Merdacotta, il prodotto di design del Museo della Merda

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-04-14

Se al Fuorisalone vi sembra tutto una merda è perché da qualche parte la merda c’è davvero. No shit

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Dove se non nella nazione che ha dato i natali a Piero Manzoni, poteva nascere il Museo della Merda? Ma le somiglianze si fermano qui, perché al Museo della Merda – fondato da Gianantonio Locatelli e ospitato all’interno dell’Azienda Agricola di Castelbosco a Piacenza- non si produce merda d’artista ma futuro. Il Museo è, come recita la descrizione sul sito, «un’agenzia per il cambiamento, un istituto di ricerca e di raccolta dati, di documentazione sugli escrementi nella cultura, nella scienza, nella tecnologia, dedicato alla storia culturale della merda, alla trasformazione, alla capacità di trasmutare sostanze naturali e ristabilire un rapporto più sano tra esseri umani e natura». Insomma, al MdM si studia anche il modo per rendere le deiezioni animali, in particolare quelle delle vacche ospitate nell’azienda agricola, il materiale del futuro.

Forma e Sostanza

La merda viene quindi utilizzata per la creazione di oggetti ma anche come elemento chiave per una nuova produzione artistica. Dai mille quintali di sterco prodotti giornalmente dalle 2.5000 mucche da latte l’azienda ricava gas metano (attraverso un sofisticato sistema di digestori) ma anche il materiale per la produzione di mattoni e vasi il tutto sotto la benevola protezione dell’animale simbolo del Museo: lo scarabeo stercorario. In occasione della Milano Design Week il Museo della Merda ha lanciato un nuovo prodotto Merdacotta ovvero dei mattoni fatti di argilla, sterco di vacca e paglia (più scarti industriali) che viene presentato come “un materiale che sintetizza i principi di trasformazione e sostenibilità alla base del suo progetto culturale e scientifico“. Non è un mistero infatti che il Museo voglia creare una vera e propria “cultura della merda” per insegnare il valore della trasformazione, anzi dell’evoluzione, dello sterco. Merdacotta si presta così ad essere utilizzata nei modi più vari: per la produzione di mattonelle e mattoni (secondo una tradizione ormai consolidata) vasi portafiori di ogni foggia e dimensione ma anche piatti e stoviglie dall’aspetto rustico e “contadino”.
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E che dire invece del “Giga mattone di merda” da 120 chili che “come un meteorite caduto dal cielo o un gigantesco pezzo di Tetris, o un reperto archeologico emerso dalla terra, invade lo spazio con le sue dimensioni fuori scala“? Lo potete usare come panca, come tavolino oppure come semplice scultura.
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Non poteva mancare ovviamente l’omaggio a Piero Manzoni, una gigantesca Merda D’Artista fatta proprio di Merdacotta del peso di 25kg, lavorata interamente a mano e prodotta in soli novanta esemplari.
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Tutti i prodotti sono il frutto della collaborazione artistica tra il fondatore del museo e l’architetto Luca Cipelletti direttore arstistico del MdM (e ovviamente con l’apporto fondamentale delle mucche). Il Museo, visitabile gratuitamente su prenotazione, non è solo una provocazione ma vuole diventare un centro di produzione artistica ed ha ospitato numerose installazioni di arte contemporanea. L’idea alla base della sua fondazione è quella di concretizzare, nel senso di rendere reale e tangibile, il ciclo della natura facendolo diventare un ciclo virtuoso. Nella visione di Locatelli, imprenditore agricolo che produce latte per il consorzio del Grana Padano, c’è anche un nuovo modo di intendere l’ecologia e un tentativo concreto di legarla contemporaneamente all’arte e alla riscoperta di un nuovo modo di trasformare quella che chiama “la materia primordiale“, il letame infatti è stato nei tempi antichi tutt’altro che un elemento di scarto, mattoni venivano (e vengono tutt’ora in alcune parti del mondo) prodotti per essere utilizzati come materiale da costruzione e come combustibile.
 

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