Oxfam lotta contro la povertà ma non ha i numeri giusti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-01-16

Come ogni anno Oxfam ci spiega che un numero variabile di super ricchi possiede la ricchezza di più di metà della popolazione mondiale. Ma sono dati utilizzati in un modo scorretto che non fanno un buon servizio alla causa della lotta contro la povertà

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Quest’anno la campagna Oxfam contro la fame nel Mondo ci informa che le otto persone più ricche del Mondo possiedono una ricchezza che equivale a quella posseduta da 3,6 miliardi di persone. Eccoli quindi i paperoni che possiedono – da soli – la ricchezza di metà della popolazione mondiale: Bill Gates, Amancio Ortega (fondatore di Zara), Warren Buffett, Carlos Slim Helu (magnate messicano proprietario del Grupo Carso), Jeff Bezos (fondatore di Amazon), Mark Zuckerberg, Larry Ellison (CEO di Oracle) e Michael Bloomberg. Messi assieme questi otto super ricchi detengono una ricchezza netta pari a 426 miliardi di dollari
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Quanto sono ricchi gli uomini più ricchi del mondo?

È qualche anno che, sempre a gennaio, Oxfam pubblica allarmanti report sullo stato della povertà e su come quelli davvero ricchi posseggano troppo. La colpa è della globalizzazione, del capitalismo sfrenato dove chi è molto ricco non paga le tasse (o le paga nei cosiddetti paradisi fiscali) e dove le grandi corporation favoriscono la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi a discapito dei lavoratori che vengono pagati salari da fame. Sempre da qualche anno il giornale inglese Spectator pubblica lo stesso editoriale a commento degli allarmanti dati forniti dai report di Oxfam (qui il pezzo del 2015). Ad esempio nel 2016 Oxfam ci spiegava che le 62 persone più ricche del mondo “valgono” quanto 3.6 miliardi di persone; nel 2014 per Oxfam erano 85 (numero ridotto da Forbes a 67) a valere quanto 3.5 miliardi di abitanti della Terra e quest’anno siamo arrivati ad otto. Se nel 2016 per dare un’idea di quanto pochi fossero questi super miliardari era stato usato il classico double decker bus londinese quest’anno per far capire quanto pochi siano è stato sufficiente utilizzare l’immagine di un golf cart (e ci si sente ancora più elitari).

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Dal report Oxfam del 2016

Oxfam e il problema del debito

Ma come si fa a trovare quanto valgono i super ricchi e quanto pesano rispetto alla ricchezza globale? Per il primo set di dati Oxfam ha usato la lista dei 500 miliardari più ricchi del Mondo di Forbes, per la seconda invece il rapporto annuale Global Wealth Databook pubblicato dal Credit Suisse. A pagina 146 scopriamo che la ricchezza totale del Mondo è pari a 255,708 trilioni di dollari (un trilione = mille miliardi di dollari). Quindi la ricchezza posseduta dagli otto citati a inizio articolo equivale a più o meno lo 0,16% della ricchezza totale del Mondo. Poco più avanti c’è una tabella che suddivide la ricchezza totale in decili. Come spiega Felix Salmon (da tempo molto critico nei confronti del modo di utilizzare i dati statistici da parte di Oxfam) leggendo i dati emerge che il 50% più povero della popolazione mondiale (ovvero cinque decili) si sparisce qualcosa di più dello 0,16%. Il che ovviamente non significa che siano ricchi, anzi, ma che i dati di Oxfam sono sballati o forse sarebbe meglio dire manipolati per far dire alle statistiche qualcosa che non dicono. Di nuovo, questo non significa che la povertà non esista o che non esistano milioni di persone estremamente povere perché sarebbe negare l’evidenza, ma che il modo di usare i dati statistici da parte di Oxfam sia, in una parola, disonesto. La cosa davvero ridicola di questo modo di presentare il problema della povertà e della fame nel mondo è che – utilizzando il metro di misura di Oxfam – non serve essere schifosamente ricchi per entrare a far parte del tanto elitario 1%. Dove sta il trucco? Il trucco sta nel differente modo di prendere in considerazione la net wealth (ricchezza netta) e la gross wealth, che invece comprende anche i debiti. Per il suo calcolo Oxfam prende in considerazione il debito accumulato dal 10% più povero (1,1 trilioni di dollari) ma non tiene conto del fatto che più si sale nella scala della ricchezza maggiore è l’ammontare dell’esposizione debitoria, cosa che non è necessariamente “cattiva” perché ad esempio una persona che contrae un debito per fare un investimento (o pagare un mutuo) figurerà in questa classifica tra le persone “povere” anche quando non lo è: Oxfam fa l’esempio del laureato ad Harvard che ha chiesto un prestito per pagarsi gli studi in una delle più importanti e prestigiose università del Mondo e lo mette sullo stesso piano di chi è davvero povero. Ma anche se andiamo a guardare quanto serve, a livello globale, per entrare a far parte della cima della classifica dei ricchi potremmo rimanere sorpresi: per essere nella top 10% un individuo deve possedere 71.559 dollari, 192.856 per essere nel top 5% e “appena” 744.396 per essere considerato uno di quelli che fanno parte dell’1%. Ma di per sé queste cifre non significano nulla, perché non tengono conto ad esempio delle differenze regionali (in Europa per far parte del 10% dei più ricchi servono 281.901 dollari, in Africa appena 5.861 e stiamo parlando di valori medi). Inoltre chi vive in un paese povero dove è più difficile mettere da parte dei soldi (perché le banche non sono affidabili o perché il denaro viene speso per soddisfare necessità e bisogni di base) o avere accesso al credito paradossalmente non figurerà nella classifica dei più poveri perché non ha debito. Va da sé quindi che titoli del genere non facciano un buon servizio ai fatti o ci dicano realmente cosa sia la povertà o dove sia, lo scopo del resto è un altro: far parlare del rapporto annuale di Oxfam e dell’annuale raccolta fondi “contro la fame del mondo”. C’è infine da ricordare quello che scriveva Sanne Blauw in un articolo su De Correspondent (tradotto da Internazionale con “Quel paese non ha i numeri”) riguardo al fatto che spesso sono proprio i dati raccolti su cui si basano queste analisi statistiche ad essere frammentari, incompleti o poco omogenei tra loro (sempre per il discorso che i paesi più poveri hanno uffici di statistica meno sviluppati). Inoltre, notano i più maligni, il fatto che Bill Gates (ovvero il numero uno della lista) venga indicato tra i “cattivi” quasi a lasciar intendere che quella ricchezza l’ha tutta rubata ai poveri (cosa che a prescindere dall’opinione che si ha di Microsoft o del capitalismo è quanto meno discutibile) non tiene conto di quello che – proprio grazie a quei soldi la Fondazione Bill & Melinda Gates ha donato qualche miliardo di dollari proprio per sostenere le persone più povere e svantaggiate.

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