Monica Cirinnà all'attacco di Di Maio e dei renziani

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-18

La senatrice rilascia due interviste diverse a Corriere della Sera e Repubblica. Nella prima accusa i cattodem renziani di aver voluto far saltare la legge. Nella seconda torna a parlare delle telefonate notturne di Di Maio e del «Tradimento» di Airola e Buccarella. E giura sui suoi cani per Renzi

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Due interviste diverse rilasciate da Monica Cirinnà al Corriere e a Repubblica dopo quella di ieri sera al Tg3 faranno molto discutere. Nella prima, rilasciata ieri pomeriggio in Transatlantico dopo il rinvio ufficiale di una settimana deciso per la legge sulle unioni civili in cui la senatrice democratica accusa “i renziani” – e in particolar modo la senatrice Rosa Di Giorgi – di “avergliela fatta pagare”. Nell’altra invece parla di una telefonata di Luigi Di Maio che avrebbe fatto cambiare idea al gruppo dei senatori del MoVimento 5 Stelle.

Monica Cirinnà all’attacco di Di Maio e dei renziani

Nella prima, rilasciata a Fabrizio Roncone, la Cirinnà accusa la senatrice Rosa Di Giorgi, cattodem e renziana, di aver creato problemi con la legge perché si aspettava un posto da sottosegretario ma è stata delusa dal rimpasto:

«No no, aspetti… Sa, in tutta questa brutta storia, cosa pago davvero io? Pago la lotta, la guerra profonda che c’è tra i renziani… Una cosa tremenda… No, dico: ma ha visto come s’è comportata con me la Di Giorgi? Guardi che lei è una renzianissima della prim’ora, stava a Firenze con Renzi… Eppure…».
Continui.
«Beh, sì, insomma: così accanita, così spietata contro il mio ddl…».
E cosa avrebbe scatenato tante tensioni tra i renziani?
«La verità è che io pago le delusioni di molti… Ecco, sì».
Non capisco: le delusioni rispetto a cosa?
«Ma come rispetto a cosa? Pago le delusioni di chi, e sono tanti, nutriva forti aspettative nell’ultimo rimpasto di governo… Stavano tutti lì ad aspettare il premietto, una promozione… Chi voleva guidare una commissione, chi avrebbe voluto diventare sottosegretario… E allora sono scattate volgari ripicche, atteggiamenti assolutamente disgustosi sia in Aula che fuori».
Però anche alcuni suoi compagni di partito che provengono dal vecchio Pci, le hanno dimostrato una certa ostilità.
«Ma no, lasci stare. Uno come Migliavacca, ne sono sicura, mi avrebbe votato completamente tutto il “canguro”. E anche Sposetti… Uno molto rigido come lui, alla fine, davanti ad una legge così importante per il Paese, sono certa che non si sarebbe tirato indietro. Mi creda: pago le porcate che mi hanno fatto i renziani in guerra… contro i quali, come s’è visto, ho potuto purtroppo fare poco».

La Cirinnà ha detto queste parole “a caldo”, e nell’intervista dice anche che Alberto Airola le aveva mandato sms assicurandole sostegno prima del no al canguro. Non mancherà di far saltare i nervi ai cattodem, che ieri sono finiti nel mirino dei Giovani Turchi per aver di fatto ostacolato il percorso della legge fino all’ultimo e aver costretto alla fine il PD al rinvio e all’incertezza sui numeri.

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L’intervista di Monica Cirinnà a Repubblica (18 febbraio 2016)

Il Gran Tradimento

Su Repubblica invece l’intervista alla Cirinnà è tutta, o quasi, dedicata ai 5 Stelle e già dal titolo si intuisce un filino di drammaticità. E anche un po’ di comicità involontaria, come quando la senatrice dice che per quanto riguarda Renzi “giura sui suoi cani”, un po’ come Berlusconi giurava sui suoi figli (ma la Cirinnà è una convintissima animalista).

«Sono ferita soprattutto dal punto di vista umano». Nel cellulare ci sono ancora gli sms di Alberto Airola: «Tutto ok voteremo il canguro, intero o spacchettato». Scuote la testa: «Mi scrivevano così solo poche ore prima del voltafaccia. La democrazia è anche coraggio. Loro non ne hanno avuto. È bastata la telefonata notturna di Di Maio e hanno rinnegato due anni di lavoro insieme».
Senatrice Cirinnà quando ha capito come si metteva?
«Nell’aula di martedì ho fiutato improvvisamente odore di sangue, ho visto i capannelli dei 5stelle, ho intuito che stavano per sfilarsi. Ed è lì che si sono scatenate, trasversalmente, le forze peggiori, anche dentro di noi».
Una sensazione di solitudine?
«No, non mi sento sola, né scaricata, né abbandonata. Sono andata dal notaio a firmare un programma, quello del Pd di Renzi, che prevede le unioni civili sul modello tedesco e la stepchild adoption. Io non ho cambiato idea. Forse lo hanno fatto alcuni colleghi del Pd che stanno riproponendo una questione cattolica che non c’entra assolutamente con la materia che stiamo discutendo. Voglio però ricordare che il mio testo è stato redatto nella stanza del senatore Tonini e c’era anche Giuseppe Lumia, capogruppo in commissione Giustizia. Ho condiviso ogni passo con i 9 colleghi del Pd in commissione. Insieme abbiamo vissuto quel lungo Vietnam, con Giovanardi, Malan e Gasparri sulle barricate ad ogni ora del giorno e della notte. Insieme abbiamo trovato un punto di equilibrio sottoscritto ad ottobre da oltre 70 senatori del nostro partito».
E Renzi?
«Giuro sui miei cani che Renzi non mi ha mai detto: “Monica fermati”, anzi mi ha incitato ad andare avanti. Lui, la Boschi, Campana, Scalfarotto, li ho sentiti molto vicini».
Avete fatto i conti senza l’oste.
«Purtroppo c’è stato il tradimento di colleghi con i quali abbiamo lavorato per due anni fianco a fianco. Ci hanno preso in giro da subito? Non credo. Io credo piuttosto che Airola e Maurizio Buccarella siano stati leali finché hanno potuto, finché non è arrivato il diktat notturno di Di Maio. Non c’è nulla di più stalinista di aver costretto Airola martedì scorso a smentire due anni di percorso condiviso. Pur di nuocere al Pd hanno perso l’opportunità di scrivere un pezzo di storia dei diritti umani e civili di questo Paese».

Leggi sull’argomento: Chi ha incastrato la legge Cirinnà?

Intanto Alberto Airola oggi ad Agorà ha smentito ingerenze: “Il M5S ribadisce il suo sì alla Cirinnà, ma vuole votare in un dibattito normale senza il super canguro. Senza forzature democratiche, in un paio di sedute ce la facciamo. Io personalmente non ho garantito nulla alla senatrice Cirinnà, anche le ingerenze di Casaleggio sono pure illazioni. La verità è che il Partito democratico ha voluto ancora una volta rinviare una legge sui diritti attesa da anni”.

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