, riguardante relazioni delle norme ambientali sulla gestione dei rifiuti. La Muraro ha saputo di essere indagata da luglio e per un mese ha detto all’opinione pubblica che non aveva ricevuto nulla. L’ultima volta lo ha fatto ieri, 4 settembre 2016 in una nota per le agenzie di stampa:

“Giunta compatta, M5S unito contro i poteri forti”. Queste le parole di Paola Muraro, assessore all’Ambiente di Roma, interpellata su un eventuale passo indietro a seguito di notizie stampa circa un’indagine a suo carico. Passo indietro che l’assessore dunque esclude. Domani in commissione parlamentare Ecomafie “vado con il sindaco senza avvocato perché io non ho ricevuto nulla“, riferendosi al fatto che non ha ricevuto alcun avviso di garanzia o comunicazione da parte dell’autorità giudiziaria.

E in un’intervista al Fatto Quotidiano:

paola muraro indagata luglio
L’intervista al Fatto in cui Paola Muraro dice di non sapere niente di avvisi di garanzia: oggi ha ammesso di sapere di indagini a suo carico dal 18 luglio

Anche Virginia Raggi, come ha detto in commissione, era venuta a conoscenza il 18 luglio dell’indagine a carico di Paola Muraro, informata evidentemente dalla stessa: “Sono a conoscenza dalla seconda metà del mese di luglio” dell’indagine, ha detto testualmente la sindaca, “Sono stata informata dell’apertura di un fascicolo” sull’assessore all’Ambiente Paola Muraro “nella seconda metà del mese, nel periodo che va dal 19 luglio alla fine del mese”. È inutile ricordare che Federico Pizzarotti è stato sospeso dal MoVimento 5 Stelle per aver taciuto di aver ricevuto un avviso di garanzia al direttorio. Quindi o il direttorio era informato dell’indagine oppure la Raggi, per una sua assessora, ha fatto la stessa cosa. Su richiesta, la Muraro dice che i giornalisti le chiedevano di un avviso di garanzia e per questo lei ha sempre smentito di averlo ricevuto: “Io l’avviso di garanzia non l’ho ricevuto. La domanda era questa, poi i giornalisti scrivono in questo modo ahime’… La differenza è fondamentale“. Il che è falso, perché lei ha sempre detto di non aver “mai ricevuto nulla”, riferendosi quindi a qualcosa di più di un avviso di garanzia. In effetti aveva ricevuto la risposta alla sua interrogazione con il 335: da quella risposta risultava l’indagine. Ma lei ha sempre mentito.
L’accusa alla Muraro riguarda alcuni presunti accordi con Cerroni. Stamattina Il Giornale aveva scritto in un articolo a firma di Anna Maria Greco che la Raggi sapesse dell’indagine nei confronti dell’assessora: quanto raccontato nell’articolo a proposito della prima risposta negativa e della successiva indagine è coerente con quanto illustrato da Bracci, ma questo non vuole dire che sia vero:

Ecco come andarono le cose, secondo fonti ben informate. La prima cittadina Cinque Stelle quando scelse i membri della sua giunta chiese a tutti il certificato dei carichi pendenti ex articolo 335 c.p.p., secondo le regole del Movimento. La Muraro, come gli altri, risultò «pulita». Ma poco dopo il pm Alberto Galanti, che conduce l’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti a Roma, fece sapere alla sindaca che era il caso di chiedere un nuovo certificato aggiornato sulla grande esperta di immondizia. Lei e il suo legale a questo punto capirono che l’aspirante assessora era finita nell’inchiesta.
Ma cercarono di fare resistenza, insistettero con la Raggi dicendo che non ce n’era bisogno, visto che era già stato accertato che nessuna ombra giudiziaria pesava sull’ex consulente dell’Ama e assicurarono che la Muraro avrebbe parlato con i pm per chiarire tutto e per far archiviare il caso in breve tempo. Fatto sta che alla fine la Muraro, però, fu costretta a chiedere un nuovo certificato alla Procura e da questo risultò senza ombra di dubbio che era sottoposta ad indagine per il reato 256 comma 4 del testo unico per l’Ambiente, cioè per violazione delle norme ambientali sulla gestione dei rifiuti. Probabilmente, si tratta dell’impianto di Manlio Cerroni a Rocca Cencia. La Raggi, però, avrebbe deciso che questo fatto non rendeva la Muraro incompatibile con l’assunzione del suo incarico in giunta. La nomina proprio in quei giorni era andata in porto e in Campidoglio non la si voleva rimettere in discussione, nella speranza che tutto si chiudesse in breve tempo, senza che la notizia trapelasse.

“Informo la commissione di aver indirizzato” alla procura di Roma una “richiesta formale per conoscere se la dottoressa Muraro sia persona sottoposta a indagini da parte della procura e per quali reati. A riguardo la procura stessa ha risposto che la dottoressa Muraro è stata iscritta nel registro degli indagati” il “21 aprile 2016”, ha detto testualmente Bracci. La sindaca Raggi ha precisato, su domanda, cosa ha intenzione di fare sul caso Muraro: “C’è una contestazione generica, non c’è alcun avviso di garanzia. Abbiamo fatto una valutazione in una riunione in cui era presente anche il capo di Gabinetto” e si era valutato che si trattava di una “contestazione troppo generica per capire di cosa stiamo parlando, non appena ci saranno maggiori informazioni prenderemo provvedimenti“.
EDIT: Il direttorio M5S, scrive l’ADNKronos, dice di essere all’oscuro dell’indagine nei confronti di Paola Muraro. Lo scambio di battute: Il livello nazionale del M5S sapeva del fatto che la Muraro fosse indagata? Raggi: “Sì, certo!”. Ma il componente del direttorio Carlo Sibilia all’agenzia di stampa AGI fa sapere che non sapeva nulla dell’indagine:

“Personalmente non ne sapevo nulla”, e poi si tratta di un’indagine “non di un avviso di garanzia”. Cosi’ il deputato M5S Carlo Sibilia, componente del ‘direttorio’ del Movimento, risponde a chi gli chiede se fosse a conoscenza del fatto che l’assessore di Roma Paola Muraro era indagata dalla Procura gia’ da aprile

Il senatore ex M5S Lorenzo Battista su Twitter si fa la domanda che tutti si stanno facendo:
raggi muraro
La Raggi ha però detto di aver informato i vertici del MoVimento 5 Stelle. La Procura di Roma contesta all’ assessore all’Ambiente del Comune di Roma, Paola Muraro, dal 21 aprile scorso, data dell’iscrizione nel registro degli indagati, la violazione del comma 4 dell’articolo 256 del codice dell’ Ambiente, in riferimento al periodo in cui era consulente dell’ Ama, l’azienda capitolina che si occupa dei rifiuti. L’articolo fa riferimento alla “gestione di rifiuti non autorizzata” e il comma uno recita: “Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione è punito: a) con la pena dell’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti non pericolosi; b) con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti pericolosi”. Al comma 4, quello contestato all’assessore, viene affermato che le pene previste nei commi precedenti sono “sono ridotte della metà nelle ipotesi di inosservanza delle prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni, nonché nelle ipotesi di carenza dei requisiti e delle condizioni richiesti per le iscrizioni o comunicazioni”. Muraro ha rivestito per circa 12 anni un ruolo di consulente presso l’Ama. In particolare era referente Ippc, un protocollo internazionale sulla qualità dei rifiuti. Aveva in sostanza il compito di controllare sul tipo di qualità del rifiuto in entrata e in uscita che fossero conformi all’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).

Leggi sull’argomento: «Virginia Raggi sapeva dell’indagine su Paola Muraro»

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