Matteo Renzi, il Temporeggiatore

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-24

Il governo torna a rinviare una serie di provvedimenti che ballano dall’inizio di gennaio. La singolare posizione di un premier che va in giro a dire che l’Italia ha bisogno di riforme e poi ne rinvia di mese in mese l’approvazione

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Il New Yorker lo chiama Demolition Man, e questo significa che fuori dall’Italia ancora non hanno capito l’antifona. Qui da noi Matteo Renzi potrebbe essere soprannominato Il Temporeggiatore, come quel Quinto Fabio Massimo che puntava sulla guerra di logoramento contro Annibale. O forse, meglio ancora, per il premier dovrebbe valere una parafrasi di Fortebraccio: “Noi non sappiamo quando arriverà la fine del mondo, ma siamo certi che quel giorno Renzi rinvierà qualcosa”. Al consiglio dei ministri di ieri infatti l’attività del governo ha brillato per una caratteristica: tutti i provvedimenti importanti sono stati rinviati. E non è certo la prima volta che accade.
 
MATTEO RENZI, IL TEMPOREGGIATORE
Ieri infatti il CdM ha ufficialmente rinviato la riforma del catasto, l’esenzione di Imu e Tasi per i macchinari fissi, il decreto sulla riscossione, oltre alla delega fiscale che ormai è diventata una barzelletta: annunciata in pompa magna alla fine del 2014, ritirata con tanto di intervista riparatrice quando il Fatto ha scoperto la norma del 3%, annunciata per gennaio, poi per febbraio, poi marzo, aprile, maggio. Siamo a giugno e forse il prossimo consiglio dei ministri sarà quello della #voltabuona. Racconta Lorenzo Salvia sul Corriere di oggi:

Il primo rinvio era stato annunciato già lunedì sera:niente riforma del catasto perché l’aumento delle tasse sarebbe troppo forte e perché, dice il premier Matteo Renzi ,arriverà in «un secondo momento, eventualmente dopo la tassa locale», da regolare con la Legge di Stabilità. Ma non è una scelta senza conseguenze. Nello stesso decreto c’era un misura più volte annunciata e molto attesa dalle imprese,l’esenzione di Imu e Tasi per i macchinari fissi, i cosiddetti imbullonati. Congelato anche il decreto sulla riscossione, che spalma su un periodo più lungo il pagamento a rate dei debiti fiscali. Incassare più tardi costa, anche per lo Stato,e allora stop in attesa della Consulta. Non ci dovrebbero essere conseguenze sul bilancio, invece, dal decreto sulla revisione del forfait per le partite Iva. Come dicono al ministero dell’Economia, però, i dubbi erano «non solo tecnici ma anche politici». L’equilibrio generale della riforma,insomma, dipende da tutti i mattoncini dell’edificio. E per questo si ferma anche questo pezzo della delega, che dovrebbe far scendere dal 15 al 10% la tassazione fissa, recuperando il mancato gettito con un quota più alta di contributi.

E la storia della delega fiscale? Rinviata anche quella:

Poi c’è il grande rebus delle sanzioni penali, la questione che aveva portato il governo a ritirare il decreto approvato a dicembre per quella norma ribattezzata «salva Berlusconi», che non puniva l’evasione se la somma sottratta al Fisco non superava il 3% del reddito. «Vorrei rassicurare tutti — dice Renzi— la questione del 3% non c’è». Il testo stabilisce che alcuni reati, come il mancato versamento delle ritenute o dell’Iva, non sono punibili se prima dell’apertura del dibattimento nel processo di primo grado l’evasore salda il suo debito, anche usando la conciliazione o il ravvedimento operoso. Ma la non punibilità scatterebbe anche «a seguito di accesso al regime di adempimento degli oneri documentali». Non potrebbero essere perseguite penalmente, cioè, le società con sedi in più paesi che mettono a disposizione del Fisco la documentazione di tutte le operazioni con le società controllate, una pratica posta sotto osservazione anche dall’Ue.

Cosa succede quando Matteo Renzi annuncia qualcosa

«CHE FACCIAMO?». «RINVIAMO!»
Alcuni di questi provvedimenti erano già pronti a maggio, ma erano stati rinviati per evitare di coincidere con le elezioni regionali e diventare oggetto di polemica elettorale. La vicenda della delega fiscale balla dalla fine di dicembre, quando le soglie di punibilità avevano dimostrato di essere una vera e propria licenza a delinquere:

Se uno entrasse in banca e dicesse «Fermi tutti! Ho la licenza di rapinare il 3 percento della cassaforte», i cassieri chiamerebbero la neuro prima ancora che i carabinieri: invece viene presentato come indice di un Fisco più «amico» l’aver previsto per legge la licenza di «rapinare» il 3 per cento dalla «cassaforte» di tutti, cioè di evadere le tasse fino al 3 per cento del reddito dichiarato senza conseguenze penali, sostituite dal raddoppio delle sanzioni amministrative.Tra un Fisco «amico» e non vessatorio verso i contribuenti onesti in crisi — condivisibile obiettivo del decreto legislativo del governo Renzi — e un Fisco invece «tonto» e indulgente verso i furbi, il confine sottile passa anche dall’architettura delle soglie di rilevanza penale dei vari tipi di reati tributari.

Renzi ci ha messo sei mesi per annunciare ieri, finalmente, che la norma non verrà corretta ma direttamente cancellata. E il Catasto? Delle valutazioni fortemente modificate da un provvedimento di cui si parla da secoli – e sicuramente necessario per una forma di equità sociale – si sa da gennaio. Degli aumenti (teorici) di Imu e Tasi da febbraio.

Le infografiche sulla riforma del Catasto di Renzi


Eppure Renzi sembra essersi accorto soltanto adesso del potenziale impatto sociale della riforma. Rottamare con calma: lo stai facendo male.

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