Neocatecumenali: chi sono i cattolici che fanno figli come conigli

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-01-21

Una frase del Papa su quanti figli deve avere una coppia cattolica sembra puntare il dito contro i neocatecumenali, ma i problemi del Movimento sono ben altri

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Durante il volo che lo ha riportato a Roma dopo la visita pastorale nelle Filippine il Papa ha rilasciato diverse dichiarazioni ai giornalisti. Una di queste sembrava fare un riferimento non troppo velato ad una delle “sette” cattoliche più importanti e diffuse. Il Papa infatti ha detto che secondo lui una famiglia ideale ha al massimo tre figli e che non c’è alcun bisogno per i cattolici di “fare figli come conigli”. Con chi ce l’aveva il papa quando parlava di fare figli come conigli? Il pensiero va subito ai Neocatecumenali, ma in che rapporti sono le comunità del Cammino Neocatecumenale con il pontificato di Papa Francesco?


PAPA FRANCESCO E I NEOCATECUMENALI
In realtà i rapporti tra Papa Francesco e il movimento fondato da Kiko Argüello e Carmen Hernández non sono pessimi, anzi. Il primo febbraio 2014 il Papa ha ricevuto in udienza alcuni rappresentati del movimento del Cammino (tra cui il suo fondatore Kiko) e in quell’occasione ha sostanzialmente dato il via libera ai neocatecumenali a dire messa come piace a loro. Un successo insomma visto che la liturgia eucaristica del Cammino era uno dei punti maggiori di attrito con le parrocchie che ospitano le comunità dei neocatecumeni. Sostanzialmente il Papa ha bloccato la procedura d’esame (intrapresa verso la fine del pontificato di Benedetto XVI) degli abusi liturgici commessi dal Movimento. Certo, il Papa aveva anche mosso tre “rimproveri” a Kiko e ai suoi. Il primo riguardava il loro rapporto con i vescovi, che spesso è fonte di conflitti interni alla Chiesa; il secondo invece la modalità con la quale i missionari del Movimento neocatecumenale approcciano le culture locali, spesso con poca attenzione per le differenze culturali. Il terzo ammonimento papale invece riguardava invece il trattamento degli adepti. Questa è la questione più spinosa per il Movimento, che a quanto pare esercita non poche pressioni su coloro che stanno all’interno e soprattutto su quelli che scelgono di abbandonare il Cammino. Insomma per Papa Francesco il problema non è tanto che i Neocatecumenali “facciano figli come conigli” quanto aspetti ben più importanti della loro pratica religiosa.
 
GLI SCRUTINI
C’è un aspetto particolarmente interessante del modo di fare Chiesa dei neocatecumenali: gli scrutini. In breve gli scrutini sono un vero e proprio procedimento d’esame al quale sono regolarmente sottoposti gli adepti. Ad esaminare i singoli membri della comunità, sono i catechisti che rivestono parecchio potere all’interno del Movimento. Gli scrutini hanno lo scopo di valutare se gli adepti e la comunità dei fedeli sono pronti per fare il passo successivo nel Cammino. Durante questi momenti molto intensi gli adepti vengono invitati a raccontare i dettagli più intimi e privati della loro vita, davanti ai catechisti e a tutto il resto della comunità. Naturalmente a volte questa modalità viene usata, secondo alcuni, per ottenere qualcosa dal partner. Ad esempio si può accusare la moglie di essere “chiusa alla vita” per forzarla a concedere favori sessuali. Ecco come due fuoriusciti raccontano si svolgono gli scrutini:

Come e quando si svolgono gli scrutini?
C: Sono i catechisti a decidere quando la comunità è pronta a passare ad una fase successiva del cammino. Solo allora i membri della comunità vengono interrogati dai catechisti, che fanno domande riguardanti la vita personale, per saggiare il livello di conversione alla fede di ciascuno. Gli scrutini si svolgono all’interno di saloni parrocchiali o in qualche salone degli alberghi dove si svolgono le convivenze. Di solito si svolgono la sera, dopo le 21 (e si protraggono, a volte, fino all’1.30). Ogni membro della comunità viene a turno fatto sedere avanti al crocifisso e di fronte all’équipe di catechisti e l’interrogatorio avviene davanti a tutti gli altri fratelli. La croce serve per far vedere, come prescrive Kiko, che i candidati si trovano davanti a Cristo, per cui in nessun modo si può mentire o essere reticenti. Le domande sono a tutto campo, e i catechisti non hanno riguardo per alcun tipo di privacy. Non fanno mai domande di carattere trascendente, ma si soffermano sempre a chiedere dei nostri rapporti coniugali, familiari, sessuali, sociali, lavorativi, ecc.
Da chi è composta l’équipe che compie lo scrutinio?
C: Interamente da laici, ad eccezione d’un membro che è il presbitero. Il suo ruolo però è del tutto marginale: i nostri scrutini erano sempre guidati dai laici. Se il sacerdote interviene è sempre per confermare quanto detto dai catechisti. Finito lo scrutinio, i catechisti si ritiravano per decidere tra loro se il candidato era o meno idoneo ad essere ammesso alla tappa successiva.
Spesso i contenuti dell’interrogatorio erano drammatici e succedeva che la gente si mettesse a piangere disperata. Alla presenza dei propri figli, genitori, consorti, si venivano a sapere particolari intimi, come le infedeltà coniugali. Ricordo che una coppia, davanti a tutti, apprese dalla figlia che aveva rapporti prematrimoniali col fidanzato. In un’altra occasione una donna raccontò i desideri sessuali del marito nei suoi confronti, per difendersi dalle accuse dei catechisti che ritenevano la coppia “chiusa alla vita”.
Eravate sempre costretti o confessavate le vostre colpe anche in assenza di una sollecitazione esplicita?
C: Spesso le persone erano così soggiogate da queste dinamiche che confessavano cose intime anche quando non era esplicitamente richiesto. Questo ad esempio avveniva quando qualcuno di noi offriva una “testimonianza” del proprio cammino nella fede: in una assemblea regionale, un membro di un’altra comunità disse davanti a circa 300 persone di essersi unito a sua moglie durante la giornata trascorsa in albergo. A volte si confessavano colpe inventate o ingigantite, per non correre il rischio di essere chiamati davanti a tutti falsi o ambigui. Far vedere a tutti d’essere peccatori era quasi un motivo d’orgoglio, perché chi non aveva nulla da raccontare era visto da noi come un fariseo.

Questa modalità non è differente da quella cui vengono sottoposti gli adepti di Scientology durante i numerosi “audit” per poter accedere ad un livello ulteriore di conoscenza all’interno nella setta fondata da El Ron Hubbard. Durante il processo di Auditing gli adepti vengono invitati dai Clear a raccontare ogni aspetto della loro vita e ogni cosa detta viene registrata. In questo modo Scientology ha a disposizione un immenso archivio di “nefandezze” compiute dai suoi membri. Costringere gli adepti a confessare i propri peccati, a dire la verità su sé stessi, è un metodo utile (e banale) usato dalle religioni e dalle setti di tutto il mondo per poter ottenere una maggiore presa sulle menti dei fedeli. Come per i Clear anche ai catechisti neocatecumenali il fedele deve obbedienza assoluta ed è tenuto a obbedire gli ordini del catechista senza discuterli.
 
IL CAMMINO DEL DENARO
Come tutti i grandi Movimenti religiosi anche i Neocatecumenali hanno bisogno di denaro. Nel Cammino si parla di “decima” ovvero dell’offerta che tutti i fedeli che hanno raggiunto “il secondo passaggio” sono tenuti a versare per poter far fronte alle necessità della comunità (affitto dei locali, arredi sacri etc). A quanto sembra i fedeli subiscono notevoli pressioni psicologiche al momento di dover versare il loro contributo, e non si parla di raccolte da poche centinaia di euro, denaro che non viene rendicontato formalmente:

Nel 1998 – racconta – raccogliemmo la bellezza di 66 milioni di lire. In parte in contanti, in parte in catenine, collane e altri monili d’oro che io, come responsabile, fui incaricato di vendere»: due terzi rimangono al gruppo per le attività, un terzo finisce «nelle tasche del vescovo».

A quanto pare i soldi non servono solo per le esigenze della comunità locale:

Convinta a partecipare all’incontro del papa con le famiglie, circa due anni fa andai a Milano, successivamente partecipai all’incontro con Kiko Argüello – per conto mio un “assatanato” -, la cosa che mi ha più schifato, sentirlo urlare per convincere la gente a sborsare cifre considerevoli perchè l’affitto della fiera andava pagato, se ricordo bene chiedeva centinaia di migliaia di euro.
Di Kiko e Carmen si sa veramente tutto, o sono degli impostori, che accumulano per se cifre da capogiro.

Spesso è Kiko stesso a chiedere soldi per poter organizzare le “convivenze” (gli incontri di catechesi). In occasione dell’incontro a Manila del giugno 2014 Kiko inviò una lettera chiedendo 400.000 euro per una conferenza per 1500 aspiranti seminaristi. E sono diverse le testimonianze di ex-adepti che se ne sono andati via dal Movimento proprio a causa della sfacciata esibizione di lusso ostentata dal fondatore e dalle figure principali del Movimento.
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ABBANDONARE IL CAMMINO
Quando si va a cercare qualche informazione sulle sette religiose non è raro imbattersi nei racconti di chi, dopo averne fatto parte per molti anni, ne è uscito e racconta la sua esperienza. Questo perché “da fuori” è difficile avere una percezione di quello che succede all’interno. È successo con il romanzo di Ignazio Tarantino “Sto bene è solo la fine del mondo” dove l’autore racconta in modo romanzato la sua esperienza tra i Testimoni di Geova. E succede anche andando a leggere i numerosi blog che mettono in luce alcuni aspetti poco conosciuti della vita all’interno del Cammino Neocatecumenale. Per quanto riguarda i neocatecumenali la maggioranza delle persone sa infatti solo una cosa ovvero “che fanno tanti figli” ma sono altri i punti controversi del Movimento fondato e diretto da Kiko, Carmen e Don Mario Pezzi (la cosiddetta triade del Cammino). Tutti i racconti letti hanno in comune una cosa: chi abbandona il Movimento viene considerato un Giuda, un traditore che deve essere isolato dalla comunità:

Chi è rimasto dentro, come vi tratta?
M: Siamo stati totalmente emarginati. Alcuni ci guardano con compassione o disprezzo, altri neanche ci guardano. Kiko stesso dice che nella Chiesa sono necessari i Giuda. Io sono una di quelli. Se non avessi la fede nella Chiesa, mi deve credere, sarei disperata. Ci sono stati anche suicidi nel Cammino.

Questo naturalmente costituisce un potente deterrente psicologico per coloro che avessero intenzione di lasciare il Cammino; le comunità neocatecumenali monopolizzano l’intera vita sociale degli adepti che, una volta usciti, si trovano nel bel mezzo di un deserto relazionale.

Una testimonianza di un ex-neocatecumenale raccolta da http://www.internetica.it/neocatecumenali/testimonianze-ex.html
Una testimonianza di un ex-neocatecumenale raccolta da http://www.internetica.it/neocatecumenali/testimonianze-ex.html

 
Infine un consiglio per tutte le coppie che volessero seguire il consiglio papale in materia di procreazione responsabile senza però infrangere le severe regole riguardanti la contraccezione:

Foto copertina Kiko Argüello al raduno vocazionale del Cammino Neocatecumenale via Flickr.com

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