Il mercato del lavoro spezzato in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-18

In Italia ci sono due mercati del lavoro paralleli: quello degli under 30 e quello degli over 50. Il tasso di senza lavoro tra gli under 30 è quattro volte e mezzo quello degli over 50, un gap doppio rispetto alla media Ue

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In Italia ci sono due mercati del lavoro paralleli: quello degli under 30 e quello degli over 50. Mettendo sotto la lente sei indicatori – disoccupazione, contratti di breve termine, dipendenti di “alto livello”, part-time involontario, autoimprenditorialità e lavoro “asociale” il quotidiano nota che in quattro graduatorie su sei c’è grande distanza tra i risultati degli over 50 e degli under 30: una conferma del fatto che il nostro Paese sta vivendo, come altri del Sud d’Europa, una situazione complicata per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, che pagano più di tutti il conto salato della crisi.

Il tasso di senza lavoro tra gli under 30 è quattro volte e mezzo quello degli over 50, un gap doppio rispetto alla media Ue. «Il dualismo del mercato del lavoro italiano è cronico – commenta Ilaria Masella, senior economist di The Conference Board, istituto di ricerca internazionale -. Il Jobs act tenta di ridurlo e va nella giusta direzione, ma non ci possiamo aspettare miracoli da un anno all’altro, tenendo ben presente che l’unica vera cura contro la disoccupazione è la crescita». Tra i big del Vecchio Continente la frattura generazionale è alta anche in Gran Bretagna, dove i giovani sono disoccupati tre volte tanto i senior, anche se su valori ben diversi rispetto all’Italia: 10,7% il tasso di disoccupazione degli under 30, 3,5% quello degli over 50. Altra graduatoria in cui il nostro Paese è tra le maglie nere riguarda la carriera: solo un under 30 su tre riveste posizioni di rilievo, contro il 52% dei dipendenti maturi.

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L’occupazione tra under 30 e over 50 in Italia (Il Sole 24 Ore, 18 luglio 2016)

Un dato che si lega a doppio filo a un altro risultato: i giovani occupati a breve termine (meno di 12 mesi) in Italia pesano 6 volte di più rispetto a quanto avviene negli over 50 (in questo caso il dato medio Ue è di 4,8 volte). «I primi dieci anni di vita professionale sono decisivi per le prospettive di carriera durante tutta la vita lavorativa – spiega Stefano Scarpetta, direttore per l’occupazione e gli affari sociali dell’Ocse -: molti giovani in Italia hanno già perso diversi di questi anni come disoccupati o inattivi e per questo “riconnetterli” deve essere un imperativo». Impresa difficile, ma gli strumenti non mancano: dal programma Garanzia giovani all’implementazione del Jobs act, fino al rafforzamento delle misure di sostegno alla ricerca del lavoro attraverso la nuova agenzia nazionale per le politiche attive. «In particolare – evidenzia Scarpetta- occorre dirigere risorse verso il sostegno dei gruppi più vulnerabili – disoccupati di lungo periodo, giovani a rischio di scoraggiamento – con misure mirate e controlli sulla loro efficacia».

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