Monsignor Patrizio Benvenuti: il prete arrestato per una truffa da 30 milioni di euro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-10

Le vittime sarebbero 300 persone in età avanzata, residenti soprattutto all’estero: versavano soldi destinati a una fondazione umanitaria, ma… Un classico dello schema Ponzi per il prelato amico di Wojtyla

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La Guardia di finanza di Bolzano ha arrestato il monsignor Patrizio Benvenuti, alto prelato 64enne di origini argentine, accusato di una truffa da 30 milioni di euro ai danni di quasi 300 persone, prevalentemente residenti all’estero, per lo più in età avanzata. Versavano i propri soldi al sacerdote, destinati alla sua fondazione umanitaria Kepha, che finivano però in un articolato meccanismo di riciclaggio tra persone, società estere e italiane. Il sito della fondazione è stato posto sotto sequestro oggi:

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Il sito della fondazione Kepha.eu

Monsignor Patrizio Benvenuti: il prete arrestato per una truffa da 30 milioni di euro

Mons. Patrizio Benvenuti è stato arrestato dagli uomini della Guardia di finanza di Bolzano a Genova, da dove l’alto prelato stava partendo per le Isole Canarie, dove risiede. Le indagini sono scaturite da una denuncia di una ex collaboratrice del prelato, già suora, che si vedeva recapitare presso la propria abitazione in Alto Adige documenti bancari e non, riferiti ad un trust e una società di capitali, entrambi denominati “Opus” che, evidenziavano movimentazioni di denaro per centinaia di migliaia di euro e delle quali non sapeva darsi una spiegazione ma che erano in ogni caso a lei riconducibili almeno cartolarmente. La religiosa infatti, aveva poi raccontato ai militari della Guardia di Finanza che, spinta dalla fiducia che riponeva nell’ecclesiastico, quando viveva con lui a Roma, aveva firmato alcuni contratti costitutivi, divenendo, tra l’altro, rappresentante legale della OPUS nella sede in Alto Adige, rimanendo così coinvolta nel procedimento fallimentare della società Kepha Invest in Belgio. La Fondazione Kepha si è vista recapitare richieste di escussione delle garanzie prestate per milioni di milioni di euro quando il Monsignore si era palesato come incapiente rispetto alle richieste degli investitori privati che a partire dal 2014 non si vedevano più corrispondere gli interessi sul capitale (inizialmente regolari, come è tipico nell’ormai noto meccanismo dello “Schema Ponzi”) né tantomeno restituire quanto investito. L’attività d’indagine ha comportato per i militari della Guardia di Finanza l’esecuzione di perquisizioni, sequestri, analisi di conti, intercettazioni telematiche nonché il coordinamento con i Paesi Esteri interessati per tramite di Eurojust all’Aja, il tutto allo scopo di ricostruire il complesso modus operandi truffaldino posto in essere dalla Fondazione KEPHA in Italia, della KEPHA INVEST in Belgio nonché la condotta di ripulitura del denaro successiva svolta per mezzo di tante altre società e che ha trovato attuazione anche in Italia. Il monsignore, nato in Argentina nel 1952 era stato ordinato sacerdote dall’arcidiocesi di Genova nel 1979; era stato incardinato a Roma nel 1989 e qui risultava operante.

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La bio di Don Patrizio Benvenuti sul sito della diocesi di Roma

Lo schema Ponzi del Monsignore

Le somme complessivamente sottratte agli investitori oggetto della truffa, oggetto della condotta riciclatoria e del reato di evasione fiscale sono state quantificate in circa 30 milioni di euro (che è il dato che emerge dal bilancio della società debitrice in Belgio) e il sequestro preventivo in forma per equivalente è stato disposto dall’Autorità Giudiziaria. I finanzieri hanno messo i sigilli per sequestro a “Villa Vittoria”, una lussuosa e antica dimora risalente nelle mura al 1465, a Piombino (LI), di proprietà della Fondazione Kepha del valore di circa 8 milioni di euro, utilizzata personalmente da Patrizio Benvenuti.

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Villa Vittoria a Piombino in provincia di Livorno, sequestrata dalla GdF

Oltre alla villa, sempre di proprietà della Fondazione, è stato sequestrato un grande sito archeologico in Sicilia nel Centro Archeologico Museale di Triscina di Selinunte (TP), del valore di circa 850.000 euro; di proprietà della ICRE SRL, società avente sede in Lussemburgo ma riferibile all’indagato latitante Ventisette, e’ stato sequestrato un immobile in Poggio Catino (RI) del valore di 530 mila euro e altri immobili e terreni a Poppi (AR) per il valore di 670.000,00 euro. Nel mandato di arresto europeo è stato richiesto espressamente il sequestro anche di una villa considerevole in Corsica. Sottoposto a sequestro anche il sito web della Fondazione Kepha ONLUS all’indirizzo www.kepha.eu. L’indagine della Guardia di Finanza punta quindi ad accertare i veri responsabili della sparizione del denaro affidato, soltanto per un equivoco, a chi in quel momento sembrava rappresentare un’istituzione come il Vaticano ma che in realtà ha alimentato soltanto i conti personali delle persone che ad oggi sono nel mirino della Procura della Repubblica di Bolzano.

L’inchiesta partita da una suora

L’inchiesta della Guardia di finanza, che ha portato all’arresto di mons. Patrizio Benvenuti, è partita dalla segnalazione di una suora, ex collaboratrice del prelato. La religiosa aveva, infatti, ricevuto presso la propria abitazione in Alto Adige documenti bancari e non, riferiti ad un trust e una società di capitali, entrambi denominati Opus che, evidenziavano movimentazioni di denaro per centinaia di migliaia di euro e delle quali non sapeva darsi una spiegazione, ma che erano in ogni caso a lei riconducibili. La religiosa, infatti, aveva poi raccontato ai militari della Guardia di Finanza che, spinta dalla fiducia che riponeva nell’ ecclesiastico, quando lavorava con lui a Roma, aveva firmato alcuni contratti costitutivi, divenendo, tra l’altro, rappresentante legale della Opus nella sede in Alto Adige, rimanendo così coinvolta nel procedimento fallimentare della società Kepha Invest in Belgio.

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