«Mika? Lui è gay, mica ricchione»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-17

Pietrangelo Buttafuoco sul Fatto spiega disgustosamente che gli omosessuali hanno già tutto e «non c’è nessun silenzio da rompere». E allora i marò?

article-post

Pietrangelo Buttafuoco sul Fatto di oggi interviene nella polemica nata dall’imbrattamento dei manifesti per il concerto di Mika a Firenze, nella quale è intervenuta anche Maria Elena Boschi postando le foto dei biglietti per l’esibizione e chiedendo di “rompere il silenzio”:

manifesti mika frocio
I manifesti di Mika con la scritta “Frocio”

Scrive Buttafuoco:

La vera ipocrisia è rivendicare un diritto abbondantemente ottenuto. Non c’è nessun silenzio da rompere, anzi, c’è solo la solita musica del politicamente corretto. E’ socialmente disdicevole solo l’amor che move il sole e l’altre stelle. L’imperio, invece, è tutto del diritto proiettato in direzione storta. Lo Zeitgeist, infatti, è omoriferito, omogeneizzato secondo i canoni della correttezza ideologica. La trasgressione, oggi in Italia e in tutto l’Occidente – non è nella civiltà delle persone gender ma nella biologia d’incastro tra maschi e femmine.

Dietro i giri di parole, Buttafuoco afferma una falsità: non ci sono “diritti abbondantemente ottenuti” legalmente parlando da parte delle persone omosessuali in Italia, anzi: è il contrario, visto che è stato certificato anche da organi che di diritto ne capiscono un pochino di più di Buttafuoco. Da apprezzare poi la strategia pateticamente vittimistica sul fatto che oggi gli eterosessuali sono discriminati, cavallo di battaglia di chi si batte contro i diritti che secondo Buttafuoco – poveraccio – sono stati abbondantemente ottenuti. Poi Buttafuoco continua con l’avanspettacolo:

Certo, se ne sono ammazzati di poveri cristi inseguiti dallo sberleffo, ma neppure la chiesa ormai è un ostacolo ai diritti, anzi, il Vaticano asseconda sempre l’aria che tira. E non manca l’agio della scena pubblica se il Corriere, espressione dell’Italia più vera, squaderna paginate di mobilitazione a favore di un potente pupillo della scena musicale a cui, immondi retrogradi, hanno sporcato il manifesto. E’ lo stesso giornale che liquidò in una breve il suicidio di Egidio Maschio  – il re dei trattori, artefice dell’operosità del Nord-Est, strozzato dalle banche – un padre di famiglia uguale a tanti lettori del Corriere costretti adesso all’etica buona per professoresse democratiche col cerchietto.

Tanto per dare un’idea del rispetto dei fatti di Buttafuoco – che è colui che criticò la presenza e l’intervento di Pietro Grasso a un festival anche se il presidente del Senato a quel festival non era andato e Buttafuoco l’aveva scambiato con Aldo Grasso – ecco come il Corriere mise “in una breve” la morte di Egidio Maschio:
buttafuoco
Ma c’entra poco il fatto che Buttafuoco non sia in grado di dire una cosa vera nemmeno per sbaglio. Qui c’entra che la presunta dimenticanza della morte dell’imprenditore viene usata come Straw Man Argument da Buttafuoco per dire che il giornale si dovrebbe occupare degli eterosessuali invece che degli omosessuali. Una tesi da vero confuso, visto che presuppone che un quotidiano non possa – e non debba – invece occuparsi di entrambi gli argomenti. Il pezzo di Buttafuoco sembra un enorme, patetico “E allora i marò?” che l’editorialista utilizza come gli ubriachi al bar per avere ragione in una discussione in cui non ha argomenti. Peccato che il Fatto abbia pubblicato questa cagata.

Potrebbe interessarti anche