«No, Alexis Tsipras non è un traditore»

di Faber Fabbris

Pubblicato il 2015-09-18

Rossana Rossanda, intervistata dal giornale di Syriza, parla delle elezioni di domenica in Grecia, di Podemos e del nuovo Labour di Corbyn

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Pubblichiama l’intervista di Argyris Panagopoulos sull'”AVGHI” (l’alba), giornale di Syriza, il 17 sett 2015, a Rossana Rossanda:
Syriza e Tsipras hanno « tradito»? È importante che Syriza vinca le elezioni di domenica?

Comincerò con una premessa. Anche se non fossi d’accordo con lui, non considererei Tsipras un “traditore”. A sinistra c’è la pessima abitudine di considerare “tradimento” una linea politica diversa. Sarebbe meglio riconoscere che abbiamo davanti a noi ottiche politiche differenti. Nel caso greco, credo che spetti a Tsipras, con grande serietà, accompagnare il popolo greco attraverso la difficile fase che si prospetta, e verso la quale hanno portato le scelte che egli stesso, assieme a Varoufakis, ha fatto. Per combattere, da subito, palmo a palmo, nelle terribili condizioni attuali. Mi pare che la coerenza e la serietà ci impongano di sostenerlo. Se procedessimo in direzione opposta, daremmo credito a chi si considera più radicale di Tsipras: di fatto, con la contrapposizione muro contro muro, nel quadro attuale, non si giunge a nulla.
È importante anche che Syriza vinca le elezioni domenica prossima, per confermare il legame fra il popolo greco e Tsipras. Se Syriza è oggettivamente indebolita dai rapporti di forza, spero riesca a conservare la sua importante capacità di resistenza, e gestisca i compromessi in modo da rendere più facile la vita della popolazione greca.
Alla fine la Merkel riuscirà ad abbattere il governo di sinistra? Dove vogliono arrivare il liberismo tedesco, e quello europeo?

Non è solo la Merker ad essere neoliberista. È tutta l’Europa e l’occidente. Faremmo meglio a chiederci perché sia stato Von Hayek a vincere, e con una tale schiacciante maggioranza. Credo che la sfiducia verso le idee comuniste o keynesiane sia stata suscitata, nei più, dall’assenza di una qualsiasi analisi critica –ed autocritica- da parte della sinistra e più in generale sull’esperienza dei paesi comunisti. Dobbiamo capire perché sono andate disperse la fiducia o la speranza verso quelle idee, così diffuse nel dopoguerra. Mi pare molto significativo il fatto che né i paesi “socialisti”, né i loro alleati comunisti [nei paesi occidentali], abbiano saputo dare una spiegazione storica tramite un’analisi approfondita della questione.
Dove voglia arrivare il neoliberismo lo dichiarano apertamente i neoliberisti: ad una vittoria totale delle logiche capitalistiche, su scala mondiale. Questa si appoggia sugli attuali rapporti di forza sociali, e trova nella Germania il punto europeo più avanzato.
L’obbiettivo può contare sul sostegno di tutti i socialdemocratici, oltre a quello dei conservatori. Un’alleanza di peso, alla quale hanno finito per soccombere tutti i partiti comunisti, almeno a partire dal 1989.
Syriza, Podemos, il nuovo Partito Laburista di Corbyn. C’è ancora una speranza di cambiamento?

Syriza e il nuovo partito Laburista di Corbyn cercano di ridare un senso alle lotte di classe, dalle quale sono stati creati. Podemos dovrebbe liberarsi dall’influenza eccessiva delle posizioni di Ernesto Laclau. È molto importante, per chi non vuole sottomettersi al dominio neoliberista, ricominciare a indagare sulla gabbia sociale e ideologica nella quale è stata costretta l’Europa, e non solo. Se questa indagine non è riuscita, non è stato certo per un’overdose di marxismo. Al contrario, dobbiamo ricominciare da una analisi seria della situazione odierna, dei nostri punti di forza e di debolezza, continuando ad annodare rapporti di autentica collaborazione con le forze sociali che si rivoltano e si rivolteranno. È quello che ha fatto Syriza e che è stato all’origine del suo successo. Se la sinsitra si sforzasse di costruire rapporti su questo terreno, piuttosto che consumarsi e dividersi in attacchi recriproci, usciremo da questa crisi vittoriosi.
Vi faccio i miei migliori auguri per le elezioni di domenica, e spero che anche in Italia si trovino le forze capaci di seguire il vostro esempio. Una sconfitta non è una catastrofe né un tradimento, a condizione di misurarne la dimensione, senza velleitarismi né paure.

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