Il MoVimento 5 Stelle e le dimissioni degli altri

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-07

Dopo aver chiesto le dimissioni di chiunque per qualsiasi cosa, il M5S si scopre garantista nella vicenda Nogarin. La telefonata tattica di Grillo e i giri di parole di Di Battista

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“Ti sosteniamo, siamo con te. Tieni duro, non ti lasciamo solo”: in queste poche parole viene riassunto dalla comunicazione del MoVimento 5 Stelle la telefonata che Beppe Grillo ha fatto a Filippo Nogarin per esprimergli la solidarietà dei grillini dopo l’avviso di garanzia per la vicenda AAMPS e per fare sapere che non ci saranno le dimissioni paventate più politicamente che seriamente dal primo cittadino. Dopo aver chiesto le dimissioni di chiunque per molto meno di un avviso di garanzia, il MoVimento 5 Stelle lascia che l’assessore e il sindaco della città più importante (visto che Pizzarotti è considerato un ribelle) tra quelle amministrate dai 5 Stelle rimangano così al loro posto. D’altro canto, fa sapere Alessandro Di Battista, l’avviso di garanzia potrebbe essere “un atto dovuto”. In effetti, OGNI avviso di garanzia, essendo emesso a tutela dell’indagato, è in effetti un atto dovuto. Il giro di parole del M5S è ben evidenziato dalla dichiarazione rilasciata da Di Battista a Bologna:

Considerate che la questione è molto particolare. Perché quell’azienda è piena di debiti e siamo noi che abbiamo portato i libri in tribunale. Di fatto questa inchiesta complessiva che riguarda tutte le persone che hanno messo mano in Aamst è generale. Il nostro obiettivo è solo che si faccia chiarezza nell’interesse dei cittadini di Livorno. Per cui aspettiamo di capire un po’ meglio le carte. Potrebbe essere un atto dovuto. Qualora non dovesse esserlo e ci dovessero essere delle condotte che vanno in senso contrario al Movimento 5 Stelle il sindaco Nogarin ovviamente ne trarrà le conseguenze

L’avviso di garanzia arrivato oggi al sindaco M5s di Livorno Filippo Nogarin, è l’ultimo di una lunga serie, che nelle scorse settimane hanno raggiunto anche l’ex sindaco Pd Alessandro Cosimi, alcuni membri della giunta della precedente amministrazione, ed amministratori dell’Aamps, l’azienda dei rifiuti partecipata al 100 per cento del Comune che si sono succeduti nel tempo ai vertici della società. Il 18 aprile scorso lo stesso avviso di garanzia aveva raggiunto l’assessore al bilancio della giunta Nogarin, Gianni Lemmetti. I reati contestati dalla procura livornese agli indagati (più di una decina) coinvolti dell’indagine della guardia di finanza su Aamps abbracciano un arco temporale che va dal 2012 al 2016: vanno dalla malversazione ai danni dello Stato (nel 2013 per l’utilizzo indebito di finanziamenti rilasciati dalla Regione a Aamps, 1 milione di euro) all’abuso di ufficio connesso a false fatturazioni (1,6 milioni emesse da Aamps al Comune e pagate dal Comune stesso nel 2012). Poi le ipotesi di falso in bilancio per gli esercizi 2012, 2013 e 2014, approvato a fine 2015, (gli ultimi due bilanci approvati dal Comune nonostante il parere negativo dei sindaci revisori) tutti per importi di svariati milioni di euro. In questo caso le alterazioni in bilancio riguardano essenzialmente la contabilizzazione di crediti inesigibili. Inoltre si contesta la bancarotta fraudolenta societaria (nell’arco temporale 2012-2014) e la bancarotta e l’abuso di ufficio anche per l’assunzione dei 33 precari (che risale 2016). Infine si contesta l’abuso di ufficio per la revoca del penultimo cda ancora per il 2016. Nell’ambito dell’indagine c’è poi il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità ‎che riguarda un accordo transattivo tra Aamps e un contribuente per un credito di 400mila a fronte del quale l’azienda ha incassato 126mila euro. A parte quest’ultimo caso, al sindaco e all’assessore dovrebbe essere stato contestato proprio l’abuso d’ufficio, per la vicenda del consiglio di amministrazione e quella dell’assunzione dei precari. Anche se altre voci lo vorrebbero indagato per concorso in bancarotta fraudolenta. Ma il sindaco non ha ancora fatto sapere nulla riguardo le circostanze, così come non lo ha fatto l’assessore. Solo la notizia dell’avviso di garanzia e la fiducia di Grillo nella telefonata per tamponare il clamore mediatico che la storia ha suscitato. Com’era prevedibile, il M5S preferisce le dimissioni degli altri.

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